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Il processo Eichmann visto da uno spettatore Il processo Eichmann visto da uno spettatore A poco più di un mese dalla sentenza contro Eichmann (attesa per Natale), il dottor Giorgio Romano, di Tel Aviv, ha illustrato ieri in una conferenza tenuta nell'Aula Magna dell'Università — per conto della Associazione ItaliaIsraele — il « significato e le conseguenze del processo ». Giorgio Romano ha seguito tutto il dibattito, tragica rievocazione del genocidio scientifico di sei mi/ioni di ebrei, di • cui Bichnttiiin"' fu l'attQjfcé principale; per 119 udienze ha cercato invano sul volto dell'imputato un segno di pentimento, un moto di commozione. Chiuso nella gabbia di vetro, il criminale nazista prendeva appunti con la stessa gelida indifferenza con cui 18-20 anni prima firmava gli ordini di deportazione e di sterminio. Ma non l'uomo interessa, bensì il regime che ha potuto produrlo; forse i giudici di Israele condanneranno Eichmann a morte, ma difficilmente la pena sarà eseguita. Conta piuttosto il processo al nanismo, ad una filosofia aberrante che abbrutisce gli uomini e spegne in loro — come scrisse nella « Stampa » Arturo Carlo Jemolo — ogni scintilla divina. Gli orrori indicibili rievocati a Gerusalemme da 150 testimoni fecero piangere di commozione pubblico e giudici; mai un segno di contrieione o di pietà illuminò il volto di Eichmann. E' questa assenza di reazioni emotive che deve ricordare agli immemori quale mostruoso corruttore di coscienze fu il nazismo; ed in questo senso il processo è un insegnamento. Non un processo di vendetta, ma di giustizia illuminante. C'erano in aula, oltre al Rettore Magnifico dell Università, prof. Allora, che ha presentato l'oratore, molti docenti; ad essi Giorgio Romano ha rivolto un invito appassionato a far conoscere ai giovani le responsabilità atroci dell'hitlerismo, perché il mondo non incorra mai più nella tragedia del popolo d^a£ie.-«--.a~#ì~a. .