Ministri del Risorgimento di Luigi Salvatorelli

Ministri del Risorgimento Ministri del Risorgimento Questo giornale ha avuto nei mesi scorsi l'idea felice di pubblicare succinti e suggestivi profili di minori personaggi del Risorgimento (prevalentemente piemontesi). E' stato come un parziale commento della Mostra storica, chiusasi testé: e altresì un utile contributo a dissipare nel pubblico italiano il vecchio pregiudizio che il Risorgimento c l'Unità italiana siano'stati opera di una ristretta minoranza. Come ho detto più volte, il criterio di maggioranza e minorati za, per il giudizio di grandi av venimenti storici, va riferito non a tutto un popolo, ma alla sua parte politicamente attiva. Nel periodo i85o-'6i la parte politicamente attiva del popolo italiano era acquisita alla causa nazionale in una proporzione lar ghissima, probabilmente superio re a quella di qualsiasi altro grande avvenimento storico del secolo XIX. Sono lieto adesso di poter parlare, prima che l'anno centenario finisca, di un'opera d'insieme, che riuscirà (prima ancora di essere completa) una illustrazione ampia e luminosa di ciò che ho detto testé. Essa è dovuta non a uno studioso professionale, ma ad un gentiluomo napoletano, il quale l'ha concepita e condotta innanzi in margine alle sue occupazioni di proprietario e dirigente personale di una azienda agraria di Campania. Parlò di Amedeo Moscati, e dei suoi volumi, editi dal Comitato napoletano dell'Istituto per la storia del Risorgimento: / ministri del '48; 1 ministri del Piemonte dopo Novara; l ministri del Regno d'Italia, voi. I (dalle annessioni ad Aspromonte); II (da Aspromonte a Mentana); III (da Mentana alla caduta della Destra). Altri volumi credo che siano di pubblicazione imminente. La capacità di lavoro dell'autore — il quale dice che l'unico modo di riposarsi è quello di cambiare occupazione —, la sua preparazione poco comune (è, fra l'altro, un fedelissimo dei congressi di storia del Risor gimento), la gagliardia della sua fibra ottantenne, promettono una felice rapida continuazione dell'opera fino al termine da lui prestabilito, che non so esattamente quale sia. E' veramente il caso dell'augurio: «Ad multos annos ». ' Il filo conduttore di questa opera biografica è costituito dai ministeri succedutisi prima in Piemonte, dallo Statuto alberano in poi, quindi nel regno d'Italia. Elencati secondo l'ordine ufficiale i componenti di ciascun ministero, il Moscati fa la biografia di ciascuno di essi, e altresì (sempre secondo l'ordine di successione) dei presidenti del Senato e della Camera delle diverse legislature. Va da sé che man mano si rimanda per chi torna al potere — come per i presidenti di assemblea divenuti ministri, e viceversa — alla biografia tracciata al momento della loro prima nomina. Ogni biografia abbraccia l'intera vita del biografato (premesse succinte indicazioni sui geni tori e antenati), e tutte le sue attività, anche non politiche: menzionerò a questo proposito la descrizione (in termini corretti di critica d'arte) che il Moscati fa di un quadro di Massi' mo d'Azeglio. Deriva da questo procedimento che le notizie si estendono ben al di là dei limiti cronologici segnati per ciascun volume, arrivando in taluni casi addirittura .al Novecento (si de linea, p. es., brevissimamente l'opera diplomatica di ViscontiVenosta fino alla conferenza di Algesiras compresa). Ne deriva altresì l'illustrazione non solo della vita politica italiana di più che mezzo secolo, ma anche di taluni elementi di quella letteraria e culturale in genere. Pagine e pagine sono dedicate alla produzione filosofico-politica del Gioberti, dai primordi dell'esilio al Rinnovamento; e precedentemente viene rappresentata con simpatia quella specie di accademia costituitasi intorno al Gioberti giovane, prima dell'esilio Notizie simili, di evidente interesse anche politico, non sarebbe facile trovarle altrove. Abbiamo così in parecchi casi vere e proprie monografie: oltre il Gioberti, che è uno dei casi maggiori, ricorderò in ordine alfabetico Azeglio, Balbo, Cavour, Depretis, Lanza, Minghetti, Pasolini, Radazzi, Ricasoli, Sella. Per Rattazzi, mancante tuttora (come lo stesso M. osserva) di una monografia adeguata, si può dire che la trattazione del M. ne faccia, in attesa, le veci, oltreché per la compiutezza dell'esposizione, per il ben ponderato (piuttosto severo) giudizio d'insieme. E' facile fare obbiezioni di metodo a proposito di ambedue i criteri, diciam così, espansio¬ ntrl'rsutivgemedSnsgntgaRngtcndqdltscrGcC2cc1uPdpncIsrtts nistici seguiti dal Moscati, e contro la trama stessa scelta dall'autore, per l'opera sua. Se, però, si spingono queste critiche sino in fondo, esse riescono a una conclusione sola: il Moscati avrebbe dovuto compilare un vero e proprio dizionario biografico dei ministri piemontesi e italiani. Qualcosa, insomma, di meno della una volta notissima, e oggi (credo) presso a poco dimenticata opera di Telcsforo Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale; e di ancor meno rispetto al Dizionario del Risorgimento di Michele Rosi. Sennonché proprio quest'ultima citazione suggerisce un forte argomento in favore del Moscati. Uno dei pregi (fra i maggiori, anzi) di opere come quelle del Rosi è di fornire il minimo di notizie necessario su personaggi di secondo e terzo pianò abitualmente non nominati, e di cui pure capita ogni tanto la necessità — non solo agli studiosi professionali — di sapere qualcosa. Ebbene: io mi son divertito a fare il confronto dello sviluppo di trattazione, rispettivamente nel Rosi e nel Moscati, per una serie, casuale, di codesti semiignoti. Ne indico il risultato, in ordine alfabetico. G. B. Cassinis: R. due terzi di colonna; M. 6 pagine. Filippo Cordova: R. due colonne; M. 20 p. Tommaso Corsi: R. ili col.; M. 4 p. G. Durini: R. 2/3 col.; M. 3 p. Pietro Gioia: R. 1/2 col.; M. 6 p. G. Natoli: R. una colonna scarsa; M. 6 p. G Plczza: R. 2/3 col. M. 4 p. Dei due primi, e specialmente del primo, si potrà dire che non sono dei semiignoti; ma ciò accresce il valore del raffronto Il quale non vuol essere una svalutazione del Rosi, ma dimostrare l'utilità del Moscati. C'è però qualcos'altro da di re a favore del medesimo. Intanto, un dizionario biografico nessuno lo legge: lo si consulta frettolosamente quando non se ne può fare a meno. Il Mo scati si fa leggere: e così fa opera di divulgazione utile e piacevole. Qualcosa di meglio, anzi, di semplice divulgazione. Ho già accennato che vi si trovano notizie non facili a rinvenire altrove: e cioè, che la «uà opera è un sussidio per gli studiosi. Debbo aggiungere che codesto sussidio è particolarmente valido, perché all'abbondanza dei particolari si unisce la scelta e valutazione sagace. Non è soltanto una simpatica vivacità quella che s'incontra iiiiiiiMiiiiiwitiiMiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiim nelle biografie del Moscati: è anche senso storico-politico. Di che colore (si domanderà a questo punto) sono le valutazioni del Moscati? Mi pare si possa rispondere che egli è un liberale-conservatore: intendendo questo secondo termine rispetto all'Italia una, monarchicocavouriana. Dico cavouriana, e non « moderata » : la mentalità dei moderati che chiamerò precavouriani è qui superata, come mostrano certe critiche al Balbo, il tono tranquillamente, ma fermamente laico di taluni passi, e soprattutto il biasimo al Rattazzi per aver mostrato scarsa fiducia nella fedeltà monarchica di chi non aveva servito re Vittorio in Piemonte prima del '60, « dando a divedere così di non comprendere come la devozione e l'ossequio verso il Monarca dei Plebisciti non poteva essere originata da una tradizione, ma — ed appunto per questo — da qualche cosa di più degno e di più saldo: dall'essersi il Re e la Monarchia fatti propulsori dell'unità e dell'indipendenza della Patria ». Abbiamo qui un criterio nazionale e democratico nello stesso tempo * * Non ho detto ancora che a ogni articolo biografico è unita una bibliografia, la quale ha il merito di tener presente anche articoli non solo di riviste ma di quotidiani (occorrerebbe però, per questi, l'indicazione del mese e del giorno). E-quando il M. si rincontra in un ministro già biografato, egli fornisce complementi bibliografici ulteriormente raccolti. A costo di apparire a qualche sciocco « Cicero prò domo mea », segnalerò che il Moscati ha conosciuto con molto ritardo, nel corso dell'opera, il mio Pensiero politico italiano., che non cita né per il Balbo, né per il Gioberti né per l'Azeglio (per il quale invece menziona un mio articolo su La Stampa), mentre lo cita per Ca vour. Così pure egli ha ignorato la mia raccolta di saggi Prima e dopo il Quarantotto: altrimenti avrebbe certamente citato per Cavour, nella rubrica c La questione romana 11, il mio saggio // pensiero e l'azione di Cavour per la questione romana, adesso ripubblicato in « Spiriti e figure del Risorgimento ». Un'ultima osservazione, o piuttosto, voto per i volumi futuri, e per ' le probabili ristampe di quelli passati; una accurata revisione tipografica, prima del licenziamento per la stampa. Luigi Salvatorelli