Le calcolatrici elettroniche ci dicono il tempo che farà

Le calcolatrici elettroniche ci dicono il tempo che farà li Jpi*imO StM>MMMXMOMMtO «tei MMÈGÉGOM'OiOffi Le calcolatrici elettroniche ci dicono il tempo che farà Per ottenere previsioni attendibili, occorre elaborare matematicamente migliaia di dati giunti da ogni Osservatorio Persino la calcolatrice di Washington (210.000 operazioni al secondo) fatica a compiere un simile lavoro - Finora non esistono strumenti tanto perfetti da indicare se pioverà o farà sole in una piccola zona determinata Prevedere il tempo che farà è sempre stata una grande aspirazione dell'uomo; e lo si capisce, dato che, praticamente, quasi tutte le sue attività dipendono dalle condizioni atmosferiche. Non è quindi da meravigliarsi se, fin dalle età più remote, egli cercò di svelare i misteri dell'aria ricorrendo al metodi più disparati. Chi guardava le stelle, chi la luna, chi gli animali, chi le piante; chi, più saggiamente, si fondava su una esperienza acquisita da secoli. La meteorologia « scientifica » si può far risalire alla invenzione del barometro, cioè alla metà del Seicento; ma per avere dei veri e propri servizi di previsione bisogna lasciar passare altri due secoli. Verso la metà del secolo scorso, in-, fatti, essendo stato inventato il telegrafo, i meteorologi si trovarono in grado di disporre, entro un tempo brevissimo, delle osservazioni meteorologiche estese a grandi regioni della terra. Ed essendo molto diffusa l'idea che nelle zone in cui la pressione è bassa (cicloni) il tempo è in genere cattivo, e dove è alta (.anticicloni) il tempo è invece buono,. s'illusero di aver trovato il bandolo della matassa. Secondo loro, bastava trovare se vi erano, o si sarebbero formati, dei cicloni o degli anticicloni, e determinare come tali, formazioni bariche si sarebbero spostate: il tempo futuro sarebbe stato così individuato senz'altro. Ma ci si accorse, presto che: 1) prevedere la formazione e il moto del sistemi barici non solo non era semplice, ma costituiva di per sé un problemone coi flocchi; 2) il cielo spesso se ne infischiava del barometro: negli anticicloni magari diluviava, mentre non mancavano cicloni in cui splendeva il più bel sole. Dopo vari decenni di tentativi e dì delusioni, si pensò di prendere in considerazione tutti gli elementi possibili, tanto al suolo che in quota, che determinano lo stato dell'atmosfera: pressione, temperatura, umidità, nubi, vento, eccetera. Etabe cosi origine la Scuola Norvegese, che fondò una mio? valtfoWper l'analisj'è fa^AP visione ' del tempo. Secondo questa scuola, due entità meteorologiche erano essenziali: 1 fronti, linee lungo le quali vengono a contatto due masse di aria di diverse proprietà; e le masse d'aria stesse. Sui fronti si generano le perturbazioni cicloniche; lontano da essi si ha, in ogni regione, il tempo caratteristico della massa di aria che la sovrasta. Ancora oggi codeste idee, seppure alquanto modificate negli anni fra le due guerre, stanno alla base della previsione del tempo. Dopo il secondo conflitto mondiale, tuttavia, alla meteorologia è stato imposto un indirizzo diverso, di carattere più strettamente fisicomatematico. Non è facile spiegare al pubblico di che si tratti: diremo soltanto che le principali variabili meteorologiche sono collegate da un sistema di equazioni, derivante dalla idrodinamica e dalla termodinamica, che è teoricamente risolubile; se si riesce a risolverlo — e si può pensare di farlo almeno in modo approssimato — si ha la possibilità di calcolare in anticipo la pressione, la temperatura,, il vento ecc Tale possibilità non era sfug gita ai meteorologi del primo Novecento. Ma essi avevano urtato contro un formidabile ostacolo: i calcoli necessari erano infatti così sterminatamente lunghi, da risultare — in pratica — inutili. Basta pen sare che l'inglese Richardson aveva, giudicato che, per eseguire numericamente e in tempo una previsione di 24 ore erano necessari sessantamila calcolatori ben addestrati. Ne gli ultimi quindici anni, però, opportune modifiche delle equazioni, la introduzione di nuove grandezze, e soprattutto l'avvento delle calcolatrici elettroniche, hanno consentito di attuare quella < previsione numerica » che, sia pure in forma molto semplificata, già si esegue giornalmente presso i principali istituti meteorologici del mondo (e anche in Italia). Per il momento ci si contenta, a un dipresso, di prevedere le correnti aeree al disopra della superficie terrestre, verso i 5000 metri. Sembra poco, ma in realtà è già parecchio, date le relazioni che tali correnti hanno con i fe nomeni del tempo. E non < neanche poco per le stesse calcolatrici elettroniche che, appena si voglia raggiungere una relativa precisione, vengono già impegnate a fondo per quanto alcune di esse sia no potentissime. (Basta pensare che la calcolatrice del Centro Meteorologico di Washington esegue 210.000 addizioni o sottrazioni in un secondo un cbatter di ciglio», regi strando o « leggendo » contem poranenmente tre milioni di caratteri Essa viene alimen tata direttamente coi dati che giungono dalle stazioni meteo rologiche, e traccia automati camente le carte della situa zvqcglftdbprplnTmslmIT—u zione attuale e di quella prevista). Una volta incamminatici su questa via è facile prevedere che, fra non molti anni, si giungerà a un punto tale che le previsioni generali saranno fatte per via interamente automatica, e con elevato grado di attendibilità. Molto probabilmente questo lavoro verrà eseguito, in tutto il mondo, da pochissimi istituti, che metteranno a disposizione di tutti gli altri 1 risultati ottenuti. Con tutto ciò, è ancora troppo presto per cantar vittoria: la previsione locale (se domani, fra le 18 e le 20, pioverà a Torino), che è poi quella che maggiormente interessa, è straordinariamente più difficile di quella generale (se domani sera pioverà sull'Alta Italia); tanto che, nei suoi riguardi, perfino le mostruose calcolatrici elettroniche di oggi si rifiutano di collaborare. Tuttavia non sembra arrischiato pensare che fra qualche decennio questo problema — affrontato forse da punti di vista che per ora non immaginiamo — sarà avviato a una' soluzione sodisfacente. Raul Bilancini

Persone citate: Raul Bilancini, Richardson

Luoghi citati: Italia, Torino, Washington