Andreotti a colloquio col Premier congolese L'Italia esige la punizione dei colpevoli di Alberto Ronchey

Andreotti a colloquio col Premier congolese L'Italia esige la punizione dei colpevoli II ministro della Difesa e il gen. Remondino a Léopoldville Andreotti a colloquio col Premier congolese L'Italia esige la punizione dei colpevoli Se la ricerca verrà ancora ritardata, il nostro contributo all'azione dell'Orni nel Congo potrà essere sospeso - Il presidente del Consiglio Adula risponde promettendo un intervento energico ma si oppone alla formazione della commissione internazionale d'inchiesta - Tre medici europei rapiti dai ribelli? - Incolumi sinora gli 81 bianchi di Kindu; due fotografi arrivati all'aeroporto della cittadina arrestati e costretti a tornare indietro (Dal nostro inviato speciale) Léopoldville, 23 novembre. 71 Ministro italiano della Difesa, Giulio Andreotti, è giunto oggi a Léopoldville, accompagnato dal generale Remondino, capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica. Scesi dall'aereo a Brazzaville i due rappresentanti italiani hanno proseguito in elicottero fino a questa capitale, dove sono stati accolti dal generale Mobutu, capo dell'esercito congolese, e dal generale Morrison dell'Onu. L'on. Andreotti ha quindi avuto un'ora di colloquio col capo detta missione delle Nazioni Unite nel Congo, Sture Linner, e con i suoi aiutanti militari. A tarda sera Andreotti si è incontrato per un'ora e un quarto con il primo ministro Adula. «Ho chiesto a nome del governo italiano la punizione dei colpevoliy, ha detto Andreotti dopo il colloquio con Adula. < Il primo ministro mi ha dato formale assicurazione che il suo governo procederà nel modo più energico >. Andreotti ha constatato che il rapporto di Gbenye non è interamente condiviso da Adula. E' possibile una sola inter¬ *.prefazione di questa visita da Roma. La missione italiana è venuta a dire senza circonlocuzioni che se l'inchiesta sui fatti di Kindu e la punizione dei colpevoli saranno ancora rinviate, il contributo del nostro Paese all'operazione Onu nel Congo sarà sospeso. I tredici italiani non sono stati, fra i soldati dell'Onu, le prime vittime del caos che regna nel Congo (già 98 < caschi blu » sono stati uccisi in pochi mesi, \S soldati del Ghana furono fatti a pezzi, alcuni svedesi furono assassinati e divorati). E' certo, tuttavia, che gl'italiani non saranno gli ultimi se non verrà imposto, anche con la forza, un esemplare e immediato processo ai responsabili diretti e indiretti della tragedia di Kindu. Due fotografi, un inglese e un australiano, sono riusciti a raggiungere l'aeroporto di Kindu dalla Rhodesia. Le forze dell'Onu li hanno arrestati ' e tradotti a Léopoldville. Essi riferiscono che le truppe del colonnello Pakassa, responsabili dell'eccidio degl'italiani, hanno abbandonato Kindu e sono dirette a Kasongo e a Kongolo. Il portavoce dell'Onu ha. implicitamente confermato la notizia, dichiarando che le truppe congolesi stanziate a Kindu raccolgono oggi 100 uomini, mentre appena due giorni fa raggiungevano 1500 effettivi. Due pattuglie dell'Onu sono entrate ieri a Kindu in esplorazione, al comando del brigadiere etiopico Techome, e hanno riferito che la città è calma. Gli 81 civili europei sarebbero vivi. Per altre vie è giunta a Léopoldville la voce che le truppe ribelli avrebbero portato via da Kindu tre medici europei al servizio dell'organizzazione mondiale della sanità c un commerciante portoghese. Alfio Arcidiacono, l'industriale italiano già in attesa di notizie dei due fratelli ri masti a Kindu, ha ricevuto il seguente telegramma: « Bene, ma resta a Léopoldville ». Quando la Commissione mista del governo congolese e dell'Onu giungerà a Kindu per l'inchiesta sull'eccidio dell'il novembre non troverà più i colpevoli; dovrà inseguirli a Kasongo. Ma forse i ribelli non saranno più nemmeno a Kasongo, poiché i membri congolesi della Commissione d'inchiesta non sono stati ancora nominati. Gli umori di un esercito nato ribelle e selvaggio sembrano dominare la politica congolese, anche se il governo di Léopoldville è diretto da un uomo civile e responsabile come Cirillo Adula. • Egli ha prevalso nella seduta segreta di ieri al Parlamento solo sui più fanatici seguaci di Gizenga, che lo avevano accusato di aver ingiustamente \offeso l'esercito quando rimproverò alle truppe congolesi la strage di Kindu, gU stupri di Luluabourg e le rapine di Albertville. Un gruppo di de putati del Psa (parti solidaire africain), di cui è presidente Gizenga, sostenevano ancora ieri che i tredici aviatori uccisi e seviziati a Kindu erano mercenari belgi del Katanga Uno di- essi accusava Adula di « aZto tradimento e grave insulto alla nazione ». Adula ha ottenuto la maggioranza, ma l'ha pagata ad un prezzo elevato, se è vero, come riferisce Le Courrier Africain, che pur deplorando la presenza di Gizenga a Kindu nei giorni della ribellione ha inviato presso di lui una delegazione governativa per invitarlo ad abbandonare la sedizione e a riprendere il suo posto come vice-presidente del Consiglio. Il Courrier d'Afri que aggiùnge che il governo <si opporrebbe alla costituzione di una Commissione mista per l'inchiesta a Kindu, sostenendo che tale compito è di sua competenza esclusiva ». In un colloquio di stasera con alcuni giornalisti italiani, Adula ha sostanzialmente confermato questa indiscrezione.' Il fatto appare estremamente grave. Gizenga non esercita la sua influenza solo nelle Provincie orientali, ma all'interno del governo, benché ne sia per metà fuori. Sei uomini del suo gruppo fanno parte del Consiglio dei ministri e Adula temporeggia per evitare una nuova secessione aperta di Stanleyville e del Kivu. E' fra i seguaci di Gizenga anche il ministro degli Interni Gbenye, il quale è giunto a sostenere in un rapporto ufficiale che al momento del loro arresto i tredici aviatori italiani non indossavano le uniformi dell'Onu. Tale versione è stata smentita oggi dalle Nazioni Unite. Gbenye sostiene inoltre che l'eccidio degli italiani fu dovuto alla circostanza che i loro aerei recavano le sigle £6049 e 26002, mentre la torre di controllo di Usumbura ave va preannunciato l'arrivo di due aerei dell'Onu con le sigle 160^9 e 16002. Con l'esperienza del modo in cui vanno le cose nel Congo, consideriamo verosimile che una torre di controllo abbia scambiato per due volte il numero uno ■ col due ' ma Gbenye ha l'aria di volere utilizzare tale circostanza come un alibi. Il famigerato colonnello Pakassa, che per tre giorni sostenne la versione della fuga degli italiani dopo che erano stati uccisi in piazza e smembrati (un dito era venduto a 100 franchi e sappiamo che esistono documenti fotografici della scena selvaggia.) ha indirizzato a sua volta al generale Lundula un arrogante messaggio affinché avverta l'On-i che se non segnalerà esattamente l'arrivo e il passaggio degli aerei, egli non sarà tenuto a distinguerli da quelli del Katanga. Con simiZt espedienti, che oscillano fra l'impudenza infantile e la provocazione dell'Onu e degli italiani, una parte del governo e dell'esercito vorrebbero eludere la resa dei conti. Gizenga difende le truppe che lo sostengono e che costituiscono la sua forza politica, benché ubriache. Poco importa al suo partito se sono stati uccisi 13 europei di troppo e se le bande del Maniema, la più selvaggia provincia del mondo, ne hanno fatto scempio col rito degV « uomini leopardo >. Adula prende tempo, a sua volta, perché teme una frattura del governo di coalizione e del paese. Gbenye tenta di ridurre la responsabilità dei fuori legge. Non possiamo valutare in alcun modo, per ora, le voci secondo le quali Gizenga sarebbe stato ucciso. La notizia appare improbabile. Alberto Ronchey Andreotti ricevuto a Léopoldville dal ministro Buntu e dal generale Mobutu (Tel.)