Si latineggia sovente per errore con l'intento di sentirsi importanti

Si latineggia sovente per errore con l'intento di sentirsi importanti DIFESA 13 ELLA LINGUA Si latineggia sovente per errore con l'intento di sentirsi importanti Nascono così parole con il prefisso "de" usato fuori luogo - Ne è ricco soprattutto il linguaggio burocratico : demandare, devolvere, detenere... Talvolta la gente ha paura della lingua comune: si dice (sbagliando) "mezzeria della strada", come se "mezzo" non fosse abbastanza solenne In una nuova Guida di Torino un lettore ha trovato una parola altrettanto nuova: Viario, che ha poi inutilmente cercato nei lessici. Ne aveva però sùbito afferrato il senso («elenco delle vie»); il che, per un neologismo che si affaccia, vuol dir moltissimo. Se nella fortuna delle parole aves- se parte il merito, il sostan- livnpVÌBrln notaM£l ^chitivo Viario potrebbe attecchì re, perché, a prescindere dal l'aggettivo latino viarius, è regolarmente formato con quel suffisso ario che dà al nome un senso collettivo, onde si son fatti Armario, Rimario, Vestiario, Lunario, Vocabolario, Serpentario e molti altri vocaboli d'uso. Sebbene non registrato dai lessicografi, assolutamente inedito non è: lo mentovarono i puristi nel forte delle loro polemiche sulla voce Tram e derivati, quando a ridicolizzare l'aggettivo Tranviario lo presero appunto per la coda del -viario, t.. endicandone il valore di vocabolo a sé, significante < descrizione, indicazione delle vie di una città o pae- se>; il qual significato non ha ™"a a vedere <*>l tram. Sic che, pronosticava uno di essi col solito acume, « tranviario », non sarebbe mai entrato nell'uso dei benparlanti. Viario ha le carte in regola non meno dell'antico aggettivo Viareccio (da portar per via o viaggiando: « altare viareccio >), poi sostituito dal moderno Portatile. Non così un'altra parola vecchia che con significato nuovo tenta dì spuntare dal stergo dell'automobile, e che già si è sentita alla televisione: Mezzeria (non occupate la mezzeria della strada). La lingua moderna ha fretta; e sensi nuovi corrono ad occupare parole sfinite e moribonde. Mezzeria, che in buon volgare è lo stesso di Mezzadria (la forma emiliana che ha prevalso), dal-l'ospizio in cui si trova conaltre parole agricole alle qua sono per mancare le cose, guarda con orrore alla contraffatta sorella, nata, come tanti altri neologismi, dal falso bisogno di un astratto. Perché «la mezzeria della strada», prescindendo dal tono d'importanza connaturato a chi va su quattro ruote, che altro vuol dire se non il « mezzo»? Per paura della lingua comune, si formano false parole che sono esse stesse uno spavento. • Necessari sono invece per lo più 1 neologismi polìtici, riferiti ad avvenimenti o personaggi transeunti. Destalinizzazione, di cui è tanto cresciuto il consumo in questi ultimi mesi, derivato di destalinizzare, si deve prendere comò un malanno inevitabile, cui forse il tempo metterà riparo. Intanto un lettore propone Destalinare e Destalinamento, come meno pesanti e più italiani nella desinenza. Nessuno può avere l'udito del Leopardi, che educato sul latino, sentiva i verbi crescere dalla radice e diramare in « primitivi », « continuativi» e «frequentativi»; ma un maggior riguardo nel dar loro la desinenza lo potremmo avere anche noi. Il suffisso -izzare, indicante attuazione o riduzione (Volgarizzare Polverizzare), è spesso abusato per imitazione dal francese (legalizzare, civilizzare, rivalizzare, solennizzare, acutizzare e via dicendo), con poco gradimento dell'orecchio che se ne sente «zanzarizzai j ». a volte si commettono ingiustizie, come quando del povpr'uomo che getta il vetriolo una volta e magari per isbaglio, diciamo che vetrioleggia, quasi lo facesse per abito, frequentemente. E il Carducci difese l'uso ti¬ pograflco del verbo Spaziare contro il Fanfanl che voleva volutamente lo spesseggiati- vo Spazieggiare. « Ragioni filologiche di preferire Spaziegziare a Spaziare lo come io non ne veggo: non sento che attinenza ci sia tra passarepasseggiare, tastare-tasteggiare e spaziare-spazieggiare; non intendo che abbia da far mai l'idea di frequenza col vocabolo che doe significare l'azione di mettere tra le parole in istampa gli spazi, sien poi questi cento o uno, ripetasi l'azione mille volte il giorno o si faccia una volta l'anno. Del metter chiodi.... si dice egli chiodeggiare o non più tosto inchiodare, o come gli antichi, chiodare? E quando il signor Ptitani appicca tutti que' suoi floruzzi di lingua per quelle paginette graziosine, le fioreggia egli per avventura o non più tosto le infiora o fiorisce"?». (Ma sul senno naturale del Carducci in materia di lingua, vedasi il bel capitolo in Nuovi studi di stilistica di Giacomo Devoto, testé edito da Le Mounier.) Meno erra la lingua famigliare quando trova e ripete quei verbi insieme diminutivi e frequentativi di cui ha invidiata facoltà il nostro idioma: Sbaciucchiare (dare baci frequenti e importuni lasciando l'umidore delle labbra), Vivacchiare, Cucicchiare, Dormicchiare, e fra i neologismi della donna moderna, Tradicchiare, per Tradire un poco, quando capita (lo tradicchia). * * Circa la radice, < destalinizzare » è formato con quella dotta particella De che tanta fortuna ha presso i neologisti e 1 inneggianti d'oggi, e di cui si giovano anche le signore quando alzano il tono (e la spesa) della loro toeletta coi noti verbi Depilare e Decolorare. I quali mancano al Tommaseo-Bellini, come pure l'espulsivo Defenestrare, usato per figura in tempi politicamente mossi, il. bestiale Demordere, l'aeronautico Decollare (standovi soltanto con senso affine a Decapitare) e alcuni altri, dove il prefisso De orecchia il latino e lo tradisce. Così Deperire, che latinamente è un grado del perire molto avanzato, diciamo di persona o di cosa che comincia appena a guastarsi, a deteriorarsi; e dì Demordere, che sarebbe un Mordere intensivo, a fondo, facciamo quasi uno Smordere, dandogli il significato di Desistere, Cedere, Ricredersi e simili. Classicamente, una moglie che messa al punto di volere una cosa, non demorde, cioè non morde, ma si accontenta di seguitare a volerla, è una fortuna o almeno un minor male. Per contro molti fanno intensivo Delucidare fonde le tanto richieste Delucidazioni), che nei lessici sta solamente in senso privativo per Togliere il lucido. Questa famiglia di verbi furono una delle più ghiotte bandite dei puristi, e non solamente per quei- casi d'infrazione al latino, ma anche per quei molti altri in cui il latino è arieggiato per pompa, senza necessità. Irridevano i burocratici Demandare e Devolvere (proprio quest'ultimo dei fiumi, ma non di diritti, somme, carte d'ufficio), bene immaginando che si sarebbero insinuati nella lingua comune. Nel Degustare non vedevano che un Gustare teatralmente ridicolo, nel Denudare un semplice Nudare con la fogl'.a di fico del De, e così avevano per latinismi inutili Denegare Depauperare Decorso Denigrare Deplorare Denominare e Depennare, a proposito del quale facevano il finto tonto, immaginandosi che volesse dire « privar di penne ». Circa Detenere, lo facevano buono per Trattenere con abuso (ci pensino i « detenuti »), ma non per Avere, possedere e aver conquistato, involgendo nella stessa condanna lo sportivo che detiene un primato e il cittadino che detiene una carica. Forti in lingua ma deboli in psicologia, volevano privare gl'Italiani dì verbi che costruiti in quel modo crescono importanza al soggetto agente, mettendolo in facile comunicazione con la romanità. Per questo hanno avuto quel bel successo che si vede. Leo Pestelli

Persone citate: Armario, Carducci, Ella Lingua, Giacomo Devoto, Leo Pestelli, Tommaseo

Luoghi citati: Le Mounier, Torino