Come è avvenuto il barbaro eccidio

Come è avvenuto il barbaro eccidio Come è avvenuto il barbaro eccidio (Nostro servizio particolare) Léopoldville, 16 novembre. / tredici aviatori italiani prigionieri nel Congo sono stati massacrati subito dopo la cattura, e i loro corpi fatti a pezzi e gettati nel fiume. Questa l'agghiacciante notizia che conclude nel modo più tragico una vicenda angosciosa e terribile: gli uomini che erano partiti' dall'Italia, per compiere, al servizio dell'Onu, una altissima missione di civiltà e bemeftoenza (trasportavano, fra l'altro, • viveri e medicinali destinati alle popolazioni indigene) sono stati seviziati e trucidati da un gruppo di militari congolesi, in rivolta contro il loro stesso gor verno, abbrutiti dall'odio e dall'alcool, violando ogni forma dì umanità, brutalmente, a- tradimento. ^annuncio del massacro, avvenuto ■ nel capoluogo del Kivu, Kindu, lo stesso giorno di sabato scorso nel quale ■ gli italiani vennero catturati, è stato' dato ufficialmente stamattina dal portavoce dell'Onu a Léopoldville, col. George Ivan Smith, con questo comunicato: «Il -Comando delle Nazioni. Unite nel Congo deve render noto, con 11 più profondo e sentito rammarico, ohe tredici colleglli dell'Aeronautica italiana sono stati brutalmente assassinati da soldati dell'esercito nazionale congolese ammutinatisi a Kindu, nella provincia del Kivu. A nome del dottor Sture Llnnes, capo delle operazioni dell'Onu nel Congo, e di tutto il personale delle Nazioni Unite, esprimiamo il nostro orrore davanti a un crimine così barbaro e porgiamo le nostre condoglianze alle famiglie dei caduti ». 1 tredici alatori italiani, ufficiali piloti e sottufficiali specialisti, in servizio presso la 46" aerobrigata di stanza a Pisa, erano in missione per conto dell'Onu con due grossi aerei da carico, i cosiddetti «vagoni volanti » G-119; avevano trasportato dalla capitale Léopoldville materiale militare per la locale guarnigione malese, composta di £00 uomini, a un notevole quantitativo di viveri e medicinali per la popolazione locale. Secondo un testimone oculare gli equipaggi dei due aerei si erano appena seduti nel salone della mensa-ufficiali dell'aeroporto di Kindu quando gruppi di soldati congolesi facevano irruzione nel locale urlando e schiamazzando. I negri, forte ottanta e quasi tut¬ ti in preda ai fumi dell'alcool, piombavano sugli Italiani, disarmati, . e li dichiaravano, in arresto. Nella mischia venivano sparati numerosi colpi .di arma da fuoco e, a quanto si ha ragione di ritenere, uno degli itaiiani veniva raggiunto da una pallottola e si abbatteva al suolo, gravemente ferito. Per lungo tempo lo sventurato rimase a terra, e un fioco gemito usciva appena dalle sue labbra. Sempre seguendo la relazione del testimóne oculare, giunto in aereo da Kindu a Léopoldville (di lui le stesse autorità dell'Onu rifiutano di fare il nome, per timore di possibili rappresaglie), i soldati congolesi appartenevano ad un reparto che si era dichiarato semplicemente < contro gli europei ». Erano tutti molto eccitati perché poco prima si era diffusa la notizia, assolutamente infondata, che dovesse arrivare da un momento all'altro a Kindu un forte contingente di paracadutisti belgi, al servizio del leader separatista del Katanga, Tshombe. I soldati congolesi bevevano, urlavano e dichiaravano che avrebbero *fatto fuori* qualsiasi bianco fosse comparso. Il racconto del testimone continua con spaventosa chiarezza: i 13 aviatori italiani furono percossi e fatti segno a insulti e violenze, alcuni, ormai privi di sensi, vennero costretti ad attraversare a piedi tutto l'abitato di Kindu e radunati *u uno spiazzale davanti all'edificio delle carceri, una vecchia costruzione belga dove era stato sistemato uno spaccio di liquori. Nel frattempo si era riunita una grande folla di indigeni, che sembravano fare a gara a chi urlava di più. Un giovane altissimo, con vistosi galloni e un cappello da ufficiale, fece -un ségno, una mitragliatrice apri il fuoco, tutti gli italiani caddero nella polvere. Si assistette quindi ad una scena feroce, orrenda, ,barbarica: i negri si. gettarono sui cadaveri ancora caldi, fecero a pezzi le membra e le gettarono, An segno di dispregio, nelle acque del Congo. Due corpi, spaventosamente muti lati, vennero trascinati per la via principale della cittadina. Ancora oggi, non si può sperare di recuperare i miseri resti: tutti gli sforzi vengono ostacolati dalla grave situazione creatasi sul posto.in aperta ribellione alle autorità cen trali. OH insorti sono guidati personalmente dal lumumbista Gizenga. Questi ha ammassato nella cittadina di Kindu almeno £000 armati, a lui fedelissimi. ■ La notizia dell'accaduto, raccolta dalla locale guarnigione dell'Onu, composta essenzialmente di £00 malesi che si erano asserragliati nella loro caserma, è stata comunicata a Léopoldville la notte scorsi. L'ambasciatore italiano, immediatamente informato, ha tras messo la notizia a Roma, con la massima urgenza, non ap¬ pena riuscì ad ottenere la' comunicazione telefonica. L'organizzazione delle Nazioni Unite nel Congo, fin dal primo indizio che una tragedia doveva essere avvenuta a Kindu, si è mantenuta in stretto contatto con New York. Il segretario generale Thant, . il professore di filosofia birmano, ha dato personalmente istruzioni del caso. E' stato dato ordine di abbandonare le pre cauzioni suggerite in un primo tèmpo, allorché si temeva incora che i prigionieri italiani, che si supponeva fossero incolumi, potessere subire eventuali rappresaglie dai lo. > perse èutori. E' un fatto che ti massacro di Kindu costituisce il più grave affronto subito dall'Onu nel Congo. Anche se gli autori della strage fossero elementi sbandati che r.on obbe discono ad un comando organizzato, (ma viceversa sembra che dipendano direttamente da Gizenga, il lumumbista ribellatosi al governo centrale ma comunque sempre vice-presidente del Consiglio dei mini stri) la responsabilità del loro operato ricade sulle autorità di Léopoldville. Il domandante locale congolese di Kindu, col. Pakassa, ha tentato di giustificarsi con gli esponenti del governo centrale e con i rap presentanti dell'Onu (recatisi sul posto per indagare sulla sorte degli italiani) ' con di chiarazioni del tutto inaccetta bili. L'ufficiale, nel riconoscere la carenza di autorità verso gli ammutinati, è giunto a dire che un'azione repressiva energica sarebbe stata troppo pericolosa data la situazione ed avrebbe potuto causare l'estendersi della rivolta. Per la punizione dei responsabili l'Onu ha già presentato un piano alle autorità militari congolesi; alcuni estremisti avevano proposto in un primo momento di ristabilire l'ordine con un mitragliamento dei reparti ammutinati a Mezzo di reattori da caccia indiani Canberra, ma il progetto è sùbito apparso barbarico, quasi come la stessa strage compiuta, ed è stato ritirato. Come azione preliminare sono, già partiti alla volta di Kindu, per via aerea, notevoli rinforzi di truppe malesi, in servizio nei reparti Onu. Se l'esercito congolese non . sarà in grado di ristabilire Vordine nei suoi reparti di Kindu, si assicura comunque che l'Onu interverrà per proprio conto con la massima energia. Qui a Léopoldville le bandiere dell'Onu sono state calate a mezz'asta in segno di lutto. Il dr. Linner, capo delle operazioni dell'Onu nel Congo, ha espresso la sua < cordiale simpatia per le famiglie dei cadutiy. Il primo ministro ha dichiarato: < Sento profondo disgusto per i miei fratelli congolesi >. Il comando dell'Onu ha telegrafato ai reparti di stanza nella provincia ribèlle: < Agite con la massima decisione > Forse per evitare complicazioni diplomatiche, il portavoce ha rifiutato di fornire informazioni sul conto di Gizenga che, a quanto si afferma senza reticenze sia negli ambienti dell'Onu sia nei circoli governativi, si trovava a Kindu al momento del massacro. In contrasto al silenzio ufficiale, alti funzionari partigiani del presidente Kasavubu affermano semplicemente, con estrema freddezza, - che < è sempre difficile controllare le truppe, se queste bevono troppo. Però è proprio un caso disgraziato - che tredici vite delle forze dell'Onu siano andate'perdute prima che l'Onu si decidesse a ridurre alla ragione gli ammutinati di quel maledetto Gizenga». a. p. (A pagina 5 lo scambio di documenti fra il Segretario dell'Onu 0 il ministro degli Esteri italiano, Segni). Il maggiore Amedeo Parmeggiani, con la figlioletta Paola, fotografato davanti alla Torre dì Pisa (Tel.)

Persone citate: Amedeo Parmeggiani, George Ivan Smith, Gizenga, Mezzo, Sture Llnnes, Thant, Tshombe