Dissidio da risolvere presto per il bene dello sport di Giuseppe Ambrosini

Dissidio da risolvere presto per il bene dello sport Dissidio da risolvere presto per il bene dello sport Regolamenti sportivi e legge comune in contrasto - Una possibile soluzione Del conflitto tra Uvi e 1 professionisti del ciclismo si è scritto ormai fln troppo se lo 6i considera come un fatto interno di una federazione, in merito al quale il Coni si comporta con molto minore deci» sione e, autorità di quanta tie abbia dimostrato e usato in campo schermistico e calcistico sciogliendo le amministrazioni Bertolaia e Barassi. Ma ormai il deprecato conflitto — personificato in Rodoni-Torriani e, in realtà, esteso a due mondi, epoche, concezioni diverse, se non addirittura opposte — sta varcando i confini dell'ordinamento ciclistico per investire quello sportivo in generale e perfino quello costituzionale e legislativo. Faremmo torto alla sensibilità dei dirigenti politici e sportivi se supponessimo che essi non avvertono questo espandersi e rafforzarsi di un movi¬ mento critico e autonomistic.che intacca il nostro ordinamento sportivo nei suoi punti innegabilmente deboli, contraddittori e ambigui. Il fatto, da noi già messo in rilievo, che due forze sportive divergenti facciano appello, a sostegno delle toro ragioni, a due fonti normative contrastanti sta a dimostrare i difetti di tale ordinamento sportivo non ancora organicamente inserito Infatti, l'autorizzazione dell'Autorità di pubblica sicurezza di Milano per le manifestazioni al Palazzo dello Sport di Milano, pone, come logico e doveroso, la Costituzione repubblicana e il codice civile al di sopra e contro la sibillina legge del Coni — trasferita quasi intatta dal regime fascista a quello democratico —, le norme sportive federali da esso approvate e quelle internazionali provocate o accettato da chi, in simile situazione, ha creduto di farsene arma contro chi, invece, si ap- pogfiia alle supreme leggi delnostro Stato. Le dannose con-seguenze immediate di questo t e a e e conflitto non potevano essere, come sono, che reciproche e gravi. L'Uvi e il Coni devono accusare un grave colpo alla loro autorità, non riconosciuta vincolante per l'attività professionistica interna; i professionisti fanno quello che la legge ordinaria loro consente in casa e con corridori di casa, ma Bono imbrigliati dai poteri dell'Uci per quella internazionale. Ma ormai è posto sul tappeto un ben più importante problema: nientemeno che la validità del nostro ordinamento sportivo, che non può conti nuare a reggersi su un conflitto fra la Costituzione e le norme sportive, fra la legge di pubblica sicurezza e quella del Coni, almeno come questo la interpreta. E' indiscutibile che la norma basilare è quella della Costituzione, che sta dalla parte dei professionisti dello sport liberamente associati, alla cui attività non può porre limiti che la legge penale; è a tale norma, dunque, che si deve allineare quella sportiva, D'altra parte, è facile capire quale situazione di disordine si verrebbe a creare il giorno — per esempio, quello, che in linea di principio non si può escludere, della frattura del C.d.P. o della costituzione di altra associazione consimile — in cui ci fossero più enti organizzatori di corse ciclistiche per professionisti. Quale garanzia di disciplina e di serietà si potrebbe avere in questa dannata eventualità? La via d'uscita da così intricata situazione — che potrebbe crearsi, non si dimentichi, anche in altri sport — non può essere la modifica della legge del Coni e del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza che metta come esplicita condizione all'autorizzazione del Questore a organizzare avvenimenti sportivi il parere favorevole del Cond o della federazione competente. Dalla Costituzione e dal codice civile, infatti, si rileva che il diritto di liberamente associarsi e di operare per fini accordati dagli associati può essere limitato solo quando questi fini sono vietati dalla legge penale. Dato che i fini del C. d. P. non possono rimanere a lungo limitati al campo nazionale, ma devono estendersi a quello internazionale (col quale, almeno finché non ci sarà una associazione ciclistica professionistica indipendente dalla Uci o in essa autonomamente inquadrata) è vitale avere rapporti con esso attraverso la federazione riconosciuta, ci pa. re che l'unica via di sistemazione giuridico-sportlva della situazione sia quella già tentata e sperimentata — sia pure con cattivo esito — cioè l'inquadramento nell'Uvl, su chiare e ragionevoli linee organiche e funzionali, di un settore professionistico fruente di un'autonomia tipo calcio, naturalmente con In differenze che la diversa essenza strutturale dei due sport comporta. L'esperimento già fatto e l'accordo fra Uvi e C. d. P„ sanzionato dal Coni fors'anche senza convinzione della sua efficacia e durata, avevano già ascspccdeactcnllin sé il germe della discordia -jp del conflitto, dal quale è deojrivata l'infezione che da un anno avvelena il nostro cicli smo. Bisogna ricominciare da capo, con reciproca comprensione e comune buona volontà, per costruire un nuovo edificio in condominio dell'Uvi, in cui coabitino, in piani diversi, dilettantismo e professionismo, entrambi padroni della propria abitazione, ma, per le cose di comune interesse, amministrati da un Consiglio paritetico con un capo scelto in modo che non sia esponente di un solo condomino, cioè con un sistema, come abbiamo già accennato, simile a quello che fa buona prova nel calcio. E' assolutamente necessario che, superando le difficoltà che l'incidente a Rodoni e Magnani viene a creare, si pervenga a una simile soluzione, sia pure in via provvisoria, prima che il conflitto comprometta l'inizio della grande stagione ciclistica. Il Coni non può ora trincerarsi e nascondersi dietro lo specioso motivo che l'Uvl non riconosce più il C. d. P.; questo è una realtà, una forza di cui non può fare a meno di te ner conto chi ha dalla legge (sia pure contraria al prlnci pio olimpico che bandisce il professionismo) di coordinare e disciplinare tutta l'attività sportiva nazionale. Un suo intervento conciliativo in questo caso s'impone ed è urgente Giuseppe Ambrosini

Persone citate: Barassi, Magnani, Torriani

Luoghi citati: Milano