Hanno dato impulso all'opposizione in Porloyallo la fermezza il un generale e la lettera ri im wescoi/o di Alberto Ronchey

Hanno dato impulso all'opposizione in Porloyallo la fermezza il un generale e la lettera ri im wescoi/o RESISTENZE A SALAZAR DOPO TRENTATRE' ANNI DI GOVERNO ASSOLUTO Hanno dato impulso all'opposizione in Porloyallo la fermezza il un generale e la lettera ri im wescoi/o L'attacco alla caserma di Beja è l'episodio più recente di una lunga lotta ; i suoi protagonisti hanno raggiunto in carcere militari, socialisti, borghesi, cattolici già arrestati in buon numero ■ I comunisti non hanno partecipato a quell'azione : bene organizzati, lavorano per proprio conto fra i ceti poveri, i giovani intellettuali, le famiglie dei soldati spediti in Africa - Il risveglio degli oppositori risale al 1958, quando il gen. Delgado sfidò Salazar nelle elezioni presidenziali, ed il vescovo di Porto scrisse al Primo Ministro: «Abbiamo il primato della mendicità, degli stracci, della denutrizione infantile» (Dal nostro inviato special*) Lisbona, gennaio. La polizia di Salazar è solerte. Gli arresti seguiti al tentativo insurrezionale di Beja non si contano. Sono in carcere anche la moglie del cap. Varela Gomes, protagonista del gesto « carbonarocastrista », l'ex segretario della Gioventù operaia cattolica, Manuel Serra, esponenti dei piii diversi gruppi politici, studenti, professori, militari, persino sacerdoti, come il parroco Josef da Costa Peu, e figli di personalità illustri del regime, come lo scrittore Luiz Monteiro. Già da qualche mese, prima che l'opposizione tentasse azioni disperate nel Portogallo continentale, erano stati reclusi personaggi come mons. Neves, vicario generale della diocesi di Litanda, capitale dell'Angola, il segretario dello stesso vescovo di Luanda, Pintu de Andrade, il leader radicale Arlindo Vicente, sostenitore acceso della riforma agraria, e il redattore-capo del Diario Ilustrado. Varela Gomes, ferito a Beja, ha ripreso conoscenza in clinica sospirando: « Che disastro, dovremo subirlo ancora per qualche tempo ». Parlava di Antonio de Oliveira Salazar, che dopo SS anni di gox.erno vanta la più lunga carriera di capo auto¬ ritario e « uomo della provvidenza ». I congiurati erano quaranta, guidati da cinque ufficiali, tre dei quali in servizio presso lo stesso reggimento di fanteria, di Beja, un borgo agricolo immerso nel latifondo. La propaganda governativa li considera comunisti, la gente dice che Varela Gomes è un socialista democratico. L'iniziativa è fallita, a quanto si racconta, perché Gomes ha tentato di convincere il comandante della guarnigione, mettendosi a discutere mentre questi aveva ancora la pistola in pugno. L'ufficiale governativo ha sparato, Gomes è caduto a terra ferito e. l'azione.è fallita. Queste notizie confermano i primi apprezzamenti: stile da mazziniani dell'800, da sbarco di Sopri assai più che di scuola bolscevica. Il vice-ministro Jaime Felipe de Fonsec'a sarebbe stato ucciso non dai rivoltosi, bensì per errore delle stesse truppe governative. I comunisti, almeno finora, lavorano senza mostrarsi alla ribalta, fra le masse contadine e nei quartieri poveri della città. Ho visto un loro giornale clandestino, Z'Avanté, e numerosi volantini stampati su leggera carta di riso. Soìio guidati da Alvaro Cunhal, il leader eva- e a n i ? h . i n i n a e , a e n o e ate a, e è llllllllllilllllllllillllllllllllllllilllllllllllllllllllll so dal carcere e mai più ritrovato dalla polizia. Non sono numerosi, ma seriamente organizzati, i soli davvero efficienti, cosicché godono di un largo prestigio fra i giovani intellettuali. La loro propaganda penetra anche fra le famiglie dei soldati in partenza per i presidi d'Oltremare: le madri piangono, vogliono i figli a casa, e durante una sfilata qualcuno ha gridato che i portoghesi hanno bisogno di' pane e scarpe, non dell'Angola. Salazar non si fida più di consegnare le armi ai soldati prima dell'imbarco. Sono stato invitato a una riunione clandestina di giovani intellettuali estremisti. E' di sera che si svolgono questi convegni, mentre per le stradine scoscese della città vecchia risuonano fados e guitarradas, grida di marinai e sirene della polizia. Si discute dei « Servicos de censura» di Salazar e dell'assetto fondiario portoghese, della Russia e della Cina, ch'essi considerano paesi liberali. Ognuno conosce il dispotismo che lo affligge da vicino, non quello distante alcune migliaia di chilometri. I frequentatori di queste sedute rischiano da due a otto anni di prigione: non aggiungo particolari. <Aspettate che la valanga cominci a muoversi — mi dicono — e vedrete fin dove arriverà». Sono convinti che più durerà il regime e più, l'indomani, risulteranno forti i comunisti. Sulla ribalta, finora, compaiono solo i matadores dell'opposizione democratica e radicale, d'origine e formazione diversa: i Delgado, i G-alvao, i Varela Gomes. Il gen. Humberto de Silva Delgado, detto < dinamite », era stato capo dell'aviazione civile. Nel '58 Salazar volle concedersi il lusso di un esperimento elettorale, anche per opporre qualcosa alla prima risoluzione dell'Onu sull'autodeterminazione dell'Angola. Delgado presentò la propria candidatura alla presidenza della Repubblica contro quella del candidato salazarista Americo Tomaz. Già due volte nel trentennio salazariano, prima contro Carmona e poi contro Craveiro Lopez, erano emersi candidati di opposizione, che s'erano ritirati puntualmente alla vigilia dello scrutinio. Delgado fu più tenace e disse in un comizio: c Se sarò presidente, cinque minuti dopo la carriera di Salazar sarà finita». La nazione fu percorsa da un brivido. Nonostante le pressioni del governo, Delgado ottenne in media il SS% dei voti: il 37% a Coimbra, il 31% a Porto, il 32 a Lisbona. I suoi amici sostengono che fu sconfitto dagli scrutatori, non dagli elettori. Salazar lo esonerò dal grado di generale e lo costrinse a rifugiarsi all'estero. Oggi dirige dal Marocco una frazione degli oppositori. Fu nel '58 che si rivelarono anche le prime inquietudini della Chiesa, a causa della stagnazione economica e dello scadimento progressivo del paese. Il vescovo di Porto, Antonio Ferreira Gomes, scrisse a Salazar una lettera spregiudicata, nella quale rivelava che fra i giovani dell'Azione Cattolica si manifestavano gravi fermenti: « Rompono la disciplina, sono irrequieti e disperati, sfuggono al controllo degli assistenti, i quali nonostante tutto consigliano pazienza ». Il vescovo sosteneva che la Chiesa perde fiducia a causa dei suoi rapporti col regime e illustrava con queste parole le condizioni sociali del paese: «Non potrei dire quanto mi affligge il primato portoghese della mendicità, della gente scalza, degli stracci; sono pure nostro appannaggio le più alte medie dì sottoalimentazione, di infermità e denutrizione infan- lustravano la situazione. Gli oppositori non si erano illusi sulla possibilità di una competizione ad armi pari; avevano presentato le liste solo per rompere in qualche modo, almeno per due settimane, il silenzio imposto dàlia censura trentennale. Erano elezioni approssimative, riconoscendosi il diritto di voto solo ai cittadini contribuenti del fisco per cento scudi almeno (dunque non ai poveri), e dotati d'istruzione (ma il 40% dei portoghesi adulti è analfabeta). Mentre il basso clero manifestava sentimenti d'opposizione, l'episcopato spendeva tesori di pubblica diplomazia per disimpegnare la Chiesa dal regime in previsione del peggio, ma senza indebolirlo nel timore di un ritorno all'antica democrazia anticlericale. La pastorale collettiva del 7 novembre non manifestava che codesta duplice preoccupazione. ■ ' II circolo vizioso appartiene ormai alla tradizione iberica: la Chiesa è dall'altra parte perché la democrazia e anticlericale, oppure la democrazia è anticlericale perché la Chiesa è dall'altra parte t Ma il vescovo di Porto, uno per tutti, aveva già risolto li quesito a suo modo. Salazar condusse a termine l'impresa elettorale senza nemmeno più curarsi di attribuirle valore: disse anzi che in Portogallo le elezioni non avevano mai significato nulla, perché saggiamente il popolo preferisce < la visione del capo » alle < beghe elettorali » Quanto all'alternativa insurrezionale, minacciò una sfida: < Sarei del parere di non sperimentarla». L'assalto alla caserma di Beja è stato la prima risposta diretta a quella sfida. Ad uno ad uno, i gruppi cospirativi scendono ormai m campo spavaldi come toreri dilettanti: lasciano l'arena, a piedi o in barella, senza aver fatto davvero molto. Ma non è certo che sia sempre così. In seguito alla perdita di Goa, colpo grave al. prestigio di Salazar, fu indetta dal governo un'adunata popolare di protesta, che è stata sospesa cautamente dopo i fatti di Beja: riunire tanta folla in piazza, sarebbe provocare l'incontro decisivo. tili... Nella migliore delle ipotesi, troviamo fra noi solo il paternalismo padronale... E' fatale che il mondo operaio veda nello Stato l'alleato del padrone... Dobbiamo esser franchi e persino brutali: il corporativismo portoghese, come già gli altri del passalo, è stato un mezzo per spogliare gli operai del diritto naturale di associazione... Come vescovo, sento la tremenda responsabilità del domani ». Dopo questa lettera, a mons. Ferreira Gomes fu consigliato di compiere un viaggio all'estero e non gli è stato più concesso di tornare nella sua diocesi, della quale è ancora titolare, pur essendo stato nominato un amministratore apostolico. Si inaugurava l'epoca dei « gesti » dimostrativi. Il IX marzo '59 il governo sventava il primo tentativo di assalto a una caserma di Lisbona, organizzato da giovani ufficiali e cattolici di sinistra. Nel gennaio '61, il cap. Enrico Galvao s'impadroniva per una settimana del transatlantico Santa Maria, ribattezzandolo Santa Liberdade e denunciando al mondo le condfaioni del Portogallo. Nell'aprile il gen. Butelho Moniz, allora ministro della Difesa, chiese al presidente Tomaz di sostituire Salazar, tempo cinque giorni: Salazar destituì lui e assunse anche il dicastero della Difesa, epurando l'esercito. Salazar aveva bisogno di un plebiscito: in vista delle elezioni di novembre, veniva concesso alle opposizioni di presentare liste di candidati per l'elezione dei 130 membri del Parlamento, ma il governo invalidò otto candidature tra le 66 della < fronda » (quelle del Mozambico, dove gli anti-governativi contavano sulle più concrete possibilità di successo), cosicché anche nell'ipotesi peg-. giore la maggioranza non sarebbe stata rovesciata. Quindi la propaganda dell'opposizione fu limitata da un interminabile elenco di divieti (era proibito anche criticare le istituzioni salazariane), al punto che gli antigovernativi ritirarono le proprie liste. Alla vigilia del voto, gli amici di Galvao s'impadronirono di un aereo partito da Tangeri e inondarono Lisbona di manifestini che il¬ Alberto Ronchey