Trucidarono madre e due figli in un paesino dell'Alta Savoia
Trucidarono madre e due figli in un paesino dell'Alta Savoia Trucidarono madre e due figli in un paesino dell'Alta Savoia Due giovani sardi, presunti autori della strage, compaiono oggi in Assise a Firenze - L'Italia, rifiutando l'estradizione, li ha salvati dalla ghigliottina a a i o , i l . l , i i e : e n l , (Dal nostro corrispondente) Firenze, 20 novembre. Dinanzi la nostra Corte di Assise avrà inizio domani il processo per un delitto compiuto 11 5 dicembre del 1959 a Sèchemouille nel comune di Villard-sur-Boege del dipartimento dell'Alta Savoia dove tre persone della medesima famiglia vennero trucidate a scopo di rapina. Imputati del triplice omicidio i sardi Antonio Più e Antonio Luigi Ciliare, entrambi da Lodine di Gavoi (Nuoro), ed altre otto persone accusate di falsa testimonianza e favoreggiamento. Vittime del delitto, che i giornali francesi battezzarono come « il massacro di Sèchemouille > furono Marie Louise Vernaz vedova Molliet di 82 anni, la figlia Charlotte Molliet in Hotellier di 49 e il figlio René Molliet di 51 trovati uccisi a colpi di pistola e di pugnale: in casa la vecchia ed il Aglio; su un sentiero a un centinaio, di metri dall'abitazione la figlia. Il marito di Charlotte, Eugenio Hotellier che era assente da casa al momento in cui avvenne la strage, avanzò subito sospetti sul Più che era stato garzone di fattoria alle sue dipendenze tre anni avanti. Si oensò che il Più, un gio vane di ventisei anni, av zse chiesto denari e che avesse ucciso la Molliet e i suoi due figli perché questi glieli ave vano rifiutati e lo avevano mine sciato di denuncia. Il Più, infatti, era evaso giorni prima dalle carceri di Lione c e era detenuto per rapina. Ilei cor so del sopraluogo effettuato dalla polizìa francese in casa Molliet vennero trovati ; icuni giornali che riproducevano la ..fotografia del Più fuggito dal -1 penitenziario di Lione e una sciarpa che fu riconosciuta come appartenente a un cliente sospetto che, in compagnia di un altro uomo, aveva pranzato in una trattoria delle vicinanze la sera del delitto. In una fotografia del Più il trattore riconobbe l'uomo con la sciarpa che aveva pranzato nel suo esercizio. Mentre il cerchio delle indagini andava sempre più stringendosi attorno al Più, fu accertato che la sera del 4 dicembre nella vicina località di Annemasse avevano preso alloggio due uomini, mostrando passaporti risultati poi falsificati, che erano stati originariamente rilasciati sia al Più che al Cillara. Le autorità francesi appresero inoltre che il 25 agosto 1959, in unaj pensione di Ginevra, certo Antonio Piras si era reso responsabile di una rapina ai danni di un cittadino spagnolo. Il confronto dell'immagine del Piras (al cui nome figurava intestato il passaporto falsiti cato) con quella del Più dimostrò che si trattava della medesima persona. Le ricerche continuarono Incessantemente anche da parte dell'Jnterpoi finché nel gennaio del. 1960, in seguito a una telefonata anonima, il Più fu rintracciato nel paesino di Vaiano di Prato, ove si era rifugiato presso una cugina. Dichiarato in arresto, il Più si disse estraneo al delitto di cui veniva accusato. Il Ministero della Giustizia, nel frattempo, negava l'estradizione chiesta dal governo francese in base ad una convenzione italo-francese del 30 luglio 1870, vecchia ormai di più che novant'anni, ma sempre validissima, Armata a Firenze (che a quell'epoca era capitale d'Italia) e recante le Arme di Vittorio Emanuel* II, di Costantino Nigra ambasciato re italiano alla Corte imperiale di Francia, dell'imperatore Napoleone ni e del ministro Olivier. Proprio in virtù di questa convenzione il giovane non correrà il rischio di Anire sotto la ghigliottina, se riconosciuto responsabile del criml ne orrendo che gli viene addebitato. Per la rapina avvenuta in Svizzera il magistrato elve tico si è rimesso al giudizio dell'Assise fiorentina. Ritornando all'uomo, che era stato visto in compagnia del Più, il 5 marzo dell'anno scorso venne arrestato a Roma Antonio Luigi Cillara che una ventina di giorni dopo 11 suo arresto confessò dì essere partito col Più allo scopo di acquistare in Svizzera delle piccole radio da introdurre clandestinamente in Italia. Giunti ad Annemasse nei pressi della frontiera francosvizzera, avevano preso alloggio in un albergo coi passaporti falsiAcati. Il Più avrebbe detto al Cillara che aveva intenzione di recarsi a Sèchemouille da un suo cugino per chiedergli un aiuto Ananziario. Durante il viaggio, il Cillara si sarebbe completamente ubriacato e una volta arrivato sul posto si sarebbe seduto sul ciglio della strada II Cillara avrebbe di là udito vari colpi di arma da fuoco e visto tornare 11 Più con gli abiti insanguinati. Tali dichiarazioni Anirono col provocare anche la incriminazione del Cillara per concorso nel triplice omicidio, anche perché la perìzia balistica dimostrò che le pistole usate per il delitto furono due e che una di queste era di proprietà del Più. L'arma venne infatti sequestrata successivamente a Vaiano nella casa di un lontano parente dell'imputato, g,
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