Le basi per trattare di Ferdinando Vegas

Le basi per trattare II dialogo russo*americano per Berlino Le basi per trattare Il duetto russo-americano è proseguito domenica, con l'editoriale delle Izvestia in risposta all' intervista di Kennedy: una ulteriore battuta di un lungo dialogo, che ha valore già per il solo fatto di continuare a svolgersi senza toni violenti. Indubbiamente, come scrivono le stesse Izvestia, «le belle parole non bastano per liberare il mondo dal pericolo di un nuovo conflitto. Ciò richiede degli sforzi per trasformare le parole in fatti ». Ma perché i fatti si realizzino occorre l'accordo delle parti interessate, e questo accordo, a sua volta, può essere raggiunto solo attraverso un franco e paziente chiarimento delle rispettive posizioni. L'articolo delle Izvestia, se non ha modificato in peggio la situazione, non si direbbe tuttavia che le abbia fatto compiere alcun sostanziale progresso. Di positivo vi è innanzi tutto il riconoscimento che parecchie idee, espresse da Kennedy sulla questione tedesca « hanno ricevuto il pieno appoggio del governo sovietico » ; e sarebbe stato veramente enorme se Mosca non avesse saputo apprezzare come meritano le dichiarazioni effettuate dal presidente in quella che giustamente The Observer chiama « la migliore esposizione della politica estera americana da quando egli è entrato in carica ». Mai, infatti, Kennedy era stato così moderato e realista, così concretamente disposto a tenere il massimo conto possibile del punto di vista dell'altro, che è la condizione indispensabile per instaurare un dialogo. Kennedy, come si ricorderà, aveva ammesso che la divisione in due della, Germania è un dato dì fatto immodificabile senza un mutamento della politica sovietica; che a Berlino Ovest (e solo in questa parte della città) gli occidentali richiedono unicamente che vengano garantite la libertà degli abitanti e la libertà di transito, mediante la presenza di « un limitatissimo contingente di truppe delle tre potenze » nella ex-capitale; infine, che gli Stati Uniti non trasmetteranno armi nucleari a nessuno paese e meno che mai vorrebbero vederle in mano alla Germania Occidentale. Una sola proposta nuova aveva avanzato il Presidente, quasi incidentalmente, come un esempio delle possibilità di sistemare la situazione a Berlino: la proposta di creare una amministrazione internazionale dell'autostrada che collega la Repubblica federale a Berlino Ovest attraverso il territorio della Germania Orientale, sì da assicurare il libero movimento delle persone e delle merci, in entrata e in uscita dalla città. Ora le Izvestia, mentre approvano apertamente l'atteggiamento di Kennedy circa le armi atomiche, trovano invece da ridire tanto sulla richiesta di mantenere i diritti occidentali a Berlino Ovest quanto sulla proposta relativa all'autostrada. In entrambi i casi il motivo è unico : si verrebbe a menomare la sovranità della Germania Orientale, mentre la amministrazione internazionale sarebbe addirittura « una versione peggiorata dei diritti di occupazione ». Si può capire che i sovietici siano particolarmente sensibili a tutto ciò che riguarda la sovranità del regime di Ulbricht, appunto perché gli occidentali non intendono affatto riconoscerlo di diritto; ed ammettiamo pure che le indignate proteste delle Izvestia facciano parte del normale gioco diplomatico di alzare il prezzo in vista di possibili negoziati. Venendo però al nocciolo concreto della questione, quanto al regime di Berlino Kennedy non aveva detto nulla che fosse nuovo o che i sovietici non intendessero accettare, almeno nella sostanza. Lo stesso intervistatore del Presidente, Agiu bei, gli aveva infatti risposto che nessuno pensa di trasferire Berlino Ovest al' la Germania Orientale: si p assicuri, anzi, la libertà di Berlino Ovest- con ogni mezzo — truppe delle quattro Potenze, truppe dell'Onu - e si garantiscano i relativi diritti. Ma questo, proseguiva immediatamente Agiubei, è un problema per i futuri negoziati. Non sarà certo facile raggiungere l'accordo sui particolari pratici della sistemazione di Berlino; ma l'impresa non dovrebbe neppure risultare impossibile, una volta che le due massime potenze interessate, America e Russia, siano d'accordo, come pare, sul principio di negoziare. E questo è bene un « fatto », di cui va dato merito al presidente Kennedy, che ha saputo coraggiosamente dominare una così ingrata situazione. Ferdinando Vegas

Persone citate: Agiubei, Kennedy, Ulbricht