I ministri del Mec riuniti a Bruxelles decidono nella notte di rinviare le sedute di Sandro Volta

I ministri del Mec riuniti a Bruxelles decidono nella notte di rinviare le sedute in pericolo t9integrazione eeonomien dell'Europa I ministri del Mec riuniti a Bruxelles decidono nella notte di rinviare le sedute Motivo: la Francia ha ritirato l'adesione alla seconda fase del Mercato Comune, che doveva iniziare il 1° gennaio - Parigi esige garanzie sulla politica agricola; l'accordo sembra impossibile - Il 29 dicembre si tenterà un compromesso « in extremis » (Dal nostro corrispondente) Parigi, 23 dicembre. Al Quai d'Orsny si commenta con un certo imbarazzo la decisione presa alle 3 di stanotte a Bruxelles dai sei ministri del Mercato comune europeo (Italia, Francia, Germania Occidentale, Belgio, Olanda e Lussemburgo) di aggiornare al 69 dicembre le loro riunioni, decisione che è la conseguenza della posizione presa ieri dal Consiglio dei ministri francese. Si fa osservare che l'accordo sui problemi agricoli può ancora essere raggiunto entro il 1° gennaio, data prevista per l'entrata in vigore della seconda tappa del trattato di Roma, però è una possibilità che nessuno prende sul serio. Il rinvio della notte scorsa è dovuto all'intransigenza dei ministri francesi, Couve de Murville e Pisani, i quali si sono opposti alla dichiarazione dei Sei, secondo l'articolo 8 del trattato, che l'< essenziale, degli obiettivi previsti per la prima tappa è stato raggiunto> e, per conseguenza, si può passare alla seconda. Tutte le altre delegazioni, e in particolare la tedesca e la belga, erano favorevoli a que¬ sta dichiarazione, ma le loro insistenze non sono riuscite a smuovere i delegati francesi. L'intransigenza di Parigi viene giustificata con l'affermazione- che, una volta superata la seconda tappa, la Francia non disporrebbe più dei mezzi di pressione per difendere i propri interessi; il voto all'unanimità del Consiglio non è infatti più necessario per passare alla terza e ultima tappa del Mercato comune. Al Quai d'Orsay si afferma pure che è necessario che l'accordo fra i Sei sia completo prima di iniziare le trattative con la Gran Bretagna per la sua entrata nella Comunità economica europea. In contrasto con l'imbarazzato riserbo ufficiale, amplissimi sono invece i commenti ufficiosi. Il giornale governativo Paris Presse, infatti, in un titolo su tutta ia prima pagina afferma stasera: €Bloccar.do il passaggio alla setonda tappa del Mercato comune, Dcbró si batte per i suoi contadini ». Come se rispondesse a una parola d'ordine, anche il giornale afferma che tutte le possibilità di accordo non sono ancora svanite, ma lo fa in termini che sembrano lasciare poche speranze sulle sorti del Mercato comune. « L'Europa non è morta — pubblica infatti nel suo editoriale. — La Francia ha ottenuto stamani una sospensione di qualche giorno prima della sentenza finale che rischiava di condannare il Mercato comune ». L'articolo, che ha tutta l'aria di essere ispirato, sembra indicare che la presa di posizione del governo francese non riguarda soltanto i problemi agricoli, ma è rivolta contro la stessa esistenza del Mercato comune. <Se i Sei — scrive — non riuscissero a mettersi d'accordo avanti il 1° gennaio, tutto il Mercato comune sarebbe condannato perchè una unione puramente industriale, nella quale ogmino si disinteressasse della sorte degli agricoltori, sarebbe impossibile ». Non sappiamo sino a che punto il governo francese intenda sostenere la tesi del giornale ufficioso, ma in certi ambienti si crede che questo sia davvero il punto di vista di Michel Dcbré. In tal caso, poiché non è verosimile che l'accordo sui problemi agrico- li, impossibile finora, venga miracolosamente raggiunto fra il S9 dicembre e il 1° gennaio, bisognerebbe credere che la condanna del Mercato comune è ormai irrevocabile e prevederne sin da questo momento le gravissime ripercussioni sull'economia dei paesi dell'Europa occidentale. Oltre che alla difesa degli i7iteressi economici in questione, l'ostilità del Primo Ministro francese al passaggio alla seconda tappa del Mec, sembra d'altronde dovuta alla sua vecchia avversione contro qualsiasi procedimento di integrazione europea. E' lo stesso Paris Presse che lo lascia capire. Dopo aver ricordato che la seconda tappa dovrebbe durare dal 1962 al 1965, il giornale scrive infatti: « Ora, nel corso di questa tappa, le decisioni del Consiglio dei ministri europei concernenti il ravvicinamento delle legislazioni sociali, fiscali, ecc. saranno prese a maggioranza e non più all'unanimità. Ciò vuol dire che un j>aese, al quale una decisione non piacerà, non avrà più il potere di opporre il suo veto ». Sandro Volta

Persone citate: Michel Dcbré, Pisani