Il missionario e il giocatore di hockey
Il missionario e il giocatore di hockey Il missionario e il giocatore di hockey Breve colloquio con il quinto figlio del sindaco aw. Peyron - «Avevo già scelto la carriera diplomatica, ma all'improvviso è venata la chiamata » - Come è stata accolta la notizia in famiglia? - Risponde Pier Andrea, lo sportivo — Dottor Peyron, come si fa a diventare missionari? — E' semplice. Si presenta una domanda in carta libera, un certificato di buona condotta e dopo qualche giorno si lascia la vecchia vita e se ne comincia una nuova. — Senza rimpianti? — Senza rimpianti. Il colloquio si svolge nella casu generalizia delle Missioni della C Consolata. Francesco Peyron ha lasciato la sua casa quindici giorni fa. E' ancora in abito borghese, un completo grigio di ricercata eleganza. L'ultimo ricordo di una lieta e brillante vita di società: laureato in legge a 23 anni, la scorsa estale, Francesco Peyron aveva già scelto la sua carriera. Quella diplomatica. — Ho sempre fatto una vita di inondo. Ma quando uno ha una profonda fede religiosa, viene il momento in cui capisce che anche diventando, che so, un Yuri Gagàrìn, il suo spirito non sarà saziato. Come premio per la laurea, uno zio gli aveva offerto un lungo viaggTo in Africa. Quasi negli stessi giorni, gli giunse una borsa di studio per un corso di specializzazione sul problemi internazionali, in America. Francesco Peyron scelse l'Africa, con un proposito già ben chiaro: visitare le missioni del Kenia, del Tanganika, del Sudan, farsi un'idea reale della vita a cui si sentiva attirato. — Ebbi, avvicinando le popolazioni più arretrate, il senso miracoloso della facilità con cui riescono ad afferrare la più profonda delle verità teologiche, l'idea di Dio. Questo, e altri segni che preferisco non rivelare, mi fornirono l'evidenza della chiamata. Qualcosa di ineffabile, che non si può paragonare a nessun altio pentimento, se non, forse, all'a|nl0re, Per i genitori, la decisione di Francesco non è stala una sor Dresa n nglio li aveva sempre presa voluli partecipi dei suoi pensieri, delle sue scelte. I sei fratelli, invece, ebbero la notizia solo Illa vigilia della partenza di Francesce. Erano a tavola, il padre benedisse come ogni giorno il cibo, poi, con voce grave, annunciò che Francesco li avrebbe lasciati l'indomani. Come è stato accolto l'annuncio" I figli dell'avv. Peyron sono spigliali, intraprendenti, sportivi. 11 primogenito Emanuele, 28 anni, e il quartogenito Michele, 23 anni, entrambi laureati in legge, prediligono il calcio. Il secondogenito Ettore, 27 anni, anch'egli dottore in giurisprudenza, lo sci e il tennis. L'ultimogenito Giampaolo, 16 anni, studente al liceo classico « Cavour », il nuoto e l'atletica. Maria Immacolata, 24 anni, studentessa di lingue, 11 lennis. Ma, in famiglia, il « professionista» dello sport è il sestogeniio, Pierandrea. Ha diciotto anni, sta per conseguire il diploma di ragioniere all'Istituto Somtneiller, pratica uno sport rude e dinamico, il disco su ghiaccio. Da due anni milita nella squadra dell'Hockey Club di Torino, si è fatto apprezzare per la vivacità, lo spirito agonistico. E' forse, per indole, il più diverso da Francesco. Per regola di contrasto, spettava a lui essere il portavoce delle impressioni del fratelli: — Certo — ha risposto — se pensiamo che non vedremo più Francesco per molti anni, che andrà a vivere lontano, ci dispiace Ma siamo lieti per lui. E sopratlulto fieri. La vìa che ha scelto è la più ardua, riservata a pochi eletti Da quattrocento anni, ad ogni generazione, c'è stato, nella famiglia Peyron. un sacerdote L'ultimo è il canonico Michele Peyron, mio zio, quello della "moda cattolica". Ma finora, nella nostra generazione, nessuno era stato ancora chiamato. Ora, la vocazione si è rivelata. E la tradizione sarà rispettata. Francesco, laureato in legge, missionario; Pier Andrea, 18 anni, studente e hockeista
Persone citate: Dottor Peyron, Francesco Peyron, Michele Peyron, Peyron, Pier Andrea
Luoghi citati: Africa, America, Kenia, Sudan, Tanganika, Torino
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