Mosca con le pressioni sulla Finlandia vuole i comunisti nel governo di Helsinki di Giovanni Giovannini
Mosca con le pressioni sulla Finlandia vuole i comunisti nel governo di Helsinki Rinuncia alfe imposizioni militari in cambio di «amicizia» Mosca con le pressioni sulla Finlandia vuole i comunisti nel governo di Helsinki L'attuale ministero di minoranza ha l'appoggio di 50 deputati comunisti - Con le nuove elezioni i finlandesi sono chiamati a pronunciarsi sui futuri rapporti con l'Urss - Allarme nel mondo scandinavo per le pesanti richieste sovietiche - Un giornale di Stoccolma ha scritto : «Kruscev esige la Repubblica popolare in Finlandia» (Dal nostro inviato speciale) Stoccolma, 15 novembre. In tutte le capitali scandinave, a Stoccolma, a Oslo, a Copenaghen, lo scioglimento della Dieta finlandese per la pesante ingerenza sovietica domina le prime pagine dei giornali e le trasmissioni radiotelevisive. Solo a Helsinki la stampa è oggi estremamente riservata: la parte informativa è ridotta all'essenziale, ogni commento è tn pratica abolito. I finlandesi sembrano fin d'ora prepararsi ad affrontare uno dei periodi più, critici del loro dopoguerra, le settimane che andranno dalla metà di gennaio alla metà di febbraio dell'anno prossimo. Per il 15 gennaio era già .a tempo stabilito che il popolo M IIIIIIIIIIIIMIIIIIMIIMIIIIMIIIIII j IIIItlirillHHIItn sarebbe stato chiamato alle urne per designare i 300 elettori che il 15 febbraio dovranno scegliere il nuovo capo dello Stato. Le elezioni per il rinnovo del Parlamento erano fissate per il luglio prossimo: con lo scioglimento anticipato della Dieta (fatto avvenuto cinque volte soltanto nella storia della Finlandia indipendente■ e cioè dal 1919), esse avranno invece luogo il 4 febbraio. Per il 11 febbraio è già indetta la prima riunione del nuovo Parlamento. 15 gennaio, 4, 15 e 17 febbraio: ecco le quattro drammatiche giornate in cui i finlandesi sono chiamati da ieri, dopo l'intervento russo, non tanto a scegliere i propri rappresentanti, quanto a pronunciarsi sui rapporti futuri dei loro piccolo paese col vicino colosso, a dare o meno quella assicurazione di rinnovata amicizia con la Russia di cui Gromyko ha fatto brutalmente la conditio sine qua non per rinunciare ad imposizioni di carattere militare. Nella sua durezza l'alternativa è così chiara da permetterci di ridurre al minimo un cenno sullo schieramento dei partiti finlandesi. Gli « agrari > di Kekkonen e del primo ministro Miettunen (piccoli e medi contadini e borghesi) governano da soli con i loro 47 t'Oti, appoggiati di fatto da 50 comunisti e da 14 « socialdemocratici dissidenti >: totale 111 su 200 seggi della Dieta. Chiaramente all'opposizione sono S7 socialdemocratici e 29 conservatori: totale 66. Ora con gli uni, ora con gli altri secondo « cast, si schierano i 14 del < partito popolare svedese» (i quali, ad esempio hanno annunciato la loro astensione nelle prossime elezioni presidenziali), 8 del spartito popolare finlandese », uno dei < piccoli agricoltori»: totale, 23. Se. soffocando il sentimento e cedendo all'ineluttabile, i finlandesi aumentassero il 4 febbraio 1 loro voti per l'attuale maggioranza tripartitim. essi fornirebbero evidenten te a Mosca la < assicuraaio.-d > chiesta perentoriamente da Gromyko. Ma, sia in questo caso, sia in quello più probabile di una nuova situazione analoga a quella attuale, l'Unione Sovietica non si accontenterebbe: chiederebbe l'entrata dei comunisti nel governo (oggi, come abbiamo detto, composto soltanto di <agrari»). Di questo, evidentemente, non c'è traccia nel comunicato finlandese di ieri, ma diverse ed autorevoli fonti affermano che il tema sarebbe stato esplicitamente toccato da Gromyko nei suoi colloqui con Karjalainen. A Stoccolma, 2'Aftonbladet è uscito stasera col titolo a piena pagina: « Kruscev vuole la repubblica popolare in Finlandia ». Resta infine, terza ipotesi, quella che i finlandesi, incuranti di tutto, si pronuncino contro l'attuale maggioranza, e contro la € linea PaasikiviKekkonen », di amicizia con la Russia. E Mosca, in questa eventualità, contro questa eventualità, si è già pronunciata con la consueta brutale chiarezza: dai diplomatici del Cremlino la parola passerebbe immediatamente ai generali dell'armata rossa (le cui richieste — si comincia a laéciar trapelare intenzionalmente o meno — andrebbero al di là di una rete di impianti radar lungo le coste o nelle isole finlandesi). Così, in realtà, la prepotenza sovietica rende fin d'ora vana ogni scelta, illusoria ogni alternativa, ai cittadini di un altro paese, violandone, col ricatto aperto della forza, l'indipendenza e la libertà. E con la stessa politica del terrore mira contemporaneamente agli altri paesi scandinavi: alla Svezia, che spera di inchiodare sull'attuale posizione di neutralità assoluta (possibilmente « amichevole » tipo Finlandia), alla Norvegia e alla Danimarca, che spera di indurre a sciogliere il più possibile i loro vincoli con la Nato. A seminare paura in Scandinavia e sul Baltico, oggi Mosca è riuscita egregiamente, vedremo se i frutti saranno quelli sperati. Giovanni Giovannini
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