E' finito il processo contro Enrico Trümpy lunedì le richieste, tra otto giorni la sentenza di Massimo Conti

E' finito il processo contro Enrico Trümpy lunedì le richieste, tra otto giorni la sentenza Si decide la sorte dei In svizzero che teee a pezzi In moglie E' finito il processo contro Enrico Trümpy lunedì le richieste, tra otto giorni la sentenza Lello in aula il carteggio fra l'impulalo e la viilima prima della Iragica conciliazione - « Iddio non permeile che si sciolga il matrimonio - scriveva il marito - Mettimi alla prova » - Giuseppina Barale accella Il TriimpY risponde: « Grazie, cara, non posso ancora dirli nulla, ma ho preparato una sorpresa per te... » (Dal nostro inviato speciale) Heilbronn, 3 novembre. Oggi poco prima delle ore 13 il presidente della Corte di Assise di Heilbronn, dott. Stoll, ha dichiarato chiuso il procedimento giudiziario contro Enrico Triimpy, accusato di aver fatto a pezzi la moglie torinese Giuseppina Barale. E' finita quella che i giuristi tedeschi chiamano la Beweisaufnahme della causa, cioè la raccolta delle prove prò e contro l'imputato, a cominciare dalle deposizioni dei testimoni, per finire coi referti dei periti. Nessun altro elemento può venir più addotto dalle parti dopo la conclusione della Beweisaufnahme. Ora si tratta soltanto di tirar le somme del dibattito: ed è proprio quello che faranno lunedì prossimo le parti in causa. Ad esporre le rispettive de- duzioni saranno lunedi mattina il Pubblico ministero dott. Greiss e il patrono di parte civile avv. Kammerer. L'intero pomeriggio è riservato al difensore del Triimpy, avv. Schutz. Se la requisitoria e le arringhe si esauriranno in una sola giornata, lo si deve allo stile estremamente sobrio dei magistrati e dei legali tedeschi, che si limitano di solito ad un'esposizione stringata di fatti, indisi e circostanze, senza indulgere alla retorica né a calcolati effetti emotivi. Appena il difensore e l'accusato avranno pronunciato l'ultima parola, la Corte si ritirerà per deliberare, riservandosi di far conoscere il verdetto entro un certo tempo: dopo una settimana forse, o anche più. Corrono già le previsioni sul verdetto, che vanno dai tre anni di carcere all'ergastolo. Sarebbe imprudente convalidare delle ipotesi. Si può invece tentare un bilancio obiettivo del dibattimento, escludendo qualche improbabile prospettiva. Diremo prima di tutto che Enrico Triimpy è rimasto fino all'ultimo sulle vecchie po sizioni. Egli sostiene di aver provocato involontariamente la morte della moglie durante un violento litigio, nella notte fra il 15 e il 16 giugno del 1960. L'avrebbe afferrata per il collo senza l'animo di ucci derla, per liberarsi da una do lorosa stretta. Egli nega che la pressione sul collo della moglie sarebbe stata fatale qualora Giuseppina fosse stata in perfette condizioni fisiche Quanto alla distruzione della salma, l'imputato spiega fra l'altro di « aver perduto la testa ». Come si prevedeva, la tesi del Triimpy non ha resistito al peso della logica. Dopo aver esaminato col massimo scrupolo ogni ragio nevole ipotesi, i tre principali periti della Corte d'Assise hanno escluso che il Triimpy ab bia agito in stato di legittima difesa, determinando qua si « accidentalmente » la morte della Barale. La descrizione del crimine compiuta dallo stesso assassino — unico elemento di studio — è parsa del tutto inverosimile e non sol¬ tanto ai periti. Se è vero che il Triimpy prese la moglie per il collo (resta il sospetto che l'abbia soppressa con altro mezzo, forse col veleno), è indubbio che la Barale mori per strangolamento. E per strangolare una persona occorre una stretta prolungata di tre o quattro minuti, che presuppone il preciso intento di uccidere. Anche il cardiologo prof. Edoard Spang, presentatosi oggi alla Corte di Heilbronn. ha escluso che una pressione quasi accidentale delle dita del Triimpy sul sinus caroticus sarebbe bastata a uccidere una donna giovane e sana come la Barale. < Ma lei può escludere del tutto che la Barale soffrisse di un vizio cardiacoTy, ha domandato il difensore avv. Schiltz. < Non ci sono elementi capaci di suffragare questa ipotesi — è stata la risposta del profSpang —. E' oltremodo inverosimile che una donna al di sotto dei trent'anni, la quale non accusò mai il minimo disturbo al cuore, nascondesse in quell'organo qualche serio dilètto ». Il professor Spang ha fondato le sue convinzioni sul decisivo referto del clinico torinese prof. Menzlo, che nel 1955 visitò la Barale insieme con un collega, senza riscontrare tuttavia segni di alterazioni cardiache. E' stata per lo meno diìnostrata, nel processo, la volontà di uccidere da parte del Triimpy, anche se non proprio la premeditazione. Si può supporre, conoscendo la personalità del criminale, che egli abbia agito con freddo calcolo, risoluto com'era a disfarsi della moglie. ■ — Ma riuscirà la Corte a dimostrare la premeditazionet Certo non fanno difetto i motivi per un delitto premeditato: il desiderio del Triimpy di riacquistare la sua libertà, risparmiando il pagamento degli ali menti dovuti alla moglie, non che il risarcimento dei danni per il caso di un divorzio, potrebbero essere stati, per un individuo come il Triimpy, motivi sufficienti: senza contare il suo odio feroce nei confronti della moglie. Si è cercato di scoprire nei precedenti del delitto altri sicuri indizi di premeditazione, senza tuttavia pervenire a una certezza assoluta. Il Triimpy sostiene di aver chiamato la moglie in Germania per poi indurla ad abbandonare il tetto coniugale: il che gli avrebbe facilitato il divorzio. Ed oggi il presidente della Corte ha fatto dare lettura del carteggio fra il Triimpy o la moglie, prima della riconciliazione e della riunione dei coniugi ad Heilbronn: c Iddio non permette che si sciolga il matrimonio — scrive il Triimpy a Giuseppina Barale per piegare le sue resistenze —. La separazione dei coniugio un grave peccato. Mettimi alla prova. Se non ti piace la vita in Germania, potrai sempre tornare a Torino dai tuoi genitori>. Lei risponde: <Come posso credere alle tue parole quando fosti proprio tu ad infliggermi i più crudeli maltrattamenti e umiliazioni: tu che mi scacciasti dalla nostra casaf ». Dall'inedito carteggio portato oggi a conoscenza del pubblico si può rifare passo per passo la storia della fatale riconciliazione e capire anche la cinica determinazione del criminale. « Se tu persisti nel rifiuto, sarà tua la colpa del fallimento della nostra unioni », insiste il Triimpy in un'altra appassionata lettera dell'estate '59. Di lì a qualche tempo Giuseppina, pur sempre titubante, acconsente di incontrare il marito a Torino. Il gioco è fatto. Triimpy riparte per Heilbronn con la certezza che la moglie lo raggiungerà, presto in Germania: * Sono sicuro che ritroveremo l'antica armonia*, le scrive poi da Heilbronn in un'altra lunga, trepidante lettera. « Ho sentito un gran vuoto dopo la tua partenza » confida Giuseppina al marito lontano. « Non ci sarà più bisogno d'una prova per la nostra riconciliazione. La prora durerà tutta la vita ». Il Triimpy, gran commediante oltreché grafomane, simula di abbandonarsi a romantiche tenerezze nelle sue lunghe lettere (più tardi si scopriranno le minute di quell'epistolario). Descrive alla moglie che dovrà raggiungerlo fra poco gli incanti dell'autunno tedesco: « Le foreste che trascolorano, toccando tutti i toni- del rosso e del giallo ». C'è una frase nella sua ultima lettera a Giuseppina, che sa di macabra beffa: < Non posso dirti ancora ni Ila, cara Nuccia, ma ho preparato una sorpresa per te...*. Massimo Conti

Luoghi citati: Germania, Heilbronn, Torino