C'è jodio radioattivo nel latte ma non tanto da preoccupare
C'è jodio radioattivo nel latte ma non tanto da preoccupare C'è jodio radioattivo nel latte ma non tanto da preoccupare Il comunicato del comitato nazionale per l'energia nucleare - Siamo ancora lontani dal limite di «pre-allerta» - Non apprezzabili le misurazioni dello «stronzio 90» e del «cesio 137» Roma, 14 novembre. Il Comitato razionale per l'energia nucleare, sulla base dei dati che provengono dai centri di misura della -adioattività artificiale nelle derrate' alimentari, da esso controllati o coordinati, comunica quanto segue: « Dalla metà del mese di settembre è iniziata la sorveglianza sul contenuto di radioattività da iodio 131 (prodotto di fissione a. vita breve) nel latte di alcune città italiane. In ottobre, nelle misure compiute mediante spettrometria gamma, sono stati riscontrati valori compresi tra qualche picacurie e 200 picocurie di iodio 131 per litro di latte: nei mesi precedenti al settembre 1961 tale radioisotopo non era presente in quantità apprezzabile < Onde assicurare in proposito una sorveglianza sistematica, nella ultima decade di ottobre è entrata in azione una rete di stazioni di prelievo, me¬ diante la quale viene raccolto ogni giorno un campione del latte distribuito alle popolazioni nelle città di Milano, Bologna, Livorno, Roma; da alcuni giorni alla rete suddetta sono state aggiunte Bari e Catania. « Contemporaneamente a tali determinazioni sistematiche giornaliere, controlli saltuari dello iodio 131 vengono eseguiti anche sul latte di altre città, tra cui Torino, Alessandria, Varese, Pavia, Firenze, Napoli, Palermo. « La concentrazione di radioattività nel latte da iodio 131 (prodotto di fissione), espressa in picocurie per litro,- durante i giorni dal 27 ottobre al novembre 19151, è risultata essere la seguente (medie di 'tre giorni consecutivi) : Milano 50. 48, 52, 45: Bologna £9, 87, 44. 69; Livorno 54, 45, 65, 137; Roma 53, 41, 36. 51». Come è noto, il Cnen da mot ti mesi ha stabilito rapporti con numerose centrali del latte italiane che collaborano con l'invio di campioni per la misurazione di due isotopi a vita lunga (residui delle esplosioni del '58 e degli anni precedenti), e precisamente lo « stronzio 90 » e il « cesio 137 ». Questi controlli continuano regolarmente, ma per ora non hanno dato variazioni apprezzabili. Occorrerà attendere molti mesi prima di dare un giudizio complessivo su un eventuale aumento della presenza di stronzio e di cesio nel latte comune. Dal comunicato del Cnen si può dunque dedurre che lo : jodio 131 » è presente nel latte di alcune città italiane, ma in misura tale da non destare alcuna preoccupazione da un punto di vista sanitario. Infatti, secondo le tesi degli scienziati, i valori che possono considerarsi orientativi per la determinazione dei livelli massimi di sopportabilità della radioattività nel latte, sono l seguenti: il livello di « pre-aller¬ ta» e raggiunto quando i valori toccano i 2000 picocurie per litro; lo stato di «allerta» si aggira sui 20.w0 picocurie per litro di latte: ma alcuni esperti ritengono peraltro che quest'ultimo valore non debba essere fatto sopportare ai bambini per periodi molto lunghi. I dati comunicati dal Cnen ìndican j chiaramente che le punte massime osservate nel latta italiano hanno raggiunto appena un decimo del livello di : ore allerta». In conclusione, anche se è stato accertato un leggero aumento della quantità di «jodio 131» nel latte (prima delle esplosioni nucleari sovietiche questo isotopo non era nemmeno misurabile), tale quantità — si fa notare al Cnen — si presenta con valori del tutto rassicuranti. II Cne.' ha ritenuto opportuno sottoporre il latte ad un controllo così profondo e su vasta Beala, perché questo alimento risente più di ogni altro del «fall-out».
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