«La bella addormentata» con il balletto de Cuevas

«La bella addormentata» con il balletto de Cuevas Ieri sera al Teatro ,Vw»r» «La bella addormentata» con il balletto de Cuevas Intorno a questa nuova e sontuosa edizione della Bella addormentata n.el bosco che l'e International Ballet of the Marquise de Cuevas > ha presentato ieri sera al Nuovo, è già fiorita come una leggenda, del tutto in armonia con la figura e le gesta del fondatore e patrocinatore della compagnia che portava il suo nome (e lo porta ancora, avendone la moglie generosamente raccolto l'onerosa eredità). Si sa, infatti, che questo balletto di Cialcovski fu l'ultimo spettacolo allestito dal marchese Georges de Cuevas: andò in scena a Parigi alla fine d'ottobre dello scorso anno quando il celebre ballettomane era già irrimediabilmente malato, tanto che potè assistere alla rappresentazione soltanto da un lettino approntatogli in un palco. De Cuevas aveva voluto questa ripresa perché si era convinto che la danza potesse essere salvata soltanto dai grandi balletti presentati in edizione integrale in un'unica serata, come si usava un tempo, proprio in quegli anni in cui La bella addormentata nel bosco aveva visto le luci della ribalta per la prima volta, esattamente il 15 gennaio 1890 a Pietroburgo. Trent'anni dopo, il grande Diaghilev riprese il balletto a Londra, ma nonostante la profusione di ingegno e di mezzi, fu un mezzo insuccesso appunto perché il pubblico era ormai abituato a vedere eseguiti soltanto i pezzi diventati « classici », o al più, un atto. Nel 1939, ci si provò il londinese « Sadler's Wells Theatre > con una riedizione per Margot Fonteyn con la quale la compagnia del « Sadler's Wells > riapri nel 1946 il Covent Garden. Altri tentativi minori si susseguirono fino al grande sforzo compiuto dal de Cuevas, che in questo balletto ciecamente credeva al punto di indebitarsi per poterlo mettere in scena. E in verità, l'edizione che abbiamo visto ieri sera della Bella addormentata nel bosco è forse il capolavoro del marchese, davvero il suo canto del cigno. La versione che del balletto ciaicovskiano offre la compagnia del marchese (e ora della marchesa) de Cuevas, è dovuta a Robert Helpmann che ha conservato l'impianto dell'originaria coreografia di Marius Petipa. ma non ha naturai mente trascurato gli apporti di Sergueff per la ripresa diaghi leviana, né quelli della Nijnska specialmente per quanto riguarda l'ultimo atto, né le In' novazioni Introdotte dallo stesso Helpmann negli anni del < Sadler's' Wells ». Ma un ancor più radicale tentativo di ringiovanire questo balletto è stato compiuto con l'affidare le scene e i costumi a Raymond Larraln (che ha attualmente la direzione artistica del complesso), il quale si è audacemente sfrenato in un barocchismo che non sempre s'accorda con l'estenuato romanticismo della musica e tuttavia, grazie a una legge¬ rezza e soavità di colori, ottiene effetti portentosi: grandiose eppure sobrie le scene, nonostante certi sprazzi alla Dali, ed elaboratissimi eppure quasi aerei i costumi nella loro spettacolosa fioritura di copricapi, ciuffi, tentacoli, veli che danno la sensazione di uno spettacolo nell'acquario. L'esecuzione è adeguata alla suggestiva cornice. Essa richiede oltre cinquanta persone e numerose, agguerrite solaste. Già la parte della protagonista, che è sempre stata assai ambita dalle danzatrici di fama, presenta difficoltà notevoli ed esige un grande dispendio di energie. La giovane « étoile » Liane Daydé, che ha preso il posto già tenuto da Rossella Hightower, si è dimostrata degna, per fascino e virtuosismo, delle « stelle » che l'hanno preceduta. Ha fatto sfoggio di una tecnica equilibrata, senza concessioni cioè all'acrobatismo puro e avendo piuttosto l'accortezza di temperarne il rigore con un soffio di poesia. , L'altra parte Importante del balletto, quella della fata dei lillà, fu sostenuta con pari bravura e grazia da Marilyn Jones che aveva come ottimo < cavaliere » George Govlloff mentre «portava» la Daydé, nella parte del principe Fiorimondo, l'elegante ed impeccabile Serge Golovine. Citeremo ancore. Olga Adabache nella pittoresca" parte della fata Carabosse con il suo vani-pirico costume nero e degli altri, come del corpo di ballo, ci limiteremo a elogiare lo splendido affiatamento oltre alla tecnica ineccepibile. Un pubblico folto ed elegante ha assistito a questo spettacolo d'eccezione (nel suo genere, uno dei migliori del dopoguerra) e lo ha Applaudito con molto calore a scena aperta e al termine di ogni atto. Si replica solo stasera con Genia Melikova al posto della Daydé, della van De Velde e di Nureev al posto della Jones e del Golovine. a. b|.

Luoghi citati: Londra, Parigi, Pietroburgo