« L'Angelo di fuoco» di Serafici Prokofieff

« L'Angelo di fuoco» di Serafici Prokofieff Il concerto Sanzogno all'Auditorium « L'Angelo di fuoco» di Serafici Prokofieff Per la quinta o sesta volta < riudivo » iersera, e purtroppo -non « vedevo », come il c melodramma» vuole, L'Angelo di fuoco di Prokofleff, e ancora mi domandavo: perché lacrimare per la morte dell'opera, per la fine del teatro? Perché ricorrere a certi lavori verbali, scenici, sonori più che musicali, forse ingegnosi, certamente antiteatrali e poco artistici, la cui effimera fortuna deriva dall'eccentrica novità? Seco un melodramma, trentaquattrenne circa, che è d'arte sul serio, ed ai più ancora ignoto. Coloro che confondono < modernità > con bellezza o con bruttezza, sono invitati a distinguere, a scegliere. A Colonia, nel '500. Un Angelo di fuoco, Madiel, era apparso, amoroso, à Renata, ancora bambina. Sila .gli si offerse. Sdegnato, spati, ammonendola che l'avrebbe riveduto in sembianze umane. Scambiando il Conte Enrico per Madiel, gli si diede. Abbandonata, accusata di malefizi e sconvolta, tuttora lo ama, e spera nei soccorsi della magia. Il Cavaliere Ruprecht tenta di consolarla e di avvicinarla. Renata )o scongiura di punire Enrico. Se lo uccide, sarà sua. Lo ritrovano. Ruprecht provoca Enrico, nel quale Renata intravvede ora l'Angelo, e he vorrebbe salva la vita. In duello Ruprecht è ferito. Renata s'Innamora di lui, poi decide di prendere 1 voti. Rupr.'echt incontra in una taverna Faust e Meflstofele. I demoni invadono il convento, dove l'Inquisitore viene ad esorcizzare la giovine. Improvvisamente isteriche, le monache invocano il diavolo, ballano, si rotolano per terra. I soldati menano Renata al rogo. Questo, molto sommariamente, l'intreccio. Gli esperti sanno quanto raramente sia riuscita anche a forti musicisti la piena rappresentazione di ambiguità psichiche, di incubi, di allucinazioni. Non basta che il libretto informi: 11 tal personaggio è un visionario, un folle. Occorre che tale lo determini il musicista, e, s'intende, 10 poetizzi, sicché a noi risulti concreto e idealizzato. Della Renata -di Prokofleff si può dire che la morbosità non è una presunzione didascalica, ma sì fa evidente col contributo di tutti gli elementi musicali, e convince ed emoziona. Serbate le caratteristiche essenziali, Prokofleff è qui un creatore di anime, delle quali 11 dramma non è statico, ma progressivo, mutevole, via via più intenso e tormentoso. All'inizio presenta Renata in un momento di smarrimento e di pena. Sùbito ne siamo ..avvinti, tanto umana è l'agitata e afflitta concitazione, emergente dalla quasi amorfa, martellante recitazione. Nel racconto delle aspirazioni e mortificazioni la febbrile accensione dei sensi, l'incontenibile bisogno di confidenze, la supplice invocazione di aiuto, la delusione e la speranza, si succedono di attimo in attimo, formando come un ampio arioso, rivelatore delle più segrete intimità. Alcuni episodi seguenti sembrano superflui, più che pleonastici. Nella « composizione» difetta la specifica densità creativa. L'interessamento scema, e un'osservazione s'impone: quella della confusione del fantastico con l'illogico. Altri quadri si congiungono invece strettamente col primo atto. Bello è l'interludio orchestrale, che deaeri ve il tumulto dell'animo di Ruprecht, mentre si reca a consultare Agrippa, uno studioso di scienze occulte; e bello e il colloquio nel laboratorio pieno di scheletri, di uccelli e cani imbalsamati. La sussultante, acre, ironica strumentazione accompagna il dialogo del sarcastico Scienziato, dal registro tenorile acuto, stridulo, lancinante, col Cavaliere, la cui voce baritonale si umilia, turbata, perplessa nell'ombra della superstizione. Eccellente è l'ultimo atto. Nella cupezza del sotterraneo nel convento echeggia un che di solennemente sacro e rituale. E' questa l'aura calma e mite che Renata vagheggiava, propizia alla salvezza dell'anima. Vano desiderio. La materna Superiora, il duro Inquisitore, vigoroso personaggio, l'esasperano, ed i canti liricizzano la stanchezza, la ribellione, gli indimenticabili ricordi, la volontà di annullamento. Attorno a lei è un conflitto di passioni, l'imperiosità della Chiesa, la paura delle Monache oranti, le invettive al Demonio, le beffe di invisibili miscredenti. Con maestria polifonica, pari alla veemenza fantastica, i cori blasfemi contrastano con ì pii, finché la condanna al rogo tuona tremenda sotto la volta deserta. Il maestro Sanzogno, che già diresse quest'opera alla Fenice e alla Scala, ed ebbe seco 1 baritoni Panerai e Campi, e forse qualche altro che anche iersera partecipava all'esecuzione, concertò con rinnovata esperienza l'orchestra ed i circa quindici solisti, fra i quali spiccavano con le ben note qualità la soprano Mag da Laszlo, le mezzosoprano Cattelanl, Ciaffl e Malagù, 1 tenori Mercuriali e Andreolli. E tutti insieme col direttore e col maestro del coro Rug gero Maghlnl vennero caloro samente applauditi. a. d« c.

Persone citate: Agrippa, Andreolli, Conte Enrico, Faust, Laszlo, Prokofieff

Luoghi citati: Colonia