Abolito ii dazio arni vino

Abolito ii dazio arni vino Abolito ii dazio arni vino Ora i viticoltori protestano per la denuncia obbligatoria Le nuove norme riguardanti l'attuazione dell'abolizione dell'imposta di consumo sul vino, sancite dal Decreto presidenziale 14 dicembre 1961 n. 1315, hanno provocato un'immediata vivace reazione da parte di autorevoli parlamentari molto vicini ai produttori agricoli e da parte delle stesse massime organizzazioni degli agricoltori. Ne ha già data notizia La Stampa di ieri, e ad essa rimandiamo senza ripeterci. E' questa una nuova dimostrazione della difficoltà di accontentare i maggiori interessati, anche qtiando si vuole operare in loro favore. Quali sono infatti i punti di maggiore contrasto? Quelli concernenti la denuncia obbligatoria, da parte di coloro che provvedono alla trasformazione delle uve o dei mosti in vino, dei quantitativi ottenuti in ciascuna annata, e distintamente, delle giacenze di quelli delle annate precedenti, con l'indicazione delle caratteristiche e del grado alcoolico di ciascuna partita. Per evitare denunce inesatte, o, comunque, frodi relative alle suddette disposizioni, vengono previste severe sanzioni: dal sequestro delle eccedenze rispetto alle quantità denunciate (ritenute, quindi, di una origine illecita), alla presunzione di vendita in evasione all'imposta generale sull'entrata dei quantitativi risultanti inferiori a quelli che figurano nei registri di carico e scarico degli uffici delle imposte di consumo, sui quali vengono annotate le singole denunce. Inoltre, nessun privato consumatore potrà ottenere la prescritta bolletta d'accompagnamento per trasporti di vino, se non dietro presentazione del titolo in base al quale ne è ve nuto in possesso. Era facile prevedere che queste disposizioni avrebbero destata una spiacevole sorpre sa in tutti coloro che, con la tanto invocata abolizione, del dazio sul vino, speravano scomparissero tutti gli intralci alla libera circolazione di que sta popolarissima (e tuttora, a Dio piacendo, preferita) be vanda della maggior parte degli italiani. Purtroppo, il vino rimane un « vigilato speciale ». Potremo consolarci pensando che ciò non avviene solo in Italia, ma anche negli altri paesi vinicoli: a cominciare dalla Francia. Perché, dunque? I perché sono molti, non uno solo. Anzitutto, quello di evitare la moltiplicazione fraudolenta del vino: di quello che è l'autentico figliolo della vite. Ci sono bensì leggi speciali contro le frodi: ma, senza un controllo all'origine (e nemmeno più quello del dazio), non basterebbe un esercito di controllori! E sono proprio i viticoltori a reclamare a più alta voce che si mettano alla gogna coloro che, con più o meno sapienti miscugli, riescono a perpetuare il miracolo delle nozze di Canaan. Ma la denuncia obbligatoria della produzione può permettere (ben inteso, se leale) di conoscere, a pochi mesi dalla vendemmia, qual è stata la reale produzione dell'annata (in Francia, dove tale denuncia vige da lungo tempo, prima del 31 dicembre di ogni anno lo si sa in modo preciso: da noi i dati ufficiali sono resi noti... dopo otto mesi!). E non basta. Per fornire agli operatori del mercato vinicolo elementi sicuri su cui basare acquisti e prezzi, è necessario un altro dato: quello delle giacenze (i cosiddetti stoclts ftrtllgtSlddei Affermano che il dover riferire agli uffici competenti le quantità di uve e mosti da lavorare intralcia il commercio del prodotto - Il provvedimento, attuato in Francia e altrove, ha lo scopo di impedire le sofisticazioni francesi) di vini delle vendemmie precedenti. Questo problema della valutazione degli stocks è cosi serio, da avere costituito uno dei temi all'ordine del giorno dell'ultima Sessione plenaria dell'Obice International de la Vigne e du Vi»?, svoltasi nel settembre scorso a Parigi (alla Sorbonne): e ne fu egregio relatore per l'Italia il dottor C. Marescalchi. Egli concluse riconoscendo « l'importanza fondamentale di tale valutazione per un Paese come il nostro, che occupa una posizione cosi preminente nel quadro della produzione vinicola mondiale», potendo e.-;.--a < orientare, anno per anno, i lineamenti della politica vinicola a breve termine, mentre queila relativa a più lunghi periodi, diviene elemento di base per l'assunzione degli indirizzi a lungo ternine». Egli ammise — né poteva fare altrimenti — che trattasi di un problema non semplice, che va approfondito nei suoi riflessi indubbiamente pncdcpnvrab■iiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiMimiiiiiiiiniiiiiiiiiiitiii Con un reddito positivi, cosi come in quelli negativi. Ma giustamente ricordò che anche questo è uno degli elementi essenziali per il coordinamento graduale delle politiche viti-vinicole dei vari Paesi della Cee: quel coordinamento che è oggi — sul più vasto piano della politica agraria generale — sul tappeto alle assise di Bruxelles. Bastano, crediamo, questi brevi cenni (ma l'argomento richiederebbe un ben più ampio sviluppo) per far comprendere come non si possa senz'altro concordare sull'opposizione che s'è manifestata contro talune delle fondamentali disposizioni del nuovo decreto. Esse potranno venire perfezionate; in un primo tempo si dovrà, ovviamente, usare una ragionevole tolleranza; ma non si cerchi di buttare tutto all'aria... a rischio di compromettere quelli che sono 1 veri interessi della viticoltura e dell'enologia nazionale. Giovanni Dalmasso iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiHN annuo salito a un

Persone citate: Canaan, Giovanni Dalmasso, Vigne

Luoghi citati: Bruxelles, Francia, Italia, Parigi