Lo scandalo nasce se l'autorità non colpisce le offese alla giustizia di Enrico Emanuelli

Lo scandalo nasce se l'autorità non colpisce le offese alla giustizia Perché inquietano certi "casi,, polizieschi Lo scandalo nasce se l'autorità non colpisce le offese alla giustizia I cittadini anonimi sono sensibili, più dei letterati e dei politici, alle violazioni dell'equità e della dignità umana - Capiscono la possibilità di errori, come la condanna del Gallo o il «fermo» dell'aw. Titobello - Non giustificano l'assenza di inchieste o di misure punitive contro i funzionari responsabili di negligenze ed abusi Una considerazione, che riteniamo condivisa da molti, tanto trova conferma nella realtà quotidiana, è questa: nel nostro paese per un film proibito, per una commedia sospesa dalla censura la gente comune rimane tranquilla, ma con buone ragioni si agitano alcuni politici e molti intellettuali. Essi organizzano riunioni, mandano telegrammi di protesta, presentano « interrogazioni » e scrivono articoli più che validi. Invece per un avvenimento poliziesco imbarazzante o per un caso di giustizia ingiusta, la gente comune si agita, parla, commenta ora sorpresa, ora persino spaurita, ma i politici e gli intellettuali rimangono per lo più inerti e silenziosi. Non si riuniscono, non telegrafano proteste, non interrogano, non scrivono articoli generosi per rispecchiare i dubbi ed i timori che si possono dire davvero popolari. Chi è a contatto con i pensieri e le passioni della « gente », sa che i problemi legati all'ordinamento della giustizia sono subito sentiti e discussi con una unanimità che supera ogni divisione politica. Questa < gente > è composta da milioni di cittadini che — in apparenza impotenti — quando ragionano di tale specifico argomento si affidano all'istinto, o al buon senso, o a quel fondo mai abbastanza esplorato che si identifica col sentimento della dignità umana. Il preambolo ha, naturalmente, una sua precisa ragione. Infatti, nel giro di pochi mesi, l'opinione pubblica si è vista trascinata a giudicare alcuni fatti che sì sono realizzati all'ombra di interpretazioni molto ampie della legge, con risultati che diremo preoccupanti. Ricorderemo soltanto tre casi, scelti perché esemplari in un discorso che riguarda l'organizzazione della polizia e l'amministrazione della giustizia. H primo: un romano, di nome Pluto, viene arrestato una prima volta per omonimia con un truffatore. Per chi dispone di molti mezzi, che dobbiamo ritenere moderni ed efficienti, nel valutare la vera personalità d'un cittadino, doveva risultare facile e veloce stabilire l'equivoco e «umilmente», con le scuse che il caso comportava, rimandare libero il sospettato. E' inutile ripetere questa storia assurda: la cronaca ha già raccontato l'avvilente e ingiustificata trafila burocratico-poliziesca che l'innocente ha dovuto percorrere due volte, a distanza di pochi mesi, soltanto perché nessuno si era fatto parte diligente nell'awertire le questure che l'errore nei suoi confronti era stato risolto e chiarito. Il secondo: l'ergastolano Gallo viene riconosciuto innocente dopo sette anni soltanto perché un « privato » scopre che la persona ritenuta assassinata è ancora oggi viva. Si intravede un dramma familiare che sorprende, ma non meraviglia. Invece meraviglia leggere che già in periodo istruttorio due testimoni avevano detto d'aver visto l'uomo che l'accusa diceva morto, ma erano stati minacciati dal magistrato, pronto ad incriminarli come falsi. E' uno di quei casi che rientra nella designazione di « giudice prevenuto », bastante per riverberare luce dubbia su tutto il suo operatoli terzo: un avvocato, di nome Titobello, è protagonista di un'avventura tanto tragica e oscura da suggerire la massima delicatezza investigativa.. Come si sa, il Titobello, manovrando di sera su una strada che fiancheggia l'Idro3calo milanese, cade con l'auto nel l'acqua e sua moglie, sua madre, sua suocera muoio no. Senza nessun indizio grave, come è stabilito dal la legge, viene « fermato », isolato, interrogato per ore ed ore di notte, quasi che gli inquirenti soltanto nella notte vedano le vie della verità, con l'intento di trovare appunto quegli « indizi gravi », che dovevano essere una premessa al fermo: essi mancavano e non sono stati trovati. Aggiungiamo, come nota non marginale, che per cinque gior¬ ni la vita di Titobello fu messa in mostra nelle cronache dei giornali con un tono che l'azione inquisitoria non soltanto suggeriva, ma anche avallava: un tono che giustamente un collega ha definito cannibalesco. In sede di diritto questi casi hanno consigliato rispettose, ma amare considerazioni ed esplicite richieste di rivedere, correggere, mutare alcune direttive generali o alcuni articoli dei diversi codici. In sede morale, invece, continuano a dare oramai vecchie, quasi pietose dissertazioni sul rispetto della persona e della dignità umana. Per ora lasciamo le considerazioni agli specialisti, le dissertazioni ai moralisti e rivolgiamoci ad un esame che, in un certo senso, superando le considerazioni e le dissertazioni, tocca un terreno più immediato. Di fronte a simili episodi, captati profondamente dalla sensibilità pubblica, l'animo di molti si fa scettico o ironico o preoccupato o ribelle. Per parlar chiaro, convinti che il nostro sistema sociale si difende a questo modo e persuasi che a questo modo collaboriamo nel rafforzarlo, dobbiamo ag¬ miiiiiiiiiiiiiintiiii iiiiiiiiimimmiiiiiiii giungere che simili stati di animo, espressi con atteggiamenti diversi, hanno un fondo uguale, che è quello incline alla sfiducia, magari alla disistima. Teniamoci sempre ad un discorso semplice, ma evidente : l'opinione pubblica, nel considerare questi argomenti, si pone domande insieme sbrigative e sensate. I funzionari che per pigrizia, per incuria, per ignoranza hanno provocato guai avvilenti al cittadino Pluto, sono stati sottoposti a censura? Quel magistrato inquirente, che con zelo cosi male applicato ha istruito un errore giudiziario, caduto addosso al cittadino Gallo, è stato almeno esonerato dall'esercitare determinate funzioni? Se il fermo del cittadino Titobello è in realtà, .come molti sostengono, fuori da ogni norma di legge, o almeno intempestivo e inutile, sarà data a lui ed a noi una-giustificazione umanamente plausibile ? Non rispondere a queste domande, rimanere in un riserbo che si colora soltanto di presunzione, persistere nel non afferrare il moto di apprensione che cova nell'animo di molti, vuol dire estraniarsi dal mondo sociale nel quale si agisce. Soltanto per i prevenuti o per cmlstrlssadcrpdApvdzldsaslsnslGaclpniiiiiiiiiiiiiiminiiiiiimiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiitl coloro che manovrano in maniera subdola e politica, l'errore può essere motivo di scandalo; per gli altri soltanto il non voler riconoscere l'errore e il non fare nulla perché non si ripeta, risulta scandaloso. Noi ci mettiamo con questi ultimi perché una nostra aspirazione è quella di vedere polizia e magistratura circondate dalla fiducia e dal rispetto, non da timori repulsivi e da imbarazzanti delusioni. Enrico Emanuelli

Persone citate: Gallo