Ritorna davanti ai giudici la donaa che falsificò i diari di Mussoliai

Ritorna davanti ai giudici la donaa che falsificò i diari di Mussoliai Ritorna davanti ai giudici la donaa che falsificò i diari di Mussoliai La vicenda che sei anni fa mise in allarme il servizio di controspionaggio - Le memorie del dittatore vendute per 25 milioni - Come fu scoperta l'impostura Davanti alla seconda sezione della Corte d'Appello, sarà discusso oggi il ricorso contro la sentenza del Tribunale di Vercelli per la clamorosa vicenda dei falsi diari di Mussolini. Le due protagoniste dell'impostura — Amalia Panvini Rosati, 49 anni, e la madre Rosetta Prelli, 80 anni, abitanti a Vercelli in via Foà 34 — chiedono una riduzione della pena. I fatti risalgono al 1956. Nel maggio, i servizi del controspionaggio italiano vengono messi in allarme da una voce raccolta negli ambienti giornalistici. Ad alcune riviste e quotidiani italiani e americani sono stati offerti in vendita i diari di Mussolini. E' un materiale esplosivo: contengono giudizi su personalità politiche viventi, rivelano gravissimi retroscena. Il reparto speciale dei carabinieri di Milano viene mobilitato. I diari sono stati offerti da una donna: Amalia Panvini Rosati, figlia di un ex-commissario della Questura di Vercelli. Interrogata dice: « Io e mia mamma non pensavamo certo che si trattasse di cose tanto importanti. Era solo un pacco sigillato. Nell'inverno del 1945, ['allora prefetto di Vercelli, dott. Morsero, li aveva consognato in segreto i mio padre, per ordine del ministro Zerbino: bisognava custodirlo gelosamente. Morto mio padre, l'aprimmo, C'erano una trentina di quaderni e agende, datati dal 1920 al 1943 LI facemmo vedere a degli amici e a un perito di Losanna : affermarono che erano tutti di pugno di Mussolini ». I carabinieri incalzano: dove sono ora 1 diari? Sedici li ha acquistati, per nove milioni e mezzo, 11 segretario del msi di Novara, dott. Oscar Ronza. Ne ha rivenduti quattordici all'editore Mondadori per 26 milioni. Gli altri sono in mano di amici. Amalia Panvini ne'ha sei, e li consegna. I carabinieri corrono dal dottor Ronza e lo trovano disperato. L'editore Mondadori gli ha da pochi giorni comunicato che 1 diari sono falsi e ha rivoluto indietro 1 milioni sborsati. Il dottor Ronza ha potuto restituirne 16, per gli altri non sa come fare. Dunque, non si tratta più degli esplosivi diari mussoliniani, ma di una clamorosa truffa. Si accerta che le agende degli anni dal '36 al '42 le ha stampate, nel 1954, una tipografia vercellese. I quaderni, inviati all'archivio di Stato, vengono dichiarati falsi dalla prima parola all'ulti ma da un collegio di periti. Amalia Panvini, arrestata, confessa: li ha scritti lei, un lavoro improbo, durato tre anni. E' abilissima nell'imitare la scrittura altrui. Gli argomenti, le annotazioni, i giudizi, 11 ha ricavati dalla monumentale opera «Scritti e discorsi di Mussolini », avuta in lettura dalla biblioteca del l'Ordine forense di Vercelli. Al processo di primo grado, i giudici vercellesi riconoscono la figlia e la madre colpevoli Amalia Panvini, di falso in scrittura privata e di truffa: due anni e dieci mesi e 35 mila lire di multa. Rosetta Prelli, che ha alutato a vendere 1 diari, solo di truffa: due anni e due mesi e 35 mila lire di multa. Viene concesso il condono di due anni e della multa, ma le due donne dovranno risarcire il danno al dott. Oscar Ronza, che, pensionato dell'Am ministrazlone provinciale, ha im pegnato tutte le sue risorse nel l'affare. Contro la sentenza, vie ne presentato appello: il difen sore, avv. Dal Fiume, sostiene che 1 diari di Mussolini non sono nemmeno dei documenti in senso proprio, e che falsificarli non costituisce reato.

Luoghi citati: Milano, Novara, Vercelli