Vittima di un errore poliziesco è vissuto trentatré anni solo e in miseria di Nicola Adelfi

Vittima di un errore poliziesco è vissuto trentatré anni solo e in miseria Gino Girolimoni è morto in tetra solitudine Vittima di un errore poliziesco è vissuto trentatré anni solo e in miseria A Roma fra il 1924 e il 1927 sette innocenti bambine furono rapite, seviziate e alcune strangolate • La polizia fascista trovò un presunto colpevole : il suo nome divenne sinonimo di mostro - L'anno dopo fu riconosciuto innocente - Ma nessuno osò più avvicinarlo - Il vero responsabile, un pastore anglicano, uccise ancora e mori di vecchiaia (Nostro servizio particolare) Roma, 20 novembre. Circondato dalla miseria e senza sentirsi accanto una sola presenza amica, è morto a Roma quel Gino Girolimoni che un quarto di secolo fa fu la vittima dell'isterismo popolare e di un co', - salo errore poliziesco. Il suo nome divenne sinonimo di mostro e di belva umana. La polizia lo incriminò di aver seviziato turpemente sette bambine, uccidendone quattro. La macchina che doveva stritolare il Girolimoni e far calare sulla città di Roma una cappa nera e immobile di paura e di furore, si mise in moto li SI marzo 1924. La primavera era già nell'aria, gremiti erano i giardini di madri e di bambini. Verso il tramonto di quel giorno una bambina di tre anni e mezzo, Emma Giacomlni, scomparve dal giardino di piazza Cavour. Due ore più tardi una donna che per caso passava vicino .ad un prato deserto di Monte Mario udì grida infantili di dolore. Accorse e fece appena In tempo a vedere un uomo' ricorri- porsi gli abiti addosso a fuggire nell'oscurità. Sul prato la piccola Emma, semivestita, si contorceva nel dolore. Due mesi dopo, il *4 giugno, scomparve un'altra bambina: Bianca Carlieri, di tre anni e otto mesi. Stava giocando in una via che dista mezzo chilometro da piazza Cavour. Era stata vista l'ultima volta alle 19,30. La mattina dopo, verso le 11, il cadaverino della bambina venne, trovato, orrendamente straziato, su un prato verso là stazione radiotelegrafica di San Paolo. Più di cinque chilometri distanti il luogo del ratto e quello del delitto. Fra i romani cominciarono a diffondersi panico e perplessità: la dittatura era giovane e molti cittadini le facevano credito di aver dotato la nazione di una polizia pronta, rapida, infallibile. E intanto, mentre l'assassino continuava a girare indisturbato per la città, lo zelo della polizia e la rabbia popolare cominciarono ad agguantare vittime innocenti. Ricordiamo 11 caso di Francesco Imbardelll, un giovane deficiente e ricoverato in un dormitorio pubblico: egli convinse la polizia che l'assassino era lui; non sappiamo chi e con quali mezzi lo avesse suggestionato, ma resta il fatto che per qualche tempo riuscì per davvero a furai passare per il maniaco sessuale che aveva uccìso là piccola Bianca Carlieri. Poi fu la volta di Amedeo Sterbini, vetturino, di 38 an ni: si avvelenò con l'acido solforico e, mentre si contorceva fra gli spasimi della morte su una pubblica strada, continua' va a ripetere:' <Sono Innocente, ve lo giuro, sono innocente! »; prima di morire riuscì a far capire che si era ucciso per sottrarsi alle false accu se, tacite o espresse, di quanti lo sospettavano di essere l'assassino di Bianca Carlieri. Trascorsero alcuni mesi e il 25 novembre il bruto colpi di nuovo: la vittima fu una bambina dì quattro anni, Rosina Pelli. Stava giocando con le sorelline nella piazza di San Pietro quando la madre notò un uomo dall'aspetto equivoco e ne parlò con le amiche: pochi istanti dopo l'uomo e la sua Rosina erano spariti. Fu gettato l'allarme, la polizia venne tutta e subito mobìli tata, Roma venne frugata da cima a fondo, con accanimen to, per un intero pomeriggio e una intera notte. La bambina fu trovata all'alba fra le alte erbacce di un prato ver so la Balduina: anche lei era stata prima seviziata e poi strangolata; era quella la fir ma inconfondìbile del cmo stro di Roma ». La polizia, frustata dal go verno e ancor di più dal popolo, < fermava > centinaia di persone, controllava e pedina va altre centinaia di individui sospetti, frugava nei manico mi e nelle cliniche di malattie nervose, il piegava ansiosa sui sTammafpcLdgcpbsv1tLAv o o e o , corpi del suicidi nella speranza che il -mostro, in preda ai rimorsi, si fosse tolto la vita. La sera del 30 maggio 1925 verso le 20 Elsa Berni, di 6 anni, andò ad attingere acqua a una fontanella nei pressi dell'uscio di casa, ma a casa non tornò mai più: il suo cadaverino fu trovato a diversi chilometri di distanza sul greto del Tevere verso il Ponte gianicolense: anche la piccola Elsa era stata' 'seviziata e strangolata. Nuova ondata di fermi e di interrogatori di terzo grado: quando il ' sagrestano di una chiesa di Borgo venne rilasciato, cndò a casa e si uccise. Sul Bollettino Ufficiale del ministero dell'Interno apparve questo annuncio: « S. E. il ministro Federzoni ha disposto un premio di lire cinquantamila a favore di quei privati o confidenti che in qualunque modo, mediante informazioni o indicazioni, riusciranno a far identificare e assicurare alla giustizia il colpevole del truce' delitto. Il funzionario o agente che riuscirà nell'eguale scopo, otterrà una promozione straordinaria>. Le cinquantamila lire di allora corrispondono circa a una decina di milioni di oggi e si può ben immaginare quanti s'improvvisarono poliziotti e si misero a spiare le faccende private del vicini di casa o dei compagni di lavoro. In quei giorni di isterismo collettivo era difficile vedere un padre tenere per mano la figlioletta In un luogo pubblico: sentiva subito mille sguardi trafigger lo e spesso accadeva anche di peggio. I giardini pubblici erano deserti di bambini: si sarebbe detto che lo stesso cielo di Roma avesse perso ì suoi lieti colori. Non trascorsero neppure tre «lesi e il mostro colpì di nuo vo con una . •* ',a unica: verso l'una del p>-.neriggio del 25 agosto sgusciò in un'abitazione a pian terreno di via Corridoni, si avvicinò a un lettino e rapi una bambina di soli diciassette mesi, Celeste Tagliaferri. Un palo d'ore dopo nella parte opposta della città, verso la stazione Tusco lana, due operai udirono un lungo grido provenire da un canneto, vi entrarono dentro correndo e riuscirono cosi ad evitare che il bruto dopo le sevizie serrasse. 1^ sua^majsiJ sul eolio dilla vittima; Celeste Tagliaferri si salvò e si salvò anche la sesta vittima che il mostro riuscì a rapire. Si chiamava Elvira Coletti, aveva sei anni e venne adescata il 13 febbraio 1926, mentre stava a pochi passi dall'uscio di casa, con la promessa di dolciumi L'uomo la condusse sul greto del fiume che sta sotto il Lungotevere Michelangelo: a un certo momento la bambina sì mpaurl e mentre luì stava per metterle una mano sulla bocca, potè gettare un altissimo grido; il mostro scappò via. Un anno dopo, 11 12 marzo 1927, il bruto non falli. La vittima si chiamava Armanda Leonardi e aveva cinque anni. Anche 11 suo cadavere fu trovato bu un prato dell'Aventino, molto lontano da casa e avrntlencletufiGd(magg1pdcspdAaecRpvtatPpGvd anche Armanda era stata seviziata e strangolata. Il funerale vide mezza Roma camminare dietro la pìccola bara. L'opinione pubblica, le ripetute sconfitte della polizia, e le pressioni politiche esigevano a questo punto che qualcuno, non importa se colpevole o innocente, pagasse per tutto quel sangue sparso dà un criminale. E la malasorte finì con l'abbattersi' su Gino Girolimoni. Era ' uno | scapolo di 38 anni, guadagnava bene (da tre a quattromila lire il mese) procurando clienti agli avvocati, aveva l'automobile, gli piacevano le avventure galanti. Arrestato 11 2 maggio 1927, potè ritornare libero e prosciolto soltanto l'8 marzo dell'anno successivo, dopo dieci mesi di autentico calvario. Il vero assassino, frattanto, se la spassava a Capri in compagnia della moglie e cercando di adescare altre bambine. Aveva sessantacinque anni, un aspetto benigno, era ministro evangelico della chiesa anglicana a Roma e si chiamava Ralph - Llonel Brydges. A Capri la fece franca un palo di volte. Fu colto sul fatto mentre cercava di usare violenza ad una bambina inglese di sette anni, Patricia Blakensee Per misteriosi interventi, oppure perché dopo l'arresto del Girolimoni la polizia o il governo non ebbero il coraggio di confessare il loro errore, il reverendo Brydges fu ritenuto affetto da demenza senile e rilasciato. Più tardi andò nel Sud Africa e continuò a macchiarsi le mani di sangue di bambine. E continuò a non pagare. Poi andò nel Canada e là poco prima dello scoppio della guerra morì. Non è perciò vero quello che si disse e si continua a ripetere: che il reverendo Brydges mori sul patibolo in Inghilterra, Morì dì morte naturale e impunito. In sua vece ha pagato per tutta la vita Gino Girolimoni A suo tempo il governo fascista lasciò diffondere la notizia che il Girolimoni era stato riccamente indennizzato per l'errore poliziesco e autorizzato a cambiare il nome. Ma anche questo non è vero. Se ne dissero tante e poi tante sul suo conto che anche quando fu liberato e dichiarato innocente, un'ombra sinistra e luttuosa continuò a stargli attaccata, da per tutto. Perde il lavoro e si ridusse a fare il ciabattino. Doveva dormire in tuguri perché nessuno se la sentiva di dare in affitto una stanza a uno che si chiamava Gino Girolimoni, Nessuna donna volle diventare sua moglie. Alcuni anni fa sì recise un dito lavorando con il trincetto e divenne meno capace nel suo lavoro. Col passare degli anni era sempre più sofferente, sempre più solo e povero. E probabilmente la morte è stata per Gino Girolimoni un momento di sollievo dopo tren tatré anni di affanni e di tribolazioni immeritate. Nicola Adelfi I —Il PI Gino Girolimoni