Il Piranesi appare per la prima volta nella sua fantastica forza di artista di Marziano Bernardi

Il Piranesi appare per la prima volta nella sua fantastica forza di artista SI apjre oggi a Torino una INKostoa. ti'eccezione Il Piranesi appare per la prima volta nella sua fantastica forza di artista Mai erano stati raccolti, come in questa rassegna, tanti disegni autentici e tante acqueforti nella più splendida edizione - Sfilano, attraverso centinaia di opere, tutti gli aspetti della sua attività creativa : la gloriosa rievocazione degli splendori di Roma, il fascino funereo delle rovine, le "romantiche" vedute di paesaggio - Il pittore-incisore "visionario" dà forse il capolavoro nelle allucinanti architetture delle «Carceri» A chi domandasse qual pittore in tutto il corso dell'arte mondiale possa essere accostato, per potenza di visione trasflgnratrice e suprema padronanza del mezzi espressivi, al protagonista della stupenda mostra che stamane s'apre nella Galleria d'arte moderna di Torino, con un nome solo si dovrebbe rispondere: Rembrahdt. Ciò va detto 'perché subito il visitatore abbia la misura esatta dello spettacolo che gli viene offerto, e che sarà illustrato dal discorso inaugurale di Jean Adhémar, della Biblioteca Nazionale di Parigi. Una scelta di circa duecentotrenta stampe e disegni fatta nell'opera immensa — quasi mille tavole incise all'acquaforte e cinque o seicento disegni riconosciuti autentici — che ci resta della sterminata produzione di Giovanni Battista Piranesi, il genio veneziano (1720-1778) che sognò, nei primi studi, di riuscire Il Palladio del suo secolo, e la cui impresa d'architetto si limitò poi ai lavori nel Priorato di Malta sull'Aventino e a pochi altri di decorazione. La sua grandezza si affida tutta, invece, all'arte dell'incisore, al linguaggio del bianco e nero col quale egli evocò come nessun altro la gloria, il mito, la maestà di Roma e il fascino funereo della sua rovina; e come nessun altro diede forme plastiche d'insuperato vigore, e spazi luminosi di ineguagliato splendore, a drammatiche strutture puramente tolte dalla fantasia. Dal sentimento addirittura ossessivo della magnificenza classica, e dal rimpiànto romantico di quel paradiso perduto d'irripetibile beltà e intellettuale seduzione, che si riflette del resto nel generico tema del < rovinismo > settecentesco, nacquero — dopo i giovanili Grotteschi ancora tiepolescamente veneziani che, scrisse Hyatt. Mayor, c sembrano brillare come il dio del sole su una gondola dorata in una regata di carnevale > — le Antichità romane de" tempi della Repubblica, le Magnificenze di Roma, le celeberrime centotrentacinque Vedute di Roma, le sublimi venti acqueforti (ma due) furono incise dal Aglio Francesco sui disegni del pa=r| drej morto prima di compire il ciclo) delle Vedute di Pesto, meraviglioso congedo di un artista che in agonia respingeva i medici per riaprire il suo Tito Livio, e ancora si curvava, lottando contro gli atroci dolori del cancro, sui disegni preparatori del rami. Questa morte eroica di atleta che non si arrende, è descritta nel fondamentale libro del Focillon: « Il riposo è indegno di un cittadino di Roma >. Le sue ultime parole. Adeguate all'immagine che di lui, trentenne, ci lasciò 11 suo amico incisore Polanzanl: una testa quasi demoniaca su un torso da gigante. Il visionario inventore di allucinanti architetture, di vertiginose prospettive suggerite dal fluttuare d'una successione d'angosciosi incubi (e qui verrebbe in mente < El sueilo de la razón produce monstruosy di Goya, se — come osservò il Mariani — una implacabile volontà organizzatrice non si opponesse nel Piranesi alle difformità del subcosciente), è presente viceversa nelle due versioni delle famose Carceri: quella di quattordici fogli pubblicati nel 1745 in prima tiratura col nome errato dell'editore Buzard, e poi in una seconda col nome esatto di Giovanni Bouchard; e quella di sedici acqueforti, ricavate dai precedenti rami con l'aggiunta di due, del 1760-'61. Quest'ultima è quella più nota. Infatti della prima tiratura non esistono in tutto il mondo che quattro o cinque esemplari completi; ed uno, rivelazione mirabile, è presentato nella mostra torinese. Della seconda, col nome Bouchard sul frontespizio, se ne conoscono circa dieci anch'essi completi. Entrambe recano il titolo Invenzioni Capric. di Carceri all'acqua forte; mentre la versione 1760-'61 è intitolata Carceri d'Invenzione di G. Battista Piranesi Àrchlt. Vene.; e nello stato perfetto dell'esemplare qui esposto, stampato dal Piranesi stesso, è una preziosa rarità. Queste precisazioni sono indispensabili al visitatore intelligente che voglia rendersi conto dell'evoluzione spirituale e stilistica del sommo artista. In che consiste quest'evoluzione, nel cui compimento stanno le Antichità romane, le Magnificenze e parte delle Vedute di Roma? Nelle prime Carceri, incise sull'inizio della dimora romana con tratto leggero, fuggente nelle variazioni atmosferiche che dilatano in spazi immensi la profondità delle strutture misteriose, degli antri immani, delle scalee aeree, delle cavità tenebrose in cui s'affastellano gli oggetti più strani e inattesi, travi enormi, inferriate massicce, catene gigantesche, anelli colossali, ponti, balaustrate, argani, pulegge, carrucole, ruote dentate, arnesi da tor¬ tura, lampadari, funi, bandiere, frammenti scultorei, archi e trabeazioni, creando un paesaggio favoloso, assurdo, dove s'immagina scatenati . furore, crudeltà, ferocia, sadismo, follia; in questo ambiente d'incubò la luce è in funzione ancora tutta < pittorica >, ed è una lune che vorremmo dire ancora veneziana. Forse mai il chiaroscuro, tolto quello di Rembrandt, seppe darci come in questo caso l'impressione del colore luminoso. Ma intanto, trascinato dalla sua passione archeologica che gli fa poeticamente e miticamente rivivere la classicità romana, Piranesi ha studiato e misurato da architetto coltissimo, e riprodotto da prodigioso incisore, i monumenti repubblicani e imperiali, i templi, i palazzi, i giardini della città papale. Allora nella seconda versione delle Carceri la luce gli diventa un elemento «architettonico; Essa, sconvolgendo e innovando ogni regola prospettica, non sgorga da una sorgente estranea all'ambiente da rappresentare, ma divampa e sfavilla dall'interno delle cose rappresentate. Ciò che si vede diviene frutto di magia. Ancora va ricordato Rembrandt per la qualità fantastica di codesta luce. Se non che nel sommo olandese le figure e le cose sorgono chiare dalla cavità profonda delle ombre drammatiche; nel sommo veneziano sono gli spazi luminosi dei fondi che portano il dramma delle ombre, con tutti i loro strapotenti valori di volume, ai primi piani della visione. E da questa lotta stupenda del chiaro con lo scuro prorompe quel senso eroico, ■ quell'energia indomabile che contrassegna l'arte di Piranesi. Si deve esser grati a Ferdinando Salamon, uno dei maggiori esperti italiani nel campo dell'incisione antica, e organizzatore, con la fervida collaborazione di Vittorio Viale, di questa mostra superba, da lui dotata di un catalogo che fin da oggi s'impone come un contributo insostituibile alla critica piranesiana, se per la prima volta è reso possibile, e proprio a . Torino, su esemplari , d'eccezionale bel "rèzza, ùn diretto 'confronto fra i due capolavori delle Carceri. E se pure per la prima volta escono in pubblico 1 disegni rarissimi del Piranesi gelosa mente conservati dalla Kunstblbliothek di Berlino e dal Rijksmuseum di Amsterdam uniti a quelli d'altri dieci musei d'Europa e d'America (curiosità per il lettore: un di segno del Piranesi tocca adesso anche i venti milioni). In fine, se il culmine della sua trasfigurazione in sensibilità pre-romantica del mundo antico, cioè le Vedute di Pesto, ci è proposto nella meraviglio sa prima tiratura del 1778. Piranesi è uno dei più gran di poeti di tutti i tempi, ma anche dei più traditi dalle mercantili, stanche ripetizioni n ■ i f 111111 ìm1111 m 11r i!i ! 11 m 1111<ie 11111111e i < i j 11 delle sue pagine immortali. Questa devota restituzione della sua realtà artistica non è soltanto un fatto di cultura, è l'omaggio dei posteri a un genio che ancora ci soggioga. Marziano Bernardi