La giovane calabrese piange l'amante ucciso Grida: "Ammazzerò mio marito come un cane!,,

La giovane calabrese piange l'amante ucciso Grida: "Ammazzerò mio marito come un cane!,, Sconvolta dal dolore, è Ira ospedale ad Aosta legata al letto La giovane calabrese piange l'amante ucciso Grida: "Ammazzerò mio marito come un cane!,, Sedotta con la violenza, era stata costretta a sposarsi - La fuga al Nord e l'inquieta vita a Chàtillon - Come venne preparata la vendetta - La vittima e l'assassino erano cognati - Forse l'omicida ha già raggiunto Torino (Dal nostro Inviato speciale) Aosta, 3 novembre. Il trauma psichico subito ieri da Giovanna Maisano, che ebbe l'amante Giuseppe Contemi ucciso dai colpi di pistola del marito Leonardo Suraci, la costringe in un letto dell'ospedale di Aosta. Per una elementare misura di sicurezza polsi le sono stati vincolati alla spalliera; precauzione doverosa ma forse inutile, lei non manifesta affatto propositi suicidi. Ben diversi sono i pensieri di questa donna. Sul suo viso pallido, incorniciato da una voluminosa massa di capelli nerissimi e ricciuti, abbastanza piacente ma chiuso in una cupezza disperata, è una maschera gelida. In essa non il dolore per la fine dell'amante si legge, ma un furore primordiale, a stento contenuto, per il marito che glielo uccise. Giovanna Maisano non piange l'uomo amato; i suoi occhi sono asciutti, ma sfavillano d'un odio inestinguibile. « La pagherà quel vigliacco ». Giovanna odia il marito, lo ha sempre odiato, dal momento in cui egli la sedusse con violenza. Dovette sposare Leonardo Suraci, ne ebbe tre figli, ma continuò a odiarlo. Al primo uomo che levò su di lei lo sguardo, e fu uno sguardo d'amore, lei si votò perdutamente. Fu nell'inverno scorso, a Gondofuri, e costui era Giuseppe Contemi, cognato di suo marito. Riuscirono a tener segreta per vari mesi la relazione, poi decisero di bruciare tutto. Nell'agosto scorso abbandonarono le rispettive famiglie — tei il marito e i tre figli, lui la moglie, sorella di Leonardo Suraci, e due figli — e con pochi indumenti e pochissimi quattrini partirono per ti Piemonte. Fecero un'inutile tappa a Torino, in cerca d'un lavoro che lui non trovò. Una segnalazione li fece dirigere in Val d'Aosta, arrivarono a Chàtillon. Si sistemarono in una stamberga nella frazione Chameran, e pochi giorni dopo lui trovò lavoro come minatore in una cava di marmo. Si amavano, ma era la vita della giungla. Nessuno a Condofuri conosceva \l loro rifugio; a Chàtillon vivevano nascosti, come braccati da un invisibile inseguitore. Lei faceva fugacissime puntate, di sera, per acquistare i pochi iHi>eri necessari, lui non si spostava che da casa al lavoro e viceversa. Soltanto da pochi giorni avevano allentato le precauzioni. Sapevano quale legge avevano infranto, entrambi ne conoscevano le terribili inumane sanzioni. < Poi martedì sera — racconta Giovanna Maisano — venne a bussare alla porta mio fratello Giuseppe, quel vigliacco. Vigliacco e maledetto perché fece da spia a mio marito; sapeva i suol propositi, non mi avverti, e mangiò il mio pane e quello dell'uomo che essi avevano condannato a morte>. E' maggiore il suo odio per il marito che le uccise l'amante, per il fratello che la tradìt < Mio marito — lei dice come rispondendo alla domanda — se la caverà con qualche anno, ma a mio fratello l'ergastolo dovrebbero dare, è la sola pena che si merita >. Leonardo Suraci avena deciso di punire i fuggiaschi, e in questo trovò collaborazione in Giuseppe Maisano, fratello di Giovanna. Non si sa come abbiano scoperto il loro rifugio Arrivarono a Chàtillon martedì, e in tasca Leonardo aveva una pistola. La primitiva legge dell'amore e dell'onore che vige in Calabria assegna il tremendo castigo a entrambi. Perché egli punì soltanto l'uomo t Perché era suo cognato, e^ perciò lo aveva tradito due volte, portandogli via la moglie e abbandonando la sorella; secondo il suo codice primordiale meritava due volte la morte. Ma forse è una più crudele e spietata vendetta averle ucciso l'uomo amato lasciandola viva e disperata, pazza di dolore. t Mio fratello » continua Giovanna Maisano, agitando le braccia vincolate al letto « mi disse l'altra sera: "Non hai paura che un giorno o l'altro tuo marito venga fin quassù vi dia quel che meritate t L'infame. E sapeva che mio marito era già qui, erano venuti assieme, sapeva che lui aveva già Ut mano stretta calcio della pistola ». E' una belva dietro le sbarre d'una gabbia. < L'altra mattina » continua < nel fare la spesa parve di vedere mio marito tra la folla. Ma rimasi tran quilla, pensai a una rassomi glianza. La sera ne accennai c mio fratello. "Ma no" disse livpsmalpdClscAsici lui, "figurati, non ci sono che io, sono venuto per cercar lavoro ". Voleva rassicurarmi, perché l'altro agisse con più sicurezza ». Leonardo Suraci agì ieri mattina mentre la moglie era andata a fare la spesa. Certo la spiava, e la vide uscire. Sapeva, dalle informazioni avute dal cognato, che Giuseppe Contemi aveva la mattinata libera e rimaneva in casa. Possiamo immaginare la scena, che non ha avuto testimoni. Andò a bussare alla porta e si fece di lato. L'altro aprì, ignaro. E sulla soglia ricevette una scarica micidiale; sei colpi su sette gli perforarono il petto, gli squarciarono il cuore. Terribile fu il ritorno di Giovanna. Mezz'ora dopo, serena, gaia, aprì la porta, e ai suoi piedi apparve il corpo inanimato di Giuseppe, il solo uomo che contasse per lei. Come una pazza corse dai carabinieri. Le ricerche furono iniziate immediatamente, ordinate dal procuratore della Repubblica di Aosta dott. Severino Rosso, e dal tenente dei carabinieri Vincenzo Acquafresca. Ma Leonardo Suraci si ora eclissato, pare che abbia avuto il tempo di prendere a Chàtillon il treno delle 13#0 per Torino. Probabilmente il cognato Giuseppe Maisano ha preso una via diversa. Sono ricercati ovunque. € Difenderò con ogni mezzo il mio amante» contijiua Giovanna Maisano, in un lucido e freddo delirio. *Non ho potuto difendere la sua vita, difenderò la sua memoria. Al processo sarò una iena scatenata. Seppure mio marito vi arriverà. Io non ho paura di lui. Mi venga di fronte, se ne ha il coraggio. E' lui che deve aver paura di meÀ perché lo perseguiterò finché campo, lo ammazzerò come un cane, come lui.ha ammazzato il mio amante ». „ j Giovanna Malsano, moglie dell'omicida di Chàtillon

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