"Gli italiani nel Katanga stanno bene; nessun incidente,,
"Gli italiani nel Katanga stanno bene; nessun incidente,, II nostro console di Elisabethville a "La Stampa,, "Gli italiani nel Katanga stanno bene; nessun incidente,, (Dal nostro corrispondente) Londra, 16 novembre. Il massacro dei tredici italiani a Kindu, nella provincia di Klvu, ha riacceso 1 timori sulla sorte dei nostri connazionali ne) Katanga. Reparti del governo centrale congolese hanno occupato Albertville. nella parte settentrionale del territorio, ed altre clorazioni militari sono previste per 1 prossimi giorni. Una telefonata da t,ondra a Elisabethville, capoluogo del Katanga, ci ha dato la risposta a molti ansiosi Interrogativi: per la prima volta dalla ripresa delle ostilità abbiamo raccolto un quadro abbastanza preciso della situazione nella provincia secessionista di Tshombe. Da settemila chilometri di distanza, attraverso tutta l'Europa e più di mezza Africa, ci è giunta, limpidissima, la voce del njj?trò console dott. Natali La situazione generale è tesa — egli ci ha detto —, ni» la comunità italiana non na subito, almeno per ora. gravi violenze. Un solo episodio spiacevole è da segnalare: 11 signor Bruno Peraldo veniva malmenato alcuni giorni fa da soldati congolesi in un villaggio del Katnnga settentrionale, in prossimità del confine coi Kivu Le sue condizioni sono soddisfacenti I distretti katanghesi più tranquilli sono quelli a sud e ad occidente: a Flisabethvllle "ntmo.-fera è inquieta, ma non si sor o avuti incidenti. Apprensione suscitano invece gli sviluppi nelle plaghe poste lungo la frontiera col Kasal e col Kivu; in quest'ultima provincia, Antolne Gizenga, viceprimo ministro del governo di Léopoldville, starebbe cercando di assumere il controllo dei reparti dell'esercito nazionale nel suo territorio allo scopo, forse, di riprendere la sua opposizione alle autorità centrali. E' in questo crogiolo incandescente che sono periti, vittime innocenti, i tredici italiani dell'Onu. Come già segnalato, altre unità del governo centrale congolese, provenienti pure dal Kivu, sono penetrate invece nel Katanga settentrionale e hanno occupato Albertville e la zona lungo il lago Tanganlca: la condotta e 'e intenzioni di queste truppe costituiscono un mistero; secondo alcune noiizie, parecchi militari si sarebbero dati al saccheggio e alla violenza, secondo altre la disciplina militare sarebbe stata violata solo in pochissimi casi; s'ignora pure se questi reparti agli ordini di Léopoldville riprenderanno, e quando, l'avanzata. Vivevano ad Albertville — abbiamo appreso dal console — circa trentacinque italiani con le loro famiglie: donne e bambini lasciavano la città prima della sua caduta in mano congolese e, attraversato il lago Tanganlca, si rifugiavano a Usumbura, la piccola capitale del Ruanda-Urundt, territorio sotto l'amministrazione fiduciaria belga; avrebbero seguito le famiglie anche alcuni uomini, ma non si han¬ no né cifre né nomi. Le comunicazioni fra Elisabethville ed Albertville — ci ha detto il nostro console — sono interrotte; secondo la stampa katanghese di oggi sarebbero rimaste ad Albertville solo poche decine di europei, tutti uomini- L'unico italiano vittima di violenze è stato, come abbiamo detto, Bruno Peraldo, il quale lavorava in una centrale elettrica nel pressi di Albertville Insieme a parecchi altri connazionali 1 quali, un po' per l'incidente capitato al collega e. un po' per la posizione isolata dell'impianto, hanno abbandonato ora il territorio katanghese e si sono trasferiti essi pure a Usumbura. Gli italiani In tutto il Katanga sono adesso circa millecinquecento, dei quali mille vivono attorno alla capitale. Elisabethville: molti di loro — un centinaio di famiglie — provengono da Brusnengo (Vercelli). Il nostro consolato si tiene in contatto continuo coi vari gruppi, ma non ha ancora predisposto un plano generale di evacuazione, un esodo sarebbe comunque agevolato dalla vicinanza della frontiera rhodesiana. Che cosa avverrà se le truppe di Léopoldville cercheranno di occupare tutto il Katanga? E' questa la domanda che assilla 1 nostri connazionali: non è il pericolo fisico che 11 intimorisce, bensì la paura di perdere 11 frutto di molti anni di durissima fatica, m. ci.
Persone citate: Bruno Peraldo, Gizenga, Natali, Tshombe
Luoghi citati: Africa, Albertville, Brusnengo, Europa, Londra, Vercelli
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