Fanfani a Roma parla della cooperazione con il Marocco di Arturo Barone

Fanfani a Roma parla della cooperazione con il Marocco II viaggio dell'amicizia è finito ieri Fanfani a Roma parla della cooperazione con il Marocco Essa sarà ancora sviluppata: nei giorni scorsi sono stati discussi i relativi progètti - Nessun accenno alla questione franco-algerina: la nostra delegazione ha soppresso tale argomento dall'agenda dei colloqui, considerando i nostri rapporti con la Francia - Oggi il ministro Segni riparte per Bruxelles (Nostro servizio particolare) Roma, 12 gennaio. La nostra delegazione diplomatica in Marocco guidata dallo stesso presidente del Consiglio Fanfani e dal ministro degli Esteri Segni (il quale domani riparte per Bruxelles) ha fatto ritorno a Roma nel pomeriggio di oggi. Subito all'arrivo all'aeroporto di Ciampino, dov'erano in attesa ministri, sottosegretari, alti ufficiali delle forze armate e rappresentanti del corpo diplomatico, l'on. Fanfani ha letto ai presenti la seguente dichiarazione: < Con le scuole professionali a Tav.geri, la raffineria Samir realizzata dall'Eni a Mohammedia e le officine di montaggio per auto Fiat a Casablanca, abbiamo dimostrato nei giorni scorsi quanto sia già concreta la cooperazione italo-marocchina. In conversazioni, non su piani generici e ristretti, ma su progetti specifici, si è potuto constatare come detta cooperazione possa essere ulteriormente sviluppata. Il governo del Marocco ha già espresso la propria sóddi sfazione per gli incontri di questi giorni. Insieme con il collega on. Ség'ni, esprimo la soddisfazione del governo italiano, mentre rinnovo da Roma un deferente ringraziamento al re Hassan II, al suo governo e al suo popolo per le cordiali accoglienze e invio un saluto cordiale agli italiani che operano con tenacia e dignità in terra marocchina >. Queste parole confermano quanto si è già avuto occasione di osservare circa la natura dei rapporti italo-marocchini: si tratta di una solidarietà e di una collaborazione che si inseriscono nella nuova politica di aiuti ai paesi in via di sviluppo e che deliberatamente rifuggono dalla ricerca di contropartite di vecchio tipo, quasi sempre di pretto sapore colonialistico. La sovranità, del Marocco in fatto di politica interna ed estera è piena e assoluta: l'Italia, ad esempio, non trova nulla da ridire circa il desiderio dei dirigenti di Rabat di insistere in una « politica di disimpegno » dai due blocchi qontrapposti:la neutralità, purr ■^triy^mparzialmente 'óaète^Vtlta, pub solò giovare al mantenimento della pace generale. L'interesse dell'Italia nell'aii.it are il Marocco consiste praticamente in questo: 1) nel creare nuovi sbocchi al lavoro delle nostre industrie e dei nostri tecnici; 2) nell'evitare che Rabat, per mancanza di queila assistenza esterna — finanziaria e culturale — di cui ha assoluto bisogno possa rivolgersi per intero al mondo co munista con tutti i pericoli che tale esclusivismo comporta. Tale nostro atteggiamento non sembra però affatto com preso dalla Francia, che vede negli aiuti italiani il' deliberato proposito di scalzare le sue tradizionali posizioni in Marocco. Le acide critiche che il foglio gullista Combat ha mosso nei giorni scorsi alla visita di Fanfani tradivano peraltro anche una diversa preoccupazione: quella di una possibile interferenza del governo di Roma nel complicatissimo gio co delle trattative franco-alge rine. Quest'attacco troppo ufficioso per essere ignorato ha indotto i nostri uomini di go verno ad evitare qualsiasi ac cenno allo spinoso problema alla cui soluzione anche l'Italia è pur tanto interessata, Non si può negare che simile silenzio nel giudizio dei giornalisti italiani al seguito del la nostra delegazione in Marocco ha molte probabilità di passare alla storia come il «non plus ultra> della discre zione diplomatica. Basterà ricordare che mercoledì matti na a Mohammedia un unico servizio d'ordine proteggeva i lavori del governo provvisorio algerino riunito all'albergo Mi ramare e i colloqui fra Has san II e Fanfani che avevano luogo al di là della piazzetta, non più di duecento metri lontano, nella sede del municipio locale. Comunque sia, il presidente Fanfani ha detto e ripetuto all'ambasciatore francese a Ra bat che, a scanso di spiacevoli interpretazioni, aveva preferi to sopprimere il tema algerino dall'agenda marocchina. Non esiste alcun motivo per dubi tare dell'attendibilità di tale dichiarazione, del cui contenuto lo stesso Fanfani ha tenuto a informare la stampa durante il volo di ritorno a Roma A Tangeri, prima di partire il Presidente del Consiglio aveva inaugurato la nuova scuola professionale e visitato gli al tri edifici della nostra comunità^ la chiesa di San Francesco, l'ospedale, la casa d'Italia con relativa sede della Dante Alighieri. Nella scuola, ospitata da un arioso palazzo di stile arabo fatto costruire dal sul tano Mulay Haflz al tempo della prima guerra mondiale, Fanfani ha brevemente illu strato il significato della ceri monta. Si ha a che fare con un tentativo di trasformare la vecchia scuola < chiusa » di una piccola minoranza in una sdapimcsfcascac scuola < aperta > a chiunque desideri frequentarla. Il tentativo pare destinato al più brillante successo. La popolazione araba di Tangeri iscrive .i suoi Agli in sempre maggior numero non solo ai corsi professionali (per aggiustatori meccanici, elettricisti e falegnami), ma anche alle classi elementari che daranno accesso ai tre corsi per operai specializzati. Più del settantacinque per cento degli iscritti alla scuola italiana è ormai costituito da marocchini. E' un esperimento da seguire e possibilmente da imitare: una seconda scuola professionale sorgerà quasi certamente a Casablanca. Arturo Barone

Persone citate: Dante Alighieri, Fanfani, Rabat