La tragedia dei clandestini

La tragedia dei clandestini La tragedia dei clandestini finirne ilei «Salto della morie » (Dal vostro inviato speciale) Fonte S. Luigi, 3 gennaio. C'è ancora chi muore nel tentativo di passare clandestinamente all'estero: i gendarmi di Mentono hanno trovato il cadavere di un giovanotto di venticinque anni, Mario Trambusti, fiorentino d'origine, precipitato dal «salto della morte > (che non è il « passo della morte », un valico chiuso da dieci anni) parecchi giorni prima di Natale, mentre si avviava in Francia eludendo il controllo di frontiera. Il fatto desta maggior pietà, dopo un primo moto di dubbio (sembra incredibile il passaggio clandestino di una frontiera quando basta la semplice carta d'identità), pensando alle diverse e comode strade che si possono scegliere quando si vuole entrare in Francia dall'Italia essendo sprovvisti di documenti, oppure volendo evitarne il controllo. Il giovanotto, ottantasettesima vittima del « salto della morte », aveva addosso una carta d'identità; evidentemente non / volle usarla per un espatrio' regolare, per chissà quali motivi. Ebbene, senza rischiare la vita, poteva andarsene in Francia passando lungo la scogliera sotto Ponte San Luigi, tutt'al più facendo una brevissima nuotata, come tanti hanno fatto in passato. Poteva anche andare con una barca: in mare non c'è nessun controllo, e all'arrivo a Mentone non c'è controllo di giorno né di notte. Nei mesi estivi infiniti motoscafi e battelli di ogni genere passano dall'Italia alla Francia e viceversa senza nessun accertamento sulla provenienza e la nazionalità degli equipaggi. - Il giovanotto caduto nel burrone del « salto della morte » non conosceva probabilmente queste più sicure e comfede possibilità. Probabilmente, come gli ottantasei clandestini che l'hanno preceduto in quel baratro, era stato raggirato dalla peggiore specie di criminali che si possa immaginare, quella che ancor oggi sfrutta il timore dell'italiani primitivo di fronte al terribile mito della frontiera e del passaporto. Molti di quelli che sono morti nel tentativo di passaggio clandestino in Francia non avevano nulla da nascondere alla polizia. Erano semplicemente sprovvisti di carta d'identità o di passaporto. Procurarsi questi documenti per l'italiano medio è cosa da nulla. Ma nei paesi più arretrati e avviliti dalla miseria significa affrontare il calvario della burocrazia, col timore di inquisizioni da parte di autorità eempre ritenute minacciose od ostili. Non è facile per l'italiano povero e disoccupato conqui stare il passaporto: se non si dimostra di aver quattrini suf fidenti per potersi consentire un soggiorno all'estero come turisti, se non si ha un regolare contratto di lavoro, le autorità di polizia non danno il do cumento per l'espatrio. Quanti disoccupati delle regioni più povere possono dimostrare di essere danarosi turisti? Né tutti quelli che vogliono emigrare riescono a procurarsi un contratto di lavoro all'estero, I più sprovveduti trovano però immancabilmente un protettore che dice: «Ci penso io». E, presi per mano dai criminali che promettono un espatrio « senza grane », con tro somme altissime, si avviano al Nord. Molti finiscono a Ventimiglia, col miraggio della Francia. La Francia è a due passi facilmente raggiungibile. Ogni giorno migliaia di italiani ve nuti dal Sud passano il confi ne per lavorare a Mentone o nel Principato di Monaco vanno alla mattina, alla sera tornano alle loro abitazioni di Ventimiglia o di Vallecrosìa, spesso salutati con un semplice cenno dal gendarme francese o dal carabiniere itali a no. Ci sono ragazzini che abi tano in territorio italiano e vanno a scuola in Francia, massaie francesi che vengono a fare la spesa quotidiana in Italia. Ma l'ingenuo pover'uo mo preso sotto la protezione dei criminali che promettono l'espatrio clandestino non sa che basterebbe un po' di te nacia e di pazienza per assicurarsi lavoro oltre frontiera e conquistare i documenti che consentono un tranquillo passaggio a tutti gli altri. Si affida ai criminali che lo conducono al « salto della morte ». Il « salto della morte », in realtà, non è un-cammino ben definito. E' un burrone, in territorio francese, cui si arriva percorrendo diversi sentieri L'itinerario comincia da Grimaldi, il villaggio aggrappato alla collina a meno di un chilometro da Ponte San Luigi Si lascia la via Aurelia poco dopo '. L:i Morsola » e si sale fino a Grimaldi Superiore. La rotabile finisce, comincia una mulattiera che corre a circa duecento metri di quota La mulattiera si spezzetta in molti sentieri, che corrono sulle altissime rocce visibili da Pon te San Luigi Chi leva in alto gli orchi dal piazzale della dn gana vede sulla sommità della parete rocciosa una piccola costruzione: è una rasermetta della Guardia di Finanza Die tro la casermetta si "iiò Imma ginare il percorso seguito dai clandestini. Da quelle rocce Oggi per varcare la frontiera spesso gli emigranti preferisc con la Francia basta la carta d'identità - Ma troppo ono la insidiosa via dei monti sopra Ponte San Luigi altissime si scende nella fenditura che è alle spalle di Ponte San Luigi, ancora in territorio italiano, si risale su un bastione roccioso: a picco, verso ponente, sono le prime case di Mentone. Ma per scendere a Menone si devono conoscere perfettamente le difficoltà dei passaggi, compiendo vere e proprie acrobazie. Un inesperto finisce facilmente nel baratro. I criminali che avviano i clandestini a quel passaggio lo sanno, e, per giunta, li avviano di notte. Perché non si mette fine in qualche modo a questo stillicidio di morti nel burrone di frontiera? Perché non è facile, rispondono le autorità italiane. Anzitutto, il « salto della morte » è in territorio francese: i nostri vicini hanno promesso da tempo di illuminare lo strapiombo con potenti proiettori e di porre cartelli di ammonimento in diverse lingue, ma i loro lavori sono soltanto avviati. Da parte italiana ci sono pattuglie di finanzieri con cani poliziotti, ma a quanto pare non bastano. Sbarrare il cammino? Ci vorrebbe una siepe di filo spinato lunga oltre un chilome tro e molto profonda per bloc care tutti i sentieri che conducono al « salto » francese. In queste faccende l'Amministrazione statale è molto parsimoniosa: pare che la siepe di filo spinato sia stata ritenuta troppo cara. C'è un progetto del Genio Civile per qualche lavoro del genere. Se, per contenere la spesa, si facesse un'opera monca, si sprecherebbe il danaro pubblico senza salvare quei poveretti che ancor oggi trovano nelle frontiere un ostacolo da sormontare con pericolo della vita. Mario Fazio Dieci donne ferite nell'urto fra una corriera e un camion (Nostro servizio particolare) Brescia, 3 gennaio. (a.) Uno scontro fra una corriera e un autotreno, avvenuto alla confluenza delle strade di Urago e di Pontoglio, sulla Padana Superiore, ha provocato nel pomeriggio di oggi il ferimento di una decina di persone, quasi tutte aiiiiiiii>iiiiii(iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiifiii)iiliiiiiiiiii donne, che sono ora ricoverate all'ospedale di Chiari. La corriera, guidata dall'autista Luigi Piantoni di 34 anni, da Chiari e l'autocarro, pilotato dal proprietario Giuseppe Marzolari di 28 anni da Marsaglia (Piacenza), si sono scontrati mentre si dirigevano verso la strada Padana, presumibilmente perché ognuno dei due conducenti ha scorto l'altro all'ultimo momento, a causa della scarsa visibilità. Per rimuovere i due veicoli danneggiati è stato necessario l'intervento di grossi autocarri. • All'ospedale sono state ricoverate otto persone, Lucia Ferrari, di 51 anni, Piera Garatti di 11, Domenica Garatti di 57, Luigi Garatti di 57, Pierina Begni di 26, Santina Arrighetti di 19, Rosa Bolli di 20 e Lucrezia Ghidini di 47 anni. Quasi tutti i ricoverati sono stati giudicati guaribili in un mese. Due altre passeggere sono state soccorse dai conducenti di auto di passaggio nilllllllllItlItllllllllItllIlllMIIIItllllMinilllllllll Conclusa do