Sfugge all'ergastolo l'uomo che uccise la moglie a coltellate
Sfugge all'ergastolo l'uomo che uccise la moglie a coltellate Sfugge all'ergastolo l'uomo che uccise la moglie a coltellate I giudici di Genova gli hanno ridotto la pena a 30 anni Aveva già tentato di sopprimere uno dei suoi otto figli (Dal nostro corrispondente) Genova, 1 dicembre. (e. m-) La Corte d'Assise d'Appello ha stabilito che le minacce, reiterate anche per due mesi, possono non costituire quella premeditazione del delitto che il Codice Penale pone in vetta alla casistica delle aggravanti: un individuo cioè può minacciare di uccidere senza che ciò significhi premeditazione del crimine. All'esame dei giudici genovesi era il caso di un ciabattino sardo, Antonio Deiana di 64 anni, il quale cinque anni fa soppresse a coltellate la moglie, Bernardina Tolul di 56 anni, nei pressi dell'abitazione di via Vesuvio 42, a Carboni a. Il Deiana era stato scacciato di casa dalla moglie e dagli otto figli nel giugno '56, dopo che, per aver quattrini da spendere all'osteria, aveva venduto tutte le suppellettili di casa, letto compreso. In famiglia il ciabattino non aveva saputo meritarsi affetto. Già condannato in gioventù per un omicidio preterintenzionale, era manesco e prepotente, pronto a maltrattare i congiunti e molto meno disposto a trattenersi al deschetto del lavoro. I figli, che lavoravano nelle miniere, avrebbero dovuto mandargli avanti il negozietto nelle ore di libertà. Quando il primogenito, Luigi, osò rispondergli di sentirsi stanco, il Deiana gli si scagliò addosso e lo colpì tredici volte con il coltello. Per il tentato omicidio del figlio aveva scontato otto anni di prigione, ma nemmeno questa esperienza gli aveva addolcito il carattere. Quando fu scacciato di casa, giurò vendetta. Per due mesi ogni giorno ripetè le sue minacce ai figli, quando li incontrava per la strada. Poi, nell'agosto di cinque anni fa, lanciò un assurdo ultimatum: se non l'avessero ripreso in casa avrebbe ucciso la moglie. Per i congiunti furono giornate di autentico terrore. La mattina del 17 agosto, alle 6,30, Antonio Deiana bussò all'uscio di casa. Chiedeva il proprio libretto di disoccupazione e voleva essere riammesso in famiglia. I figli e la moglie lo respinsero ancora una volta. L'uomo lasciò la casa furibondo e andò ad appostarsi dietro un garage. Quando la moglie si affacciò sulla strada, 11 Deiana le si parò davanti. La figlia Nicolosia, che tutte le mattine sorvegliava da una finestra la madre mentre raggiungeva la vicina trattoria in cui lavorava, vide il padre bloccare con una mano sul bavero della camicetta la moglie, estrarre il coltello di tasca con l'altra e tirar fuori la lama con denti; poi, atterrita, colpire ripetutamente. lo vide Bernar¬ dina Tolu fu uccisa con otto coltellate. La Corte d'Assise di Oristano aveva condannato il Deiana all'ergastolo, ma la Cassazione aveva delegato i giudici genovesi a stabilire la sussistenza o meno della premeditazione. La questione giuridica è stata risolta a favore dell'imputato con la riduzione della pena a trent'anni di carcere.
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