Nuova guerra alle "bidonvilles,,

Nuova guerra alle "bidonvilles,, 0ue ordinanze del sindaco e l'intervento del prefetto Nuova guerra alle "bidonvilles,, Il Comune ha intimato lo sgombero delle baracche alle Basse di Stura: tempo un mese - Si ripeterà in piccolo l'operazione svolta alcuni anni fa in corso Polonia - Gli inquilini saranno sistemati in alloggi dell'Istituto Case Popolari • Lo stesso per i senzatetto del Lungo Dora e Nichelino - Ma il problema delle abitazioni impossibili è ben lontano dalla soluzione - Una lettera-appello di don Allais, direttore del Centro Assistenza per Immigrati Insieme con le prime offerte in denaro, sono giunti a « Specchio dei tempi » decine di pacchi per 1 sinistrati dall'incendio della « bidonville », alle Basse della Stura. Ieri, con un furgone, abbiamo recapitato i doni: cappotti, vestiti, maglie, scarpe consentiranno agli sventurati e soprattutto ai loro bambini di affrontare in qualche modo i rigori dell'inverno. A Giuditta Colucci, un professionista ha offerto un lettino, materassi, indumenti per 11 bimbo che deve nascere. Ma la giornata di ieri ha portato altre novità nel misero villaggio. Un messo comunale ha consegnato ad ogni capofamiglia la copia di un'ordinanza del sindaco: entro un mese, dovranno sgomberare. Per I proprietari del terreno, i fratelli Varetto, per l'affittuario Biagio Marchisio e il subaffittuario Luigi La Rocca (colui che percepiva dalle 3500 alle diecimila lire mensili per ogni baracca), l'ordine è ancor più perentorio: entro il 22 febbraio, la * bidonville » dovrà scomparire, essere cancellata dalla faccia di Torino. Dove andranno 1 Buoi abitanti? L'ordinanza del Sindaco è stata preceduta da un sopralluogo del presidente dell'Istituto Case Popolari, avv. Dezani. Cinque famiglie, ventiquattro persone, hanno perduto nell'incendio la loro baracca. Sono andate ad affollare le altre sette baracche superstiti. E se prima le condizioni igieniche erano ben lontane da una parvenza di vita civile, ora la situazio¬ nTnglqr€S ne è intollerabile. Sarà sanata. Tutti avranno una casa. Si stanno assegnando proprio in questi giorni 200 alloggi costruiti dall'Istituto per i « baraccati»: in questa prima assegnazione, entreranno anche gli abitanti della € bidonville » delle Basse della Stura. Giuditta Colucci sarà la prima. Probabilmente, il suo bambino vedrà la luce tra quattro mura di mattoni. La sua nascita sarà illuminata da una speranza: che non debba mai conoscere l'abbrutimento, la miseria che I suoi genitori hanno affron tato nelle baracche di cartone. Ma il piano di risanamento è più ampio. Comprende anche le altre « bidonvilles » spuntate alla periferia della città: sul Lungodora Coletta e al Nichelino. La Prefettura, l'Istituto per le Case Popolari, l'Ufficio assistenza del Municipio stanno realizzando un programma per eliminare le baracche. Dopo la prima assegnazione di alloggi (che servirà soprattutto per sgomberare le ca- sermette di S. Paolo, il caserme-' n9 di via Verdi, le casette di eternit in via Tripoli), ce ne sarà una seconda. Centoventi alloggi per 1 «baraccati»: dovrebbero bastare. A vanto di Torino, bisogna dire che il fenomeno è abbastanza circoscritto. Nella città con il più alto tasso di immigrazione, si è saputo evitare il formarsi di quella cintura di miseria e di stracci che circonda, ad esempio, Milano 0 Roma L'unica vera « bidonville », Torino l'ha conosciuta solo negli anni dell'immediato dopoguerra, in corso Polonia. E' stata cancellata, e non è più rinata. Con questo non intendiamo dire che il problema delle abitazioni Impossibili, delle famiglie ammucchiate In paurosa promiscuità negli srantinati umidi o nelle soffitte sia stato risolto. Purtroppo esso è ancora molto diffuso. In proposito abbiamo ricevuto da Baden, dove si trova attualmen te, una .ettera di don Luciano Allais, direttore del Centro Assi stenza Immigrati di Torino. Ecco un breve sunto. Dalle inchieste del Centro Immigrati risulta nella nostra città j un'alta precentuale di abitazioni | insufficienti, malsane e antigieni che. In una zona centrale il 33 per cento delle famiglie immigrate abita in misere soffitte: alla barriera di Milano, ad esemplo, l'indice di affollamento è di quasi tre persone per vano. L'imml- 1 si-azione non deve avvenire in modo irrazionale e caotico: biso- Igna sconsigliare agli immigranti decisioni affrettate che si concludono spesso in drammi. « Bisogna riconoscere, però, — commenta don Allais — che gli Immigrati portano benessere alla nostra città: I 28 mila posti di lavoro creati dall'Industria nel '61 non sono stati occupati che in minima parte dai torinesi. né i quasi 80 mila immigrati giunti a Torino nel '61 sono venuti per farsi assistere dall'Elia o dalle parrocchie, ma per lavorare ». « L'incremento produttivo — continua la lettera — si traduce in incremento di reddito, quindi i problemi di questa povera gente sono problemi che ci riguardano e devono interessare l'autorità pubblica e gli operatori economici ». Don Allais rivolge all'autorità la preghiera di aiutare queste categorie diseredate Incrementando al massimo la costruzione di alloggi popolari che potranno sia offrire una sana ed economica abitazione ai bisogni e sia esercitare funzione di calmiere. E' meglio spendere soldi per dare una casa a persone che devono conservarsi sane, che spenderli per curarle quando saranno malate. Anche l'industria — come ha già fatto e sta facendo la più grande fabbrica torinese — deve interessarsi direttamente alle abitazioni dei propri dipendenti. Un ultimo appello viene rivolto da don Allais ai sindacati. Il reddito delle famiglie più povere degli immigrati non supera le dieci mila lire mensili prò capite. Questo reddito di fame registrerà un sensibile incremento soltanto quando si potrà ottenere un aumento degli assegni familiari.

Luoghi citati: Baden, Milano, Roma, Torino