Affonda un panfilo nella tempesta a La Spezia Padre, madre e figlio per ore in balìa del mare

Affonda un panfilo nella tempesta a La Spezia Padre, madre e figlio per ore in balìa del mare Durante una burrasca notturna con raffiche di veni© a 150 Km l'ora Affonda un panfilo nella tempesta a La Spezia Padre, madre e figlio per ore in balìa del mare Sul piccolo «yacht» viaggiavano un ingegnere americano, la moglie e il ragazzo di dieci anni - Travolto dalle ondate, il natante si schianta contro la diga del porto naufragando in pochi minuti - La donna riesce ad aggrapparsi ad un rottame • E' salvata due ore dopo - Gli altri vanno alla deriva per lungo tempo finché riescono a raggiungere la scogliera (Dal nostro corrispondente) La Spezia, 10 novembre. Un piccolo yacht da crociera finito sugli scogli della diga foranea per il mare fortemente agitato è affondato la scorsa notte nel golfo spezzino. A bordo c'erano l'ingegnere statunitense John E. Stevens di 52 anni (ex-addetto al Centro radio dell'Ambasciata americana a Bonn), la moglie Alice Durel di J,5 anni, di origine francese e il figlioletto Johnny di 10 anni, i quali sono scampati al naufragio dopo drammatici, momenti. La donna è stata salvata due ore dopo; il marito il figlio quattro ore dopo. Alice Durèt è' riuscita a rimanere in acqua per tutto quel tempo pur non sapendo nuotare, sostenendosi ad un rottame. La famigliola aveva acquistato il piccolo yacht (un € le metri > da dieci tonnellate, con un albero, due vele ed un motore, del valore di nove mi lioni) pochi mesi fa, quando l'ingegnere si era messo in pensione. Il panfilo era diventato praticamente la loro ca sa. Stevens, la moglie e il fi glio stavano compiendo una lunghissima crociera. Partiti dal Belgio, avevano toccato l'Olanda, la Scozia, il Portogallo, la Spagna e la Francia. Da Nizza stavano dirigendosi a Napoli quando una avaria al motore li ha costretti ad andare a vela Da Nizza erano partiti lunedi. Ieri sera si sono trovati all'altezza del golfo spezzino mentre imperversava il fortunale. Il mare era a « forza otto » e il vento soffiava a centocinquanta chilometri ora ri. La navigazione era difficile; il piccolo panfilo si diri geva verso la diga foranea, nell'intento di cercar riparo nella rada del golfo. Al varco di ponente, verso Portovencre, forti ondate hanno investito lo yacht (che aveva nome « Alice S. *), sbattendolo rio lentemente contro la scogliera della diga Il battello si è sfasciato ed è affondato di prua, finendo poi su un fondale di quattro metri, risucchiato all'esterno della diga dalle correnti. Finiti in mare, per John Stevens, la moglie ed il figlio iniziavano i momenti più drammatici della loro paurosa avventura Mentre padre e figlio riuscivano a tenersi vicini, la donna veniva spinta lontano da loro rischiando di annegare. Pure avendo la cintura di salvatag gio, ma essendo incapace di nuotare, era stata più volte ptgAstnndpsgtVddrtnsugdmsommersa dalle onde; poi ritt-lsciva ad aggrapparsi ad un rottame (una panca del panfilo) sostenendosi con il corpo e remando verso la costa con un pezzo di tavola. Le correnti la trascinavano verso levante; per due ore — dalle 21 alle 23 — la donna è rimasta in acqua senza che le sue grida fossero udite. Dal punto dell'affondamento a quello dov'è stata tratta in salvo, ci sono circa due miglia e mezzo. A udire finalmente le sue drammatiche invocazioni sono stati due marittimi della motonave Dragon in riparazione ai cantieri navali Sgorbini, il primo ufficiale Giovanni Scolari di 24 anni, genovese, abitante in via Redipuglia e/3 e il nostromo siracusano Antonio Bandazzo, che stavano rinforzando gli ormeggi della nave in conseguenza del fortunale. I due marittimi, mentre il guardiano dei cantieri avvertiva la Capitaneria di Porto, calavano in mare una scialup- [ pa e si dirigevano verso il punto dal quale provenivano le grida, rinvenendo e salvando Alice Stevens. La donna era in stato di choc e mormorava soltanto: « Il bambino! Il bambino! ». Dalle poche frasi pronunciate si è capito trattarsi d'un naufragio, per cui la Capitaneria disponeva immediati soccorsi per gli altri naufraghi: tre rimorchiatori del porto, motoscafi della P.S. e dei Vigili del Fuoco, nonché unità della Marina Mercantile, prendevano il mare per iniziare le ricerche, ma-nello specchio antistante il cantiere Sporbini, non si trovava traccia alcuna. Solo più tardi la dorino, riusciva à< raccontare che er'a su un panfilo col marito e il figlio e che era affondato urtando contro gli scogli. Quest'ultimo particolare ha fatto capire che il naufragio era avvenuto alla diga foranea, per cui i mezzi di soccorso si spostavano parte verso il varco di levante e parte verso quello di ponente della diga: in quest'ultimo punto, quattro ore dopo l'affondamento, venivano ritrovati John Stevens e il figlio, i quali erano riusciti, dopo durissima lotta contro le onde, ad aggrapparsi alla rete di protezione della scogliera. I componenti la famigliola sono ora riuniti in una cameretta dell'Ospedale, dove i medici li hanno sottoposti ad energiche cure per evitare complicazioni polmonari: le loro condizioni non destano preoccupazioni. Nel naufragio hanno perduto ogni coso., per un valore di circa tre milioni (escluso quello dello yacht). a. m. li proprietario dello yacht naufragato, l'americano John E. Stevens e il figlio Johnny ài dieci anni (Telefoto) La signora Alice Stevens ricoverata all'ospedale (Tel.)

Persone citate: Alice Stevens, John Stevens, Stevens