L'impresario accasato d'aver ucciso l'infermiera descrive l'ultimo incontro sulle rive della Bormida

L'impresario accasato d'aver ucciso l'infermiera descrive l'ultimo incontro sulle rive della Bormida Alle Assise di Alessandria una misteriosa vicenda L'impresario accasato d'aver ucciso l'infermiera descrive l'ultimo incontro sulle rive della Bormida « Passai tutta ia sera a consolarla perché piangeva. Poi mi allontanai qualche istante dall'auto e lei ne approfittò per spararsi al capo» - Il tragico episodio avvenne la notte del 28 agosto 1959 • La donna, occupata presso l'ospedale, aveva 32 anni ed era già sposata • La moglie dell'imputato, dopo la deposizione, uscendo abbraccia il marito (Dal nostro inviato spedate) Alessandria, 11 dicembre. Un uomo sconvolto si presentò U «8 agosto '59, all'una e mezzo di notte, alla questura di Alessandria. Con voce rotta dall'emozione disse all'agente di servizio che poco prima, mentre si trovava in auto sulla spanda del fiume BormjSa, la dònna con la gàu-.p»le s'intratteneva si era uccisa con un colpo di pistola alla tempia. Da quel momento ebbe inizio un'aggrovigliata vicenda giudiziaria, che la Corte d'assise di Alessandria sta tentando da stamane di dipanare. Si tratta di stabilire se la morte della donna è dovuta a omicidio, come dichiara l'accusa, o a suicidio, come afferma l'imputato. Entrambe le ipotesi hanno elementi che le convalidano e le smentiscono. Ed ecco i protagonisti del dramma. Lei, Attilia Campagnola, di 32 anni, abbastanza piacente, infermiera all'ospedale, moglie, con una bambina, dell'intagliatore in legno Michele Picchio. Lui, Maurizio Romano, di 37 anni, impresario di pompe funebri, sposato con Renata Baruscottlj a sua volta ha una bambina. Da due anni Maurizio Romano e Attilia Campagnola hanno iniziato una relazione. Pare che entrambi questa volta abbiano perso la testa. L'inizio è stato, potrebbe dirsi, professionale: la Campagnola come infermiera segnala all'amico i decèssi dell'ospedale e così lui interviene tempestivamente presso gli addolorati parenti e si assicura l'affare. Il loro amore procede così tra un funerale e un bacio. Questi spesso hanno per teatro le sponde del Bormida, e per scena la vettura di lui Ma essi s'imbaldanziscono, perdono la prudenza. Attilia di frequente giunge ai convegni con gli occhi arrossati dalle lacrime, piangendo parla di litigi col marito; a sua volta Maurizio deve sostenere aspre battaglie con la moglie, finisce col separarsi da lei. . Il dramma esplode sulle sponde del Bormida la notte del £8 agosto '59. In che cosa esplode, in un suicidio o in un omicidio t Di sicuro c'è l'esplosione, nella notte estiva, entro le pareti di un'auto, d'un colpo di pistola, e una donna che ne rimane fulminata. Ascoltiamone il racconto dalla voce del superstite, e imputato, Maurizio Romano, « Quella sera verso le nove » egli ha raccontato stamane al la corte « c'incontrammo come facevamo ogni giorno in via Bruno Buozzi. Lei era diretta all'ospedale essendo del turno di notte. Piangeva, e io la con vinsi a venire con me. Caricai la bicicletta sul tetto dell'auto e ci avviammo al solito posto sulla sponda del Bormida Passai tutto il mio tempo a cercare di consolarla, lei non riusciva a smettere di piangere diceva che non poteva più, sopportare quella vita. Sarà stata circa l'una quando uscii ci macchina per una piccola ne cessità. Mi allontanai di qual che passo; pochi istanti dopi sentii una detonazione. Mi pre cipitai in macchina. Attilia aveva la testa reclinata da un lato, dalla tempia sinistra le usciva un flotto di sangue. Sul sedile, presso la mano sinistra, emcanscmscsphgtMtmonmtcni p»"* bicicletta corsi in que era la pistola che da qualche mese tenevo nel cassetto del cruscotto per timore di brutte avventure nelle nostre soste notturne. Fuori di me la strinsi, cercai di rianimarla, ma compresi che era morta, e io m'intendo di queste cose. Lasciai tutto come si trovava, chiusi la macchina, e con la stura» Il presidente Araghetti e il pubblico ministero Prosio lo hanno stretto in un giro avvinghiante di domande e di contestazioni. Per quattro ore Maurizio Romano ha sostenuto il duplice attacco, calmissimo, padrone di sé, fornendo a ogni domanda una spiegazione, che poteva non convincere ma che aveva una sua validità. I punti oscuri sono parecchi in questo dramma in cui non è rimasto che un solo pro- tagonista. Sono punti che oc ausa e difesa (questa è affidata agli avvocati Punzo e Fracchia) dovranno necessariamente chiarire. Si farà ricorso alla tecnica e alla psicologia. E a questo riguardo bisognerà rispondere alla domanda del movente. Ne occorre uno che giustifichi l'omicidio e uno che spieghi il suicidio. O'-cc^ munque uno che prevalga sull'altro. Questa è la difficoltà del processo. I testimoni non hanno portato oggi abbastanza luce. Michele Picchio, marito della vittima, ha detto che non sapeva nulla della relazione col Romano, che non aveva mai litigato con la moglie, che mai l'aveva percossa, che lei era di carattere gaio e non aveva alcun motivo per uccidersi. Suor Celeste e suor Leonzio l'hanno descritta malinconica, spesso affetta da mal di testa. Altri parenti di lei hanno insistito sul suo umore gaio. Patetica è stata la deposizione di Renata Baruscotti, moglie dell'imputato. Una signora chiusa in un suo dignitoso dolore, ohe nella tristezza che l'ha percossa ha saputo levarsi nobilmente e perdonare. Uscendo dall'aula, nella quale la sua voce non aveva fatto che lodare-il marito, tentando d'attenuare i torti che indubbiamente egli le aveva inflitto, passandogli accanto le sue braccia non hanno saputo trattenersi, e lo hanno avvinto in una stretta lunga e fiduciosa. Giuseppe Faraci Maurizio Romano ieri in Tribunale ad Alessandria uiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiMiiiiiiiiiiiiiinniiiiiiiiiiiiiiuD La vittima, l'infermiera Attilia Campagnola di 32 anni iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

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