A Parma, gloriosa città di Verdi e Toscani». di Gigi Ghirotti

A Parma, gloriosa città di Verdi e Toscani». A Parma, gloriosa città di Verdi e Toscani». Hessnna pietà per i cantanti che sbagliano anche se sono famosi come Maria Callas Nessuno vuole più esibirsi al Teatro Regio, giudicato una vera "fossa demaestro Basile non riesce più a trovare un sostituto al tenore Bondino, f di cemento. L'ultimo libro de-.mdicato alla città è uscito ieri in vetrina con un titolo affettuoso e malinconico, Cara Parma, ed è il libro di un fotografo, Carlo Bavagnoli, il cui obiettivo ha cercato le immagini di questa città che rovina giorno per giorno, con sofferenza, bruciando nel rogo un portale, un cortile, una stradacela, una osteria, la malinconia delle memorie. Resiste il Regio, resiste la passione ottocentesca per il melodramma Altrove sorgono ì circoli intitolati a Mina, a Milva, a Nilla Pizzi, e si fischiettano per le strade i ritmi del juke-box. Qui per le strade si fischietta «Afercé cigno gentil »; il circolo « Arturo Toscanini» raduna duecentocinquanta tranvieri canori; la società « Giuseppe Verdi » addestra manovali e artigiani a formare cori dell'Aida e della N'orma. Questo è il mondo da cui nasce la folla dell'implacabile « loggione », che con quattrocento lire di biglietto si compera il diritto di vita e di lagiborefasuil blmNl'inochrea fiaSenofintodetaroritadaviMT sanna, di Parigi. Sei mesi fa. quando firmò il contratto per la stagione di Parma, entrò in crisi. Non dormiva più; era tanta la paura che dovette cominciare a curarsi con gli astringenti, « E che cosa volete che renda un artista che si presenta in questo stato d'animo? Bondino — ci dice si maestro Basile — ha dato un quarto dì quello che poteva dare. Ma questo non giustifica le accoglienze che ha ricevuto. Il pubblico di Parma deve sapere che se gli artisti saranno sempre trattati a questo modo non ci sarà più nessuno che vorrà venire al Regio ». Tutto cambia, anche Parma si trasforma. Dietro il velario della nebbia è difficile ritrovare intatti gli angoli delle vecchie strade, Anche il più antico degli alberghi cittadini, il «Principe» che per decenni ospitò i principi dei « do di petto», i re della bacchetta, le regine del gorgheggio, anche il «Principe» cade, proprio in questi giorni, stritolato nella morsa delle nuove costruzioni (Dal nostro inviato speciale) Parma, 2 gennaio. Fu al quarto atto, quando Violetta, consunta dalla tisi, riceve la visita di Alfredo e, dice il sunto ufficiale, * i due si stringono e rinasce in Violetta la speranza di guarire, di vivere con il suo, amore >. Era lì che il « loggione » aspettava il tenore. Lo aspettava, come una lepre alla tagliola, sul Parigi o cara. L'assessore alla Pubblica Istruzione Giuseppe Negri, farmacista, aveva già sentito serpeggiare un brontolio sinistro tra il pubblico, all'inizio del primo atto, quando il tenore, Ruggero Bondino, aveva attaccato il Croce e delizia. Poiché per la prima volta nella storia del Teatro Regio la stagione lirica, quest'anno, la organizza il Comune, l'assessore Negri presagì tempesta, per sé e per la Giunta. Nessun pubblico, in Italia, coltiva l'amore per il melodramma con fedeltà tanto gelosa quanto quello di Parma; ed è un amore intransigente, che non perdona. Basta un attimo d'incertezza, il gorgogliare di un po' di saliva nell'ugola della primadonna, 10 smorzarsi di una nota nella strozza di un tenore, un falsetto dove ci si aspettava il piano erompere della voce, un « a solo » incominciato fuori tempo; basta un nonnulla per suscitare l'uragano nella città di Verdi e di Toscanini. L'assessore Negri, dunque, se la filò via dal palco delle autorità prima che fosse finito il Parigi o cara e si rifugiò nel salottino riservato del retropalco. Si mise lungo disteso sul divano settecentesco foderato di vecchio raso, gli occhi chiusi, i due pollici premuti sulle orecchie, e stette ad aspettare. « Dopo un poco — racconta — arriva un inserviente con gli occhi fuori dalla testa: ■ "Hanno beccato il tenore!" "Ma no!", dico. "Venga a vedere che roba! " >. L'assessore balza in piedi, ripiomba in sala e vede la platea e i palchi in rivolta, il « loggione > fuori della grazia di dio, 11 tenore che scappa dietro le quinte, il soprano Rosanna Carteri che brancola sul proscenio come un fantasma. « Torna alle tue greggi! >, urla il « loggione ». « Sei un tenore da gorgonzola! Vai a cantare a Casalpusterlengo! », ■propongono i più moderati. Lo spettacolo finisce fra gli improperi ed i fischi, con le belle donne che sfollano verso il foyer. In qualche modo cala il sipario. Il tenore infortunato si è rifugiato nel camerino. Bussa il buttafuori, Guareschi: « Signor Bondino, non si scoraggi. Da trent'anni sono qui al Regio e gli artisti, anche i più famosi, li ho sempre visti trattare a questa maniera! ». « Gliela faccio sentire io, a quelli di Parma, come si can ta il Parigi o cara.'», piange 10 sventurato Bondino. « Lo spettacolo è finito, bisogna presentarsi alla ribalta », grida il maestro Arturo Basile, direttore d'orchestra. Ma Bondino è più morto che vivo: lo sollevano di peso, macchinisti e comparse. La traslazione del tenore avviene sotto il grandinare del fischi e degli urli del « loggione » inferocito, tra gli applausi di consolazione dei palchi e della platea. Tutto queste è capitato a Parma, non tront'anni fa, non in un teatro qualsiasi, ma il 28 dicembre 1961 al Teatro Regio, splendente d'oro e di luci, ornato di fiori, gremito di eleganze. Il Regio è un tempio tra i più illustri del melodramma, ma un tempio vivo, con i nervi scoperti, gli orecchi tesi ed esigenti, gli umori difficili ed imprevedibili. Particolarmente è il « log gione », il « granaio », come di cono a Parma, che decreta il successo o il crucifige agli eroi del bel canto. La notte del 28 dicembre, il tenore Bondino curò di non farsi nemmeno vedere alla stazione. Dileguò. Scomparve da Parma. L'hanno rintraccia to al telefono, l'altro ieri, a Roma dove è scritturato al Teatro dell'Opera per sostituì re il famoso Di Stefano. « Signor Bondino, noi lo aspettiamo a Parma per la seconda della Traviata'. ». <A Parma mai più, neanche in fotografia! ». Guardiamo la fotografia del tenore Ruggero Bondino, nelle pagine patinate del programma ufficiale: i capelli neri, ondulati, un sorriso fidente, le guance rotonde, il fazzoletto di seta bianca che spunta dal taschino. Meritava 11 trattamento gladiatorio che Parma gli ha riservato? Da Padova la primadonna Rosanna Carteri gli ha giocato un brutto tiro. Visto che il pubblico era stato indulgente con lei, ha dichiarato di sua soddisfazione la serata di Parma, aggiungendo che il suo partner « non era preparato » all'esame del palcoscenico del Regio. Era preparato Ruggero Bondino o non era preparato? Altri interrogativi attanagliano lo spirito del nostro tempo. A Parma, di questo soltanto si discute, nelle case, nei ristoranti, nei caffè, sulle piattaforme dei pullman. Da alcuni anni — ci spiegano — il teno re Bondino non fa che raccogliere successi: lo applaudono i teatri di Montecarlo, di Lo¬ Breve incanirò con la prese i leoni" - Per la "seconduggito dopo un'indicibile morte su uno spettacolo. Sotto la neve, nel freddo, nella pipg già, fanno coda davanti al botteghino per giornate intere. Poi, quando arriva la sera fatale, ec-joli lassù, pigiati sulle panche, nel buio, sotto il soffitto. « E' indubbiamente un .pubblico di grande sensibilità musicale — dice l'assessore Negri — ma esigente fino all'inverosimile. Quando un tenore affronta l'acuto, gli orchestrali cominciano ad alzare gli occhi dallo spartito ed a guardarlo. Il teatro sta col fiato sospeso. E' un momento. Se, dio non voglia, la nota non esce come dovrebbe, è il finimondo ». Il Regio di Parma si è fatto fama di essere una « fossa del leoni »; gli sventurati cantanti ne escono con le ossa rotte, e non soltanto gli oscuri. Beniamino Gigli, che cantava nella Gioconda, si sentì dare del bagolone e scappò via di corsa E Ciniselli nel Mefistofele? Era allievo di Toscanini, veniva dalla Scala: ntatrice di Va a" della "Traviata", il gazzarra del pubblico alla Scala erano appiedai, a Parma fischi. Lo stesso capitò al tenore Monti: alla Scala applausi, al Regio fischi. Furono disarcionati, a Parma, il tenore Lugo, nel colmo della carriera, nella Bohème che era il suo cavallo di battaglia, e Maria Callas nel '52, nella Traviata. Non si salva nessuno, beccano Bondino come Filippeschi, Malipiero, Bergonzi, Gloria Davy, Fedora' Barbieri. Il baritono Marchesini fuggì prima ancora della prova generale, e così capitò al Poggi che doveva cantare nel Rigoletto. Nel '54, a Vittorio De Santis fallì una nota nelVOtello: l'infelice rispose ai fischi facendo corna al « loggione ». Si dovette chiamare la « Celere ». Così, adesso, il maestro Basile sfoglia l'albo dei tenori e 11 chiama affannosamente al telefono: « Sareste disposto a venire a Parma per la seconda della Trauiafa? ». «A Parma? Grazie tanto, non fumo ». Gigi Ghirotti tnnanile sera