Improbabile la crisi del goi/erno prima del congresso de di sabato di Michele Tito

Improbabile la crisi del goi/erno prima del congresso de di sabato Oggi si riunisce il Consiglio dei Ministri Improbabile la crisi del goi/erno prima del congresso de di sabato Fanfani voleva dimettersi per essere più libero di sostenere il centro-sinistra all'assemblea de -1 colloqui con Saragat, Reale, Moro, Malagodi lo avrebbero convinto ad attendere - L'attuale maggioranza parlamentare ha comunque finito il suo compito (Dal nostro corrispondente) Roma, 24 gennaio. La decisione verrà presa soltanto domani sera in Consiglio dei ministri: ma, ormai, si tende a credere che le dimissioni « anticipate » del governo non ci saranno. Gli incontri che l'on. Fanfani ha avuto oggi e la posizione assunta dai gruppi del centrosinistra («Per noi la maggioranza di convergenza cessa il 27, il' resto è pura formalità e riguarda soltanto il presidente del Consiglio ») avrebbero fatto apparire che, tutto sommato, non c'è bisogno di aggiungere altre complicazioni a quelle che già sono in calendario. Come ha detto il vice-segretario del pai, on. De Martino, e come avevano detto ieri, in sedi diverse, l'on. Saragat e l'on. Reale, quello che conta è che la crisi politioa sia ormai praticamente □llllllIIIIIIIIIIMHItllllUIMIIllMlllllllllllllHllMI aperta. Che essa venga formalmente dichiarata prima del congresso democristiano o subito dopo, ad esempio il 6 febbraio, non ha alcuna importanza: essa è scontata in tutti i casi, sia che il congresso decida per il centro-sinistra sia che decida contro. Tutto chiaro. Il problema, però, che aveva posto l'on. Fanfani, quello di non affrontare la battaglia congressuale reduce di fresco da un voto di fiducia ottenuto col solo apporto della destra, non è stato interamente risolto. L'on. Fanfani potrebbe considerare come soddisfacenti le affermazioni che, in pratica, rinviano al 27 il ritiro dalla maggioranza del psdi e del pri, come potrebbe ritenerle insufficienti. Si dice stasera che il Presidente del Consiglio può contentarsene. Secondo alcuni lo stesso on. FlbHalcCitmMIIITHlUHlllIIIMl j M11 III MI Hill 11IU 11 1 III li Fanfani ha avuto l'aria di voler sdrammatizzare la situazione nel corso di uno scambio di battute coi giornalisti. Ha chiarito che gli incontri che aveva avuto con il presidente della Camera e il presidente del Senato avevano avuto per oggetto i prossimi lavori parlamentari, ha assicurato che nella riunione alla Camilluccia (con Moro, i capi dei gruppi parlamentari de e i vicesegretari del partito) s'è trattato della preparazione del congresso; ha aggiunto che il governo si dimetterà « quando avrà il dovere di farlo >. Molto reticente, come è ormai nella ferrea tradizione dei nostri uomini politici, è stato anche l'on. Malagodi, che era rimasto a colloquio con Fanfani per oltre un'ora. Il leader liberale ha spiegato perché il pli vuole che la crisi eventua- le si apra con un dibattito par-i I11H1MIMIH1111M M III I II ili M11 lini 1 11 III 11U11 1 . i o a i e è l i o a r l lamentare, ma sì è rifiutato di dire se la crisi ci sarà prima o dopo il congresso. Dalle dichiarazioni fatte dall'on. Reale dopo un colloquio avuto con l'on. Saragat non c'era, naturalmente, da attendersi di più: « Tutto quello che avevamo da dire lo abbiamo già detto, la parola è ora alla de ». Questo è sufficiente per capire che non si può essere assolutamente sicuri di niente. C'è però da supporre che se ci fosse stata nell'aria una determinazione sicura per le dimissioni immediate, ci sarebbe stato un altro clima. Conclusione: si deve ritenere, sulla base di semplici indizi, che la crisi prima del congresso non ci sarà perché, rigirando da tutti i lati la faccenda, è stato convenuto che si tratterebbe di un « gesto » non necessario a nessuno e a nessun fine, suscettibile, -(tuttavia, di consentire mano- 111 I II 111 M11 If 11IIIUU1 ili IU111IÌI 11 IMHIÌU11I1MII I]!I> vre pericolose. Ma fino a domani sera non può esservi sicurezza assoluta. Non si sa mai cosa può venire fuori da una riunione del Consiglio del ministri, nelle circostanze attuali. Ritornano ad assumere la loro importanza i problemi della tattica congressuale. Si discute molto, tra i dirigenti democristiani, del sistema di votazione per l'elezione dei membri del consiglio nazionale. Si discute ancora di più, però, sulle eventuali alleanze necessarie a far scaturire una decisione chiara a favore dal centro sinistra. Le modalità di un « incontro » in sede congressuale tra fanfaniani e dorotei « sicuramente » favorevoli al centro sinistra, sono state esaminate da Moro con Fanfani nel corso della riunione alla Camilluccia. L'uno e l'altro hanno saggiato il terreno per vedere fin dove conviene ed è possibile una operazione che dia vita a una larga maggioranza a favore del centro sinistra, dalla quale sarebbero escluse le « frange » dorotee che si tengono su posizioni negative. Non è detto, con questo, che l'operazione si farà, si ha però la conferma che prendendo atto di una situazione obiettiva, Moro e Fanfani, nonostante le resistenze di alcuni loro seguaci, si rendono conto che, senza un'intesa tra loro, non vi sono soluzioni. Michele Tito

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