Madri e spose hanno saputo ascoltando il giornale radio

Madri e spose hanno saputo ascoltando il giornale radio Madri e spose hanno saputo ascoltando il giornale radio (Dal nostro inviato speciale) Pisa, 16 novembre. Incredulità In un primo momento, pòi dolore sincero come lo sdegno: questa la reazione dei pisani all'annuncio della tragedia avvenuta nel Congo. I tredici aviatori trucidati dai soldati negri ribelli appartenevano alla 46a aerobrigata che ha sede in questa città, all'aeroporto di San Giusto; otto erano diventati pisani per adozione, abitando qui con le famiglie da parecchi anni. R le famiglie sono state Stroncate oggi a Pisa dalla notizia arrivata nel modo più crudele, improvviso: la voce dalla radio, alle 13, ha annunciato a sette giovani donne che erano diventate vedove, che 1 lóro mariti erano stati massacrati in quel modo. Una ottava, di vent'anni, la signora Pina Luisa Malasoma, sposata da pochi mesi col sergente Antonio Mamone e in attesa di un bambino era stata fortunatamente distratta dai genitori che la avevano accolta a casa in questi giorni di penosa attesa di notizie dal Congo. Sino a questa sera non sa nulla; nessun cronista o fotografo sale le scale della casa di via San Paolo. La pietà ha ancora un suo potere. Affrontiamo un dolore agghiacciante, che non ammette incontri, né descrizioni. La moglie del sergente Possenti era sola accanto alla radio: ha ascoltato, è svenuta. La moglie del maresciallo Di Giovan- ni, che abita in una casa nuova di via Della Pura, ha avuto la forza di allontanare 1 due figli, Andrea di 12 anni e Massimo dì 8, nascondendogli la notizia. I due bambini giocano, ignari, nella casa dei vicini, mentre la mamma resta immobile, in silenzio assoluto, con la fotografia del marito davanti agli occhi. Non risponde, non reagisce in alcun modo. In età di capire la loro tragedia sono invece le figlie del maggiore Parmeggiani, Claudia e Paola, di 8 e di 7 anni; finora le hanno tenute all'oscuro, oggi pomerìggio giocavano nel giardino della villetta che il loro padre aveva acquistato a riscatto tre mesi fa, dopo aver sognato per anni una casa sua, con un pezzo di verde attorno. Le famiglie degli altri quattro aviatori pisani erano fuori città. Sino a questa mattina 1 on si sapeva assolutamente nulla dal Congo. La notizia arrivò dall'Onu a Roma, le agenzie la diramarono prima che il Ministero della Difesa la co* municasse direttamente al comando dell'aerobrigata di Pi' sa. La radio 1 ha diffusa subito dopo: gli ufficiali dell'aerobrigata non poterono lar altro che visitare le famiglie dei morti. Non c'era stato nessun preannuncio. Ogni nòtte la stazione radiò della 46" aerobrigata era in contatto con Léopoldville, dove il tenente colonnello Serafini, di Ferrara, comanda il distaccamento in servizio presso le forze dell'Onu (settanta uomini, ci in formano al comando dell'aerobrigata). La notte scorsa c'era stata una lunga conversazione fra Pisa e Léopoldville: istruzioni, scambio di notizie tecniche, normali contatti a proposito di rifornimenti. Si era parlato pochissimo dei tredici aviatori scomparsi, mancando qualsiasi notizia dalla zona di Kindu. «Eravamo molto pessimisti questa mattina > ci dice il vice-comandante colonnello Bitonti, all'aeroporto di San Giusto. Ha il viso pallido e tirato, come tutti gli ufficiali che gli stanno attorno. Aggiunge: < Erano andati per fare il loro dovere». Riusciamo con fatica ad avere qualche notizia. La prima missione in Congo era stata svolta dalla 46* aerobrigata Ili luglio 1960, per evacuare 1 profughi italiani e portare farina alle popolazioni indìgene. Poi, il 1° settembre 1960, era stata costituita una < sezione Congo » con sei aerei da trasporto c C 119 » e una settantina di uomini che si avvicendavano ogni due mesi. I tredici aviatori trucidati erano in Congo da oltre un mese: dovevano rientrare presto, per essere sostituiti nella continua e difficile opera richiesta alle forze dell'Onu, volando senza assistenza, atterrando su piste primitive. Un dettaglio va tenuto in conto: nessun incidente era mai avvenuto fra gli aviatori italiani e il personale congolese che era a loro contatto. C'era stato un grave Incidente ma di natura tecnica: sei mesi fa, per l'avaria di un motore, un aereo era precipitato facendo tre morti e due feriti. Il sergente Paga, uno dei trucidati, era scampato a quell'incidente non essendosi imbarcato sull'aereo all'ultimo momento. Nessuno era andato in Congo allettato da promozioni o compensi speciali, né erano stati esentati gli elementi più preziosi: il maggiore Parmeggiani era capo degli istruttori dell'aerobrigata da parecchi anni. Tutti partecipavano alla rotazione: ci sono ufficiali • sottufficiali che hanno già servito per due turni con le forze dell'Onu. « E naturalmente continueremo a fare il nostro dovere come prima» ci dice il colonnello Bitonti. I cinquantasette rimasti a Léopolville sono In ottime condizioni: si rassicurino almeno le loro famiglie. Certamente arriveranno notizie più precise dal generale Cerutti, che si trova a Léopoldville come inviato del Ministro della Difesa e del Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica. Si saprà finalmente, speriamolo, la tristissima e completa verità sull' eccidio. Per ora qui non si possono raccogliere che 'voci di sdegno e di dolore. Mario Fazio

Persone citate: Antonio Mamone, Cerutti, Di Giovan, Mario Fazio, Parmeggiani, Pina Luisa Malasoma, Serafini