Il serg. Stigliani portava nell'ultimo volo due valige di vestiti per i piccoli negri

Il serg. Stigliani portava nell'ultimo volo due valige di vestiti per i piccoli negri Il serg. Stigliani portava nell'ultimo volo due valige di vestiti per i piccoli negri Nella povera casa di Potenza non resta altro ricordo, delle sue missioni nel Congo, che due quadretti - La madre li accarezza: è tragicamente sola perché il marito, in preda allo choc, non vuol credere alla morte del figlio • t genitori del sergente Paga riceveranno 5700 lire di pensione (Dal nostro inviato speciale) Potenza, 9 dicembre. Quando, con una deviazione sul percorso, per giungere al capoluogo della Lucanie, arriviamo in provincia di Benevento, a Pietrelcina — il paese di Padre Pio — è appena l'alba ma già si nota, intenso, il risveglio del piccolo borgo. Davanti alle casette più di un mulo scalpita mentre vien bardato e caricato con Involti, sacchi e attrezzi per la dura fatica. Questo è un villaggio di pastori e boscaioli. In fondo si vede, bianco di neve, il massiccio del Matese. Il freddo è intenso. L'unica nota di ricchezza su quelle grige catapecchie è un alto, moderno edificio dei Cappuccini con una chiesa tutta marmi, mosaici, affreschi e sculture. La famiglia del sergente Francesco Paga trucidato nel Congo abita in un paio di stanzette al n. 47 del corso Re Umberto. Il padre, Felice, fa il muratore quando può, perché il lavoro manca spesso e perché egli è tormentato da una grave malattia con tratta nella prima guerra mondiale. La madre del sottufficiale, Giuseppa, ha l'età del marito: entrambi sono sessantenni. Ed entrambi sono in condizioni di estremo bisogno. Infatti una loro figliola, Dolores, maritata con un compaesano. Pio Tizzani («Pio» è nome frequentissimo nel Sannio, per devozione verso il frate conterraneo trasferitosi a S. Giovanni Rotondo) se ne è andata a Milano. E soprattutto dopo aver avuto un bambino, Antonello, 1 due giovani sposi con quel che costa la vita nella metropoli lombarda hanno già i loro pensieri. Perciò Francesco era il loro unico aiuto. Essendo egli marconista e volando spesso, riusciva, con la speciale indennità, ad inviare loro ogni mese una somma per il necessario. Adesso tutto ciò è finito. L'amministrazione della Provincia di Benevento ha sì stanziato trecentomila lire ma con la < condizione » che ser vano alle spese per un monu mento di bronzo o marmo. E intanto ai due r.on resta che attendere la lunga pratica della pensione. Allorché sarà conclusa, riceveranno 5700 (di co cinquemilasettecento) lire al mese, cui però lo Stato ns aggiunge altre 3500 ogni trenta giorni appena i genitori (o anche uno solo di essi) supe rano l'età di 65 anni. Nel vedere il pensiero dei lettori del Piemonte e la let tera del Direttore de La Stam pa 1 due non hanno ben capi to. Ma, chiamato dai vicini è accorso il sindaco, < don Pep pino » Masone che è anche farmacista. Egli ha letto il te sto. E quando, dopo l'impiego di tutte le risorse del dialetto locale il loro « primo cittadino » è riuscito a spiegare di che si trattava, essi sono rimasti stupiti. Ancora non credevano. Come mai — sembra¬ vano chiedersi — vi era stata ■ gente che non conoscendoli aveva voluto aiutarli spontaneamente? E il gesto di solidarietà li ha commossi tanto che fra le lacrime e le rozze ma schiette parole di gratitudine la madre ' a voluto mostraci un suo tesoro: l'ultima lettera del figlio. Umiliata dal doversi rivolgere ad estranei per dirgli i suoi sentimenti essa, nonostante 1 capelli bian chi, aveva frequentato un < corso serale per analfabeti > riuscendo finalmente dopo mesi e mesi — ci dirà — «a fare i segni neri sulla carta >. Apre il foglio e legge un brano: < Mamma, ma sai che hai una bella calligrafia? Sono felice di poter finalmente leggere un tuo scritto. Non sono gli anni che contano, se si vuole veramente qualche cosa... Scrivimi sempre, cara mamma, perché così migliorerai: ha' capito? >. I parenti del sergente Nicola Stigliani — che abitano a Po tenza al n. 2 del vico Giuseppe Grippo — sono tre: il padre Vito, la madre Raffaela e uno dei loro sei figlioli, Antonio, che ora è di leva in Aeronautica e dovrebbe partire anche lui. Tre sorelle (Rosa, Ida — trasferitasi in Argentina — e Lucia) sono sposate. L'altro figliolo, Rocco, impiegato all'Ente della riforma agricola per la Puglia e la Lucania, è lui che dirige la famiglia dove la necessità è grande. Infatti il padre, già battilamiera alla Sita, causa una grave forma di nefrite non lavora più da tempo..Era Nicola che, ancora scapolo, mandava avanti la famiglia. Egli era già andato nel Congo tre volte: nell'agosto '60, all'inizio del '61 e nell'ottobre scorso. Prima di ripartire l'ultima volta acquistò indumenti e scarpe da riempirne due valige. La madre gli chiese cosa dovesse farne giacché era celibe e non aveva bambini, mentre in famiglia v'erano otto nipotini. Nicola le spiegò che nel rione dove stava con i suoi amici vi erano tanti e tanti negretti laceri, e scalzi. L'unico ricordo del figlio è rappresentato da due quadri che portò Nicola nell'ultima licenza. Sono acquerelli e raffigurano alcuni selvaggi che con un gonnellino di piume bianche gialle e azzurre danzano nella foresta. Ogni tanto la madre del sergente va vicino a quei quadri e li accarezza. Il marito, colpito da uno choc nervoso, appare sereno e ride spesso senza perché. A Rocco, durante la solenne cerimonia in chiesa svoltasi a Roma presente Gronchi ed i ministri, osservò piano con un furbesco ammiccare: «Ma perché fanno tutto questo? Se i tredici aviatori fossero morti ci sarebbero i corpi, no?». E' convintissimo che il figlio debba tornare. E mercoledì scorso, festa di San Nicola, ricordò ai suoi di spedire il solito telegramma. «Non dimenticate, mi raccomando, sennò Nicola si dispiace ». Crescenzo Guarino

Persone citate: Crescenzo Guarino, Francesco Paga, Giuseppe Grippo, Gronchi, Nicola Stigliani, Pio Tizzani, Sita, Stam, Stigliani