La perizia sui due ragazzi che morirono dopo l'anestesia

La perizia sui due ragazzi che morirono dopo l'anestesia All'ospedale S. Giovanni di Roma La perizia sui due ragazzi che morirono dopo l'anestesia Avevano ricevuto ossido di carbonio invece che ossigeno Secondo gli esperti, i medici non sono responsabili : non potevano sapere che un operaio aveva confuso i due tubi (Nostro servizio particolare) Roma, 4 novembre. Se il sostituto procuratore della Repubblica dott. Guido Guasco, incaricato di far luce sul caso dei due ragazzi morti il 16 giugno scorso all'ospedale di San Giovanni, accoglierà i risultati a cui sono giunti i periti d'ufficio, con molta probabilità la triste vicenda si concluderà con un nulla di fatto, cioè con una archiviazione. I due ingegneri esperti in impianti ospedalieri e i due medici legali ai quali la Procura della Repubblica di Roma aveva affidato l'incarico di! una perizia tecnica^" hanno in-jtatti concluso la loro indagine affermando che nessuna re¬ sponsabilità può essere attribuita ai tecnici e ai medici dell'ospedale. Se una responsabilità dovrà essere vagliata dal magistrato sarà solo quella del tecnico Nazzareno Morelli, l'operaio della Società Italiana Ossigeno che nel riparare l'impianto centrale anestetico, avrebbe commesso un errore nel montare 1 tubi dell'ossigeno e quelli dell'ossido di carbonio. Secondo i periti i fatti si sarebbero svolti in questo modo. L'operaio Nazzareno Morelli, su incarico di un infermiere, il 9 giugno tagliò i tubi dell'impianto centralizzato che adduce l'ossigeno e l'ossido di carbonio alla sala operatoria, e ne rimontò i relativi raccordi — che sono di diverso colore proprio per non generare confusioni mortali — sicuro di aver compiuto il proprio dovere. Purtroppo invece si sbagliò. Perché fra il 9 e il 18 giugno non accadde alcun incidente? I periti hanno risposto molto chiaramente. Nulla è accaduto finché i malati sopportarono bene l'intervenuto e fu quindi propinata una miscela di ossigeno e carbonio al 50 per cento. La tragedia si ebbe invece quando furono operati Raffaele Galli, di 11 anni, e Vittorio Auteri, di 13. per i quali fu necessario propinare alla fine dell'intervento una miscela più ricca dì ossigeno che avrebbe dovuto rianimarli. L'inversione dei tubi ebbe allora le sue mortali conseguenze. Ai due ragazzi invece di ossigeno fu propinato un ingente quantitativo di ossido di carbonio. Il Galli e l'Auteri spirarono a poche ore di distanza l'uno dall'altro nella mattina del 16 giugno, per paralisi dovuta ad eccesso di ossido di carbonio. Quale responsabilità poteva essere attribuita ai chirurghi che avevano operato? Secondò i medici legali nessuna. < Né il primario che effettuò gli interventi né l'anestesista dott Corrado Colonna potevano — questa in sostanza la tesi dei periti d'ufficio — ac corgersi dell'errore in quanto né la sintomatologia né le con dizioni dei due ragazzi potè vano far sospettare quello che stava accadendo >. Nessuno in realtà immaginava che al di sotto della botola di uscita dei tubi fosse stato commesso un così grave errore di mon taggio dei raccordi. r> s>

Persone citate: Auteri, Corrado Colonna, Guido Guasco, Nazzareno Morelli, Raffaele Galli, Vittorio Auteri

Luoghi citati: Roma