Hanno paura dì diventar "borghesi.. se perdono la fede negli ordini di Mosca

Hanno paura dì diventar "borghesi.. se perdono la fede negli ordini di Mosca L'INTIMO TRAVAGLIO DELLE GIOVANI GENERAZIONI DEL PCI Hanno paura dì diventar "borghesi.. se perdono la fede negli ordini di Mosca Luigi Longo, reduce dalla capitale sovietica, ha dimostrato d'essere più diplomatico d'un ambasciatore di professione - Ha risposto a tutte le domande, ma non ha detto nulla - «Ho avuto un utile scambio di opinioni con i dirigenti del Cremlino» - Un intervento coraggioso di Rino Serri al Comitato centrale giovanile: «Nell'Urss c'è un ritardo, una contraddizione fra la struttura socialista e lo sviluppo politico» - La linea del partito : dibattiti interni su ogni problema, poi obbedienza assoluta 1 u 1111 [ 11 [ 1 ! 1111 [ 1 u 111111 ! 1 m 11 ri 1:1111:11111111111111 (Dal nostro corrispondente) Roma, 6 dicembre. Dopo dieci minuti di serrate interrogazioni, è apparso chiaro questa mattina che l'on. Luigi Longo non intendeva dire nulla sullo svolgimento e sui risultati della sua recente missione a Mosca. Dava, tenacemente, risposte desolanti alle domande più semplici e più ovvie: «Lei si è incontrato con alcuni dirigenti del Cremlino t ». « Appunto, mi sono incontra¬ s 1 n H11111111111 ! ; 11 ; 1 m e 1111111:1111111 [ 11 11 s ! 11 ! i> to con alcuni dirigenti del Cremlino ». « 8i è incontrato con Kruscevt ». nKruscev non era a Mosca e perciò mi sono incontrato con alcuni dirigenti del Cremlino ». < Che cosa le hanno detto questi dirigenti in risposta alla sua richiesta di approfondimento dei risultati del XXII Congresso? ». « Io posso dire.che ho avuto con loro uno scambio di opinioni ». «Afa alla richiesta di ap¬ profondimento, hanno risposto di si o di noi ». « Non dovevano dire né un si né un no: abbiamo avuto, come ripeto, uno scambio di opinioni e di informazioni. E posso aggiungere che è stato uno scaisbio utile ». « Afa .in quale senso, per piacere t ». «JNe! senso che Vo già esposto nella mia Jinhiarazione a l'Unità dell'altri .eri ». Tulli at mio letto l'Unità, ma non vi avevano trovato nessun etement a di particolare interesse rioelatore. « Alla Segreteria, nella riunione che si è tenuta stamattina, ha forse detto qualche cosa di piùt> «Dopo aver riferito alla Segretaria, vi posso dire che rif > 0 anche alla Direzione che ti riunirà dopodomani, giovedì ». Era una fatica este~uante. Si è tentato, come diversivo, mettere alla prova l'affabilità di Pietro Ingrao, giornalista, già, direttore de l'Unità, che passa per uno degli ultimi più ferventi togliattiani, e che può avere, d'altra parte, comprensione per le esigenze della stampa: « Nel quadro del vostro dibattito, puoi definire il viaggio a Mosca di Longo t».' « Domandatelo a Longo, non a me ». « Afa tu, almeno, sai dire se la Segreteria ha valutato in modo positivo le informazioni portate da Longo t ». « Io posso dire, e voi potete scrivere, che la Segreteria ha ascoltato le informazioni portate da Longo, informazioni pure e sempiici, come risulta dalla sua dichiarazione fatta a l'Unità dell'altro ieri ». «Alicata, Alicata, anche tu giornalista e referendario alle conferenze - stampa del tuo partito, non ti sembra che Ingrao sia, come Longo, troppo avaro nel dare informazioni t » è stato allora detto all'onorevole che con Pajetta e Natta aveva fronteggiato l'altro giorno l'assalto dei duecento giornalisti alle Botteghe Oscure. Ancora memore di quello M M11:11111:1111M II i 11111111 [ 11111M11111 ! 11M111 ! 11MI ) scontro, ma non alieno dal prestare un aiuto effettivo a chi voglia comprendere gli affari del comunismo italiano, Alicata ha risposto con accento sardonico: « Beh, mi pare che i vostri lamenti non siano del tutto giustificati. Longo si è comportato, nelle sue dichiarazioni dell'altro giorno, come ogni buon ministro degli Esteri di ritorno da una missione internazionale ». Forse la chiave per capire le reticenze di Longo, reduce da Mosca, sta appunto in questa configurazione diplomatica che lo presenta come l'inviato di una Potenza autonoma che va a seamblare elettivamente con un'altra Potenza autonoma, punti di vista e opinioni, valutazioni e apprezzamenti sui problemi del giorno e del tempo. Si dice poi, quando si torna, ohe è stato fatto un ampio giro d'orizzonte, e che lo scambio di vedute si è svolto utilmente «in un clima di massima cordialità e reciproca comprensione, e nello spirito della più fraterna solidarietà». Sono parole che sembrano quelle del ministro Segni di ritorno da una riunione con gli alleati occidentali, e sono invece parote di Longo dette a l'Unità e nella loro generica vaghezza sono probabilmente le più chiaramente indicative del piano sul quale i comunisti italiani aspirano a impostare attualmente i loro rapporti con i comunisti sovietici: da pari a pari, indipendenti, e fatta solo per reverenza e primogenitura, salva la parte del pcua come primus Inter pares. E' un sogno bello e tentatore, che in questi tempi affascina e seduce le menti della più grande parte dei comunisti italiani, vecchi e giovani, da Togliatti ad Amendola, ad Alicata, a Natoli, a Pajetta, a Uno Serri, segretario della Federazione giovanile del partito. Inaugurando stamattina i lavori del Comitato Centrale dei giovani, ha detto Rino Serri: tNon basta dire che i partiti sono indipendenti. L'autonomia non viene concessa nemmeno dalla rottura definitiva del concetto di Stato e Partito-guida, perché l'autonomia si conquista prima di tutto elaborando la propria politica e avendo la capacità di contribuire all'elaborazione della strategia generale ». Non avendo complessi di inferiorità, e neppure di eccessiva reverenza per il pcus, Serri ha anche detto con bel coraggio: «Ce un ritardo nell'Vrsè e nel mondo socialista, c'è una contraddizione tra lo sviluppo e il potenziamento della struttura socialista e lo sviluppo politico, inteso nel senso di una generale partecipazione delle masse all'esercizio del potere. E' chiaro quindi che un ruolo decisivo viene ad assumere la autonoma capacità dei sin- ll Iltlllllllilllllllllll MIIMlllllllIllllllllllllirU goli partiti di elaborare e di portare atlanti la loro politica ». Rino Serri, comunque, non sarebbe un fedele militante comunista se non tenesse, nel contempo, a indicare anche i limiti delle innovazioni che possono derivare dal corso autonomo e democratizzato del suo partito. Innanzitutto, egli respinge la pretesa ribellione dei giovani e rifiuta la presunta contrapposizione della Federazione giovanile al gruppo dirigente del partito: « E' veramente riprovevole che anche i compagni de V A vanti! continuino a prestarsi a questa campagna provocatoria ». Disciplinati, 1 giovani comunisti respingono inoltre tutte le suggestioni a trasferire all'interno del partito « gli schemi del considdetto gioco democratico, cioè a socialdemocratizzare il partito, a trasformarlo in un partito d'opinione come gli altri. Questo ci farebbe perdere — ha denunciato Serri — il nostro carattere di partito organizzato con una fortj disciplina politica, che è la salvaguardia del no ' -> carattere rivoluzionario ». Rimane quindi fermo, pur nel fiorire delle interne libertà democratiche, puì la libera contrapposizi maggioranze e minorando, il dovere assoluto dell'unitd. La cosiddetta unanimità fittizia è ripudiata, ma l'obbedienza resta la regola anche per gli sconfitti dissidenti. ■ •• Era stato domandato l'altro giorno a Pajetta in cosa allora consistesse la novità di cui si parla, se tuttora ha vigore l'obbligo di seguire il partito anche nell'errore, come egli stesso rivendicò di aver fatto anche quando sapeva che il partito stava sbagliando, per colpa di Stalin. Dalla sua risposta, e dai chiarimenti successivi di Alicata, sembra che si debba capire che la novità consista in questo: la linea del partito non sarà più d'ora innanzi definita burocraticamente dall'alto ma dovrà essere cercata in un dibuttito in cui tutti intervengono. Una volta decisa, sarà per tutti sacra e obbligatoria com'era prima, anche per quelli che, rimasti in minoranza, la ritenessero sbagliata. Era concesso a Stalin, una volta, di sbagliare da solo, oggi si preferisce, all'occorrenza, sbagliare tutti assieme. C'è la speranza, d'altra parte, che da una elaborazione collettiva venga ragionevolmente diminuito il rischio degli errori. Mentre una volta un uomo solo, Stalin, aveva il privilegio di pensare per tutti, oggi a tutti è richiesto di pensare a profitto di quell'uno ideale cht è il partito. Vittorio Garresi©

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