Chieste pene da uno a otto anni per i tredici imputali della «penicillina»

Chieste pene da uno a otto anni per i tredici imputali della «penicillina» Chieste pene da uno a otto anni per i tredici imputali della «penicillina» Severa requisitoria del p.m. contro i responsabili dello scandalo - « Sull'alto commissariato alla sanità fu issato il vessillo della leggerezza e forse della corruzione » - « La condanna deve essere di monito a tutti » fNostro servizio particolare) Roma, 12 dicembre. Le conclusioni alle quali è giunto il Pubblico Ministero nel prendere in esame, nella sua requisitoria, le posizioni di coloro ai quali è attribuita la responsabilità dello c scandalo della penicillina > sono state severe. Per tredici imputati il dott. Nicola Pietronl ha chiesto pene per complessivi 52 anni di reclusione. Secondo il P. M., i giudici del tribunale dovrebbero condannare, per peculato, l'ex alto commissario bn. Nicola Perrotti a 4 anni di reclusione e 300 miia lire di multa; l'ex alto commissario on. Mario Cotellessa a 2 anni, 15 giorni di reclusione e 60 mila lire di multa; il prefetto Giuseppe Solimena, già segretario generale dell'Acis a 7 anni e 800 miia lire di multa; il rag. Giovanni Franco, già capo della ragioneria dell'Acis a 8 anni e 6 mes' di reclusione e 1 milione di mu'ta. Per Piero Duceschi e Torquato Ferrari, rispettivamente presidente di sezione' e consigliere della Corte dei conti, accusati di ricettazione e concorso in peculato, è stata chiesta la condanna a 3 anni e 1 mese ùi reclusione, mentre per i funzionari dell'Acis Domenico Minafra, Attilio LoDrestl. Vincenzo Coffari e Vincenzo d'Ambrosio, imputati di ricettaz'one e falso In bilancio, sonò stati chiesti 3 anni, 6 naeai à recl-aione e 300 mila •ire d1 multa Per 11 dott. Arturo Tobia, accusato soltanto di r'cpttazione. il P. M ha proposto 1 anno e 6 mesi di reclusione. E' necessario tenere presente che tutti gli imputati possono beneficiare dt -numerosi condoni. ' che d'mlnuirsnno le eventuali pene di tri o quattro anni. -Il malcostume deeli anni successivi alla fine della guerla — ha detto 11 pubblico ministero — si proietta in questo processo come in uno specchio.L'alto commissariato per l'Igiene e per la Sanità venn« istituito con il proposito di oerseguire nobili sropi ed in parte il suo compito è stato realizzato. Ma vi sono state delle eccezioni per colpa di alcuni burocrati come l'ex segretario generale, prefetto dott Solimena, l'ex capo della ragioneria rag. Franco, l'ispettore dott Caneparia, il dott. Garaci che pensarono di poter fare i propri interessi coni denari dello Stato. I due ex-alt! commissar' onorevoli Nicola Perrotti e Mario Cotellessa hanno finito per essere dei fantocci nelle mani di questi maneggioni; - ma ciò non significa che entrambi siano da ritenersi ugualmente responsabili. Sono convinto della loro dirittura morale e professionale; ma debbo anche ricordare che non si può assumerà la direzione di un alto ufficio senza poi accettarne anche le eventuali responsabilità >.. E che vi siano state delle responsabilità nell'amministrazione dell'alto commissariato il pubblico ministero ha ritenuto di poter fornire la prova indicando numerosi episodi. Per esempio: una volta fu deciso di concedere un premip speciale a tutti i dipendenti, non escluso l'alto commissario, soltanto perché 11 piano per la lotta contro la poliomielite si era concluso con successo. Altro esemplo: l'organizzazione della vendita della penicillina fu affidata a ditte private ' non con il sistema della licitazione, ma con- criteri del tutto personali, sulla base cioè delle amicizie. «La realtà è che — ha sot lolineato 11 P. M. - sull'alto commissariato per l'Igiene e la Sanità fu issato il vessillo della leggerezza, della imprecisione e forse della corni zione E' in questo clima che si è giunti alla costituzione della prima cooperativa. Dalla vendita della penicillina al ricavò un utile di mezzo mi liardo di lire. Si ritenne che fosse un ottimo sistema attribuirsi delle sovvenzioni per la costruzione delle case, per di vidersl questo denaro. E si ri tenne che le sovvenzioni po tessero esse-re giustificate con Il pretesto della lotta contro,la tubercolosi «Una giustificazione meschi na, per non dire odiosa. Oggi non si riesce a trovare, non- ostante le indagini, colui che la trovò adatta alla situazione. E così mezzo miliardo che poteva realmente servire per rendere più efficiente la lotta contro la tubercolosi fini per la. costruzione di alloggi lussuosi che ora hanno un valore oscillante fra i 30 e i 35 milioni di lire ». Dopo questa premessa, tutto il resto' per il P. M! è una conseguenza. Costituita la prima cooperativa con la sov venzione prelevata da fondi destinati a ben altri sconi, ;i sorgere delle cooperative successive fu una necessità alla quale i dirigenti dell'alto commissariato, che si erano già assicurati gli appartamenti, non ebbero più la possibilità di sottrarsi. Numerosi testi moni hanno spiegato quale fosse lo stato d'animo dei dipendenti dell'Acis, che, esclusi dalle prime cooperative, ave vano preannunciato di far scoppiare lo scandalo se non fossero stati soddisfatti. In fondo, seguendo il criterio adottato per sovvenzionare !a prima cooperativa, tutti al l'alto commissariato avevano finito per assumere un diritto alla casa E la prova di questa situazione è data, secondo 11 P. M., dal ricatto, diciamo cosi, che l'ori. Cotellessa fu costretto a subire firmando altri decreti per altri contri buti. Dopo aver ricordato che se non fossero state costruite le abitazioni di lusso la penici! lina poteva essere venduta ad un prezzo inferiore, il P. M ha concluso: « Io vi chiedo, giudici del Tribunale, la con danna di tutti gli imputati perché la vostra sentenza sia di mònito a tutti ». Il processo e stato, rinviato a giovedì. S- S

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