Ridotta la pena all'uomo che uccise la moglie per gelosia

Ridotta la pena all'uomo che uccise la moglie per gelosia Una tragica vicenda rievocata alle Assise d'Appello di Torino Ridotta la pena all'uomo che uccise la moglie per gelosia Da 28 a 23 anni - Soppresse là donna con undici coltellate - I coniugi si erano trasferiti a Torino nel 1960 da Potenza I giudici non hanno accettato la tesi del «delitto d'onore» Vito De Angelis, di 29 anni, nato ad Accettura di Potenza, l'uomo che uccise con undici coltellate la moglie Anna Teresa Mancini, ha ottenuto dalla Corte d'Assise d'Appello di Torino (pres. Ottello, p.g. Bianco, giudice togato Del Pozzo, cane. Quaglia) una riduzione di pena di 5 anni. La condanna, nel processo di primo grado, era stata di 28 anni; è scesa ora a 23, di cui 22 per l'uxoricidio e 1 per maltrattamenti e lesioni. La decisione dei magistrati torinesi non indulge comunque alla tesi del cosiddetto « delitto d'onore ». Essa, piuttosto, tiene conto di talune circostanze che chiariscono, se non giustificano, il crimine commesso dal De Angelis, al quale pertanto concede le attenuanti generiche e nega il vizio parziale di mente. La parte civile era rappresentata dall'avv. Dagasso, mentre alla difesa sedevano gli avv. Andreis di Cuneo e D'Onofrio di Potenza. Il delitto è stato ancora una volta determinato dall'ignoranza, da un malinteso senso dell'onore, da una forma dì gelosia che giunge fino all'ossessione. Vito De Angelis e Anna Teresa Mancini si sposarono nel 1954. Lui, come abbiamo detto, è di Accettura, lei di un paese vicino. Gorgoglione. Due piccoli borghi tipicamente meridionali, dove il tempo si è fermato e dove tutte le azioni e persino I pensieri degli abitanti hanno un'eco in piazza. Fino al 15 agosto 1959 non vi furono nubi minacciose sulla coppia, ma quel giorno, secondo il De Angelis, sarebbe accaduto il efatto irreparabile ». Egli avrebbe sorpreso in un bosco, in flagrante adulterio, la propria moglie, in compagnia di tale Rocco Scelzi, da Irsina di Matera. Il De Angelis e la Mancini si separarono e ne segui un processo' per adulterio contro la donna e lo Scelzi e il pretore di Stigliano li assolse entrambi < per non aver commesso il fatto ». Ma le « voci », a Gorgoglione, un paesino di 700 abitanti, non concordavano con la sentenza del magistrato: sul De Angelis aleggiava la taccia di marito tradito e sulla Mancini quella di donna leggeraVere o false, quelle < voci » hanno avuto un peso sulla tragedia. Quando i due, nel luglio del 1960, decisero di riunirsi, soprattutto per amore della figlia Rocchina, di appena due anni, furono anche costretti a lasciare il paese per trasferirsi a Torino. Nella nostra città la coppia giunse nell'ottobre del 1960. Per prima trovò occupazione la donna, presso la ditta Diotti di via Bardonecchia 77. Cinque giorni dopo anche il marito fu assunto dalla stessa azienda. Trovarono una camera in via Balme 30, con l'aiuto di parenti. Tn due, guadagnavano più di 3000 lire al giorno. Ma da Gorgoglione, Vito De Angelis s'era portato il tarlo della gelosia. Qualsiasi inezia era sufficiente per provocare liti e scenate, con ingiurie e percosse Pare che anche la donna non fosse un tipo remissivo. Negli Ìmpeti d'ira non esitava a ricorrere ad argomenti che ferivano il marito: una sorella del De Angelis, seminferma di mente, è stata recentemente condannata in appello a 14 anni di reclusione per avere ucciso la propria figlia; un fratello e due cugini sono ricoverati in manicomio. La tragedia maturò lentamente ed esplose la sera del 27 novembre 1960. Quale sia stata, in realtà, la scintilla definitiva non lo si saprà mal perché Vito De Angelis, dopo il delitto, pensò di difendersi architettando Tin ingenuo e miserevole castello di menzogne. Quando fu arrestato ad Asti, alle 12,30 del giorno dopo, nel bar Italia, aveva in tasca tre lettere non ancora imbucate: due erano scritte dal De Angelis ai propri familiari, mentre la terza, su carta e con inchiostro diversi, era indirizzata a Rocco Scelzi, il presunto amante della Mancini. Conteneva frasi affettuose e terminava informando lo Scelzi che, per le feste di fine d'anno, la donna sarebbe tornata al paese. E gli dava un appuntamento. Il De Angelis sostenne di aver sorpreso la moglie mentre tentava di nascondergli la lettera compromettente e di aver¬ la uccisa in un impeto di cieca gelosia. Ma lo scritto era un falso grossolano e il perito calligrafo non ebbe difficoltà ad attribuirlo all'imputato. Anche ieri Vito de Angelis è rimasto fedele alla sua assurda versione. Presidente — Perché ha scritto questa falsa lettera? Imputato — Non l'ho scritta lo. La strappai di mano a mia moglie. Presidente — E quali motivi aveva per essere geloso? Imputato — L'ho vista io, l'ho sorpresa mentre mi tradiva. E nonostante tutto, le volevo bene. < Le volevo bene ». E' il ritornello che ricorre sempre in queste vicende. Un bene che non impedisce di finire con undici coltellate la persona amata. gr, a, L'uxoricida Vito De Angelis interrogato al processo d'appello in Corte d'Assise mmimiimim