"La battaglia di Legnano,, ha riaperto la Scala in una splendida cornice di mondanità ed eleganza

"La battaglia di Legnano,, ha riaperto la Scala in una splendida cornice di mondanità ed eleganza Inaugurata la stagnane dei massima teatra lirica italiana "La battaglia di Legnano,, ha riaperto la Scala in una splendida cornice di mondanità ed eleganza E' l'anno del Centenario: il melodramma verdiano è stato scelto per il suo spirito «quarantottesco» - L'Inno di Mameli nella sala addobbata con migliaia di fiori - Entusiasmo del pubblico che è esploso in uno scrosciante, lunghissimo applauso L'opera di Verdi e il Risorgimento (Dal nostro inviato speciale) Milano, 7 dicembre. Per volgere un ultimo pensiero al celebrato '61, e ancora riascoltare la lontana voce musicale che più infervorò gli animi al risorgimento nazionale, la Scala ha prescelto all'inizio della nuova stagione il più quarantottesco fra i melodrammi di Giuseppe Verdi, La Battaglia di Legnano. Dicendo: melodramma quarantottesco si rievoca la data della nascita e quanto esso contribuì al momento storico e ne fu il riflesso, e anche si allude alla sua speciale consistenza. Sorto nel tumulto delle passioni, nell'ardente urgenza del parlare e dell'oprare, proruppe talvolta liricamente alto, talvolta clamoroso, immeditato, frammentario, non selezionato, e francamente non bello. Deve, può, l'interprete tentare di truccarlo, abbellirlo? Disperata, vana, anzi illecita impresa. Bisogna conoscerlo, intenderlo quale fu ed è, con i pregi e i difetti, tutti peraltro improntati dalla stilistica proprietà dell'artista, in ogni caso presente. Questo compito e dovere è stato fedelmente attuato nella concertazione, momento maggiore nell'interpretare e nel dirigere, dal maestro Gianandrea Gavazzeni, che sì vivo e giusto e costante ha il culto dell'operistica nostrana. E subito è da nominare, per la parte diremmo insidiosa, qui, oltre che problematica, della regia, la signora Margherita Wallmann: rifarsi a una inscenatura come quella che nel -teatro Argentina piacque al /pubblico romano e a Verdi? £p con smisurato arbitrio aggiornarla novecentescamente? La veduta, lo spettacolo, che, tanto importuni, sono oggi di moda, proponevano alquante perplessità. Saggia, la Wallmann in parte s'è attenuta alle prescrizioni del Cammarano approvate dal musicista, in parte ha tratto dall'epico e amoroso soggetto, dalle espressioni della musica, dalle, cronache del gusto antico, i suggerimenti ner una più efficace rappresentazione. Anche stavolta ha trattato pittoricamente il complesso della visibilità, con riferimento ad eccellenti quadri « storici » o immaginati, con architetture realmente costruite più spesso che finte, con la varietà delle movenze e dei costumi sia del coro, sia delle comparse. Tende, sembra, ad eliminare la dozzinalità nella foggia e nei colori delle vesti del Popolo minuto e del qualificato. I Guerrieri, per esempio, por-' tano divise e scudi che per alcuni particolari, puntualmente illuminati in piena luce o nell'ombra, differenziano non solo le compagnie di questo o quell'esercito, ma anche le minime squadre, geometricamente disposte, ed intente a varie funzioni. Nell'ambiente poi il richiamo al tempo medioevale di Milano, chiese, torri, spiazzi, impalcature di case nuove, palazzi augusti, un ponte levatoio, che, alzato, serve da siparietto, s'alterna all'invenzione di delicati pastelli, la sfumante azzurrità del lago di Como, o cede, come nell'ultimo episodio, il Carroccio a Sant'Ambrogio, a un'apoteosi coloristica e mimica, che più quarantottesca non si immaginerebbe. « Quarantottata », al limite con l'oleografia popolaresca e la coreografia da « grande ballo ». E il '48, nella musica verdiana? Ce n'è quanto e come la musica, aconcettuale, può risuonarne; ora soprattutto enfatica, squillante, vociante, martellante, sussultante, con contrasti violenti di forte e di piano, di timbri, di moti, e così legata alle parole dei personaggi ed appropriata al momento dell'azione; ora temperante la psicologica veemenza e rudezza in arti stìche espressioni, cantante con intimità e caratteriz zante gli opposti o con- cordi sentimenti individuali e collettivi. La natività italiana di questi canti è preclara. Stile, come potenza drammatica. E ciò il Gavazzeni ha interpretato con intuito e proporzione; di ciascuna parte, vocale, orchestrale, ha inteso la naturale pulsazione e temperatura, e mai ha ecceduto nella, tronfiézza déll'prsitória, né Tha attutita. Concertare, si sa, è disciplinare i cantanti, occorrendo anche i divi, all'interpretazione, e, più d'una volta, consigliare la tecnica più addicevole. Il risultato di tale impegno era in questo caso evidente. Il men felice personag gio, quello di Lida, di cui troppo, rare frasi recano il perenne turbamento amoro so e il timore della catastro fe, era incarnato da Anto nietta Stella, che giusta mente primeggia fra le soprano, parimenti pronta al cantilenare patetico e alle sciolte agilità nella gamma limpida uguale in ogni re gistro, precisa nei più alti suoni-e corretta e signorile, senza smania d'esibizione. Designato dall'azione quasi protagonista, Arrigo spesso liricizza la morale purezza e l'eroismo; un buon personaggio verdiano della pri-> ma ora. H tenore Franco Corelli ha appunto i re¬ quisiti necessari, voce estesa e fluente, naturalézza sentimentale, temperamento drammatico, dizione spiccicata; non bandì la mezza voce, meno abusò di effetti stentorei, ma ancora si compiacque di non « classici » portamenti. A Rolando bene s'attagliano la vocalità baritonale, potente, energica, modulata, e la chiara declamazione di Ettore Bastianini; le arie, di rado belle, e i recitativi, spesso vibranti, ne ebbero vantaggi. Non c'era peraltro un so¬ lo cantante cui non sì confacesse la parte, e non risultasse, grazie alla concertazione, armonizzato con gli altri. Nominiamo ancora Marco Stefanoni come Barbarossa, Virgilio Carbonari come Marcovaldo, Silvio Maionica come Primo con¬ sole di Milano, Agostino Ferrin, Secondo console, Antonio Zerbini, Podestà di Como, Aurora Cattelani Imelda, e Rinaldo Pellizzoni Araldo. Così, con i canti di Verdi, s'è concluso il Sessantuno. A. Della Corte Una veduta del «foyer» del teatro: tra le sue pareti sono passati ieri sera vestiti, gioielli e pellicce per centinaia di milioni (Telefoto)

Luoghi citati: Como, Legnano, Milano