Crescente tensione a Parigi dopo la notte dei 18 attentati di Sandro Volta

Crescente tensione a Parigi dopo la notte dei 18 attentati Le cariche di plastico sono esplose qua e là nella capitale Crescente tensione a Parigi dopo la notte dei 18 attentati I dinamitardi dell'Oas hanno agito contro famiglie di rimpatriati ed esponenti democratici - Ignobile bastonatura d'un repubblicano spagnolo ultraoltantenne - In Algeria la situazione è ancora più grave, le autorità vivono isolate in una cittadella (Dal nostro corrispondente) Parigi, 18 gennaio. La notte scorsa, diciotto attentati dinamitardi sono stati compiuti a Parigi nel giro di meno di quattro ore. Le cariche di plastico erano fortissime e i danni materiali sono stati molto importanti; c'è stato però un solo ferito. L'impresa terroristica, che è la più vasta compiuta nella capitale, perché la notte del 23 agosto le bombe esplose erano state soltanto quindici, viene annunciata nei manifestini diffusi dall'Oas (Organizzazione dell'armata segreta) come «operazione Ilìa' de». In quei foglietti è detto press'a poco che « le squadre d'azione Aiace, Marte, Giove, Minerva e Agamennone colpiranno principalmente i membri dei gruppi che appoggiano il Fronte di liberazione nazionale algerino o i traditori della causa dell'Algeria francese ». Gli attentati della notte scorsa erano diretti infatti contro quattro- famiglie francesi rimpatriate di recente dall'Algeria, alcuni commercianti che avevano rifiutato di pagare una taglia ai fascisti, oltre ctie contro esponenti di partiti democratici, fra i quali Gilles Martinet, condirettore di France Observateur, che ha sposato la figlia di Bruno Buozzi. A parte gli attentati dinamitardi, gli squadristi hanno abbattuto a colpi di manganello in una via di Parigi l'ex-generale della repubblica spagnola Riquelme, che ha 81 anni. Nello stesso tempo, l'anarchia si estende sempre più nei centri algerini, principalmente ad Algeri e ad Orano. I giornali francesi notano un certo miglioramento nella giornata di ieri, perché ci sono stati soltanto tredici morti e venticinque feriti. Però, i loro inviati speciali definiscono Orano « città della paura » e descrivono scene in cui gli studenti si gettano, « come un nugolo di mosche », su un passante e lo uccidono. L'ex-capo della polizia della città ha dichiarato che la vita a Orano è oggi infinitamente peggiore che a Chicago ai tempi del proibizionismo. La situazione generale, tanto in Francia quanto in Algeria, è comunque arrivata ad un punto tale di confusione che sfugge a qualsiasi tentativo di indagine politica. Non si può fare neppure un confronto con la situazione italiana di qua rant'anni fa, perché allora gli squadristi, sia pure spalleggiati dalla polizia, compivano le loro violenze alla luce del sole e, qualche volta, pagavano di persona. L'Oas, invece, colpisce nell'ombra; è una forza anonima, che agisce attraverso mercenari e non si espone a nessun rischio. La sua consistenza effettiva è probabilmente minima, ma è impossibile valutarla con qualche approssimazione perché la suB**brganizzazione è clandestina. Il 9 novembre scorso, rispondendo al saluto del sindaco socialista di Marsiglia, Gaston Defferre, il generale De Gaulle condannò « gli atti abominevoli » dell'Oas e, da allora, il governo non si stanca di ripetere di avere preso le misure per stroncare le attività dell'organizzazione criminale. Al principio di dicembre, un ministro proclamò: « Non lasceremo ve nire il tempo degli assassini ». Qualche giorno dopo, il ministro della Difesa, Pierre Messmer, in un ordine del giorno alle Forze Armate affermò: « Il dovere di tutti è di far fallire con i mezzi più energici le mene criminali e i tentativi faziosi ». Un mese fa, commentando le decisioni di un Consiglio dei ministri, il ministro delle Informazioni disse: «Il governo è deciso a combattere l'Oas con tutti i mezzi». Nessuno di questi propositi ha avuto conseguenze pratiche apprezzabili; la situazione è andata anzi aggravandosi di continuo e ora ci si domanda se il governo abbia ancora i mezzi per fronteggiarla. Un giornale di intonazione ufficiosa, Paris Presse, parla infatti stasera del « pessimismo che regna attualmente, qualunque cosa se ne dica, negli ambienti governativi ». Nuove misure repressive sono state adottate dal Consiglio dei ministri di ieri sera. Riguardano l'Algeria e consistono in un più rigoroso controllo delle automobili, nel divieto di guidare una macchina di cui non si sia proprietario, nel divieto di circolare in più di due persone e in altri provvedimenti dello stesso genere. Non seno però le misure di sicurezza che mancano, ma la possibilità di farle eseguire. Tolleranze e complicità si trovano in ogni ramo della pubblica amministrazione, fino di livelli più elevati. In Algeria, i rappresentanti del potere vivono ormai in una specie di cittadella, Rocher Noir, a qualche chilometro da Algeri, completamente isolati dalla popolazione. Nonostante le enormi forze di polizia che li proteggono, qualche bomba esplode ogni tanto anche all'interno della loro ridotta. Da un certo tempo, d'altronde, nessun ministro o alto funzionarlo fran¬ cese può più circolare in una via di Algeri o di Orano. La situazione potrebbe comunque venire risolta nel giro di poche ore se Parigi potesse contare sulla fedeltà dell'esercito. Ma la sentenza con cui il tribunale militare, che condannò la settimana scorsa a tre anni senza condizionale un sacerdote colpevole di avere aiutato alcuni algerini a passare la frontiera dei Pirenei, ha assolto pochi giorni dopo tre ufficiali confessi di avere torturato una musulmana facendola morire, dà la misura del conto che si può fare di tale fedeltà. Si deve comunque concludere che il colpo di Stato fascista, di cui si parla da un pezzo, è ormai imminente? Probabilmente, no. I fantasmi dell'Oas non hanno nessun interesse a prendere corpo: agiscono indisturbati finché si mantengono allo stato ai ombre, si attirerebbero il furore di un intero popolo se affrontassero la lotta a viso aperto. Il loro plano sembra che sia di seminare il disordine fino alle estreme conseguenze, per screditare sempre più il governo fi avvilire completamente l'opinione pubblica. Che cosa succederà allora? Trattative sono in corso fra Antoine Pinay, Guy Mollet e gli esponenti radicali e democristiani per formare una unione nazionale che dovrebbe prendere la successione del regime attuale. Però, sono gli stessi uomini che hanno portato alla catastrofe della Quarta Repubblica, i responsabili della situazione in cui oggi si dibatte il paese, e nessuno in Francia ha più fiducia in loro. Sandro Volta