Il coraggio di Pilato

Il coraggio di Pilato Il coraggio di Pilato E se Pilato avesse avuto più coraggio e, proclamandone l'innocenza, avesse mandato libero Cristo? E' la domanda che ci propone con spirito un saggista francese, in un racconto che lascia trapelare tutte le risorse di un genio lucido (Roger CaHlois, Ponce Filate, edizione Gallimani). 11 saggista dà anche la risposta: Cristo, vissuto a lungo, sarebbe stato restituito alla venerazione dei suoi discepoli ma la religione del suo nome sarebbe stata a quest'ora vinta dal tempo. 11 cristianesimo non sarebbe nato per mancanza del supremo intervento divino, perché privo dello sfondo indispensabile di « altra » vita, della sua dimensione superiore. Cristo oggi sarebbe una delle tante figure del libro della filosofìa umana ma non altro. Come capisce il lettore più ingenuo, si tratta soltanto di una ipotesi, di un sogno intellettuale, in quanto la causa di Pilato da troppo tempo ormai non è suscettibile di appello. E, del resto, Caillois, mettendo l'accento sul coraggio di Pilato, non fa che sottolineare il tema centrale dell'indecisione e della paura. Che cosa ha incrinato e distrutto la sicurezza del romano e lo ha convinto a rompere gli indugi e i ripetuti tentativi di salvare Cristo, che cosa lo ha portato da ultimo a rimettere la vita di un innocente nelle mani dei suoi carnefici? Soltanto la paura di Cesare, in altre parole del potere, da cui dipendevano la sua carriera, la pace e il benessere. Per questo la sua non è una storia particolare, è piuttosto una storia simbolica: in Pilato tutte le vicende umane ritrovano rispecchiati il corso c l'intensità della propria partecipazione. C'è sempre un momento in cui alla verità ci limitiamo ad opporre il nome o addirittura il semplice sospetto di Cesare mentre per il cristiano la situazione è o dovrebbe essere completamente rovesciata: la verità soverchiando sempre le preoccupazioni di ordine terreno. Caillois illumina assai bene le perplessità di Pilato di fronte all'idea di verità, mettendo l'accento sull'educazione, lo spirito di carriera e una visione puramente giuridica della vita del rappresentante di Roma. Quando la legge è intesa esclusivamente come difesa dell'ordine apparente delle cose, non c'è posto per interventi d'altro genere e per tutto ciò che nasce sul momento, dall'opportunità di una scelta. Non c'è bisogno per questo di fare il processo a Pilato: basta gettare uno sguardo nell'ultima storia per vedere quante volte si è ripetuta questa coincidenza di eccezione e in che modo gli uomini responsabili hanno risposto. Renan osservava che dal punto di vista legale tutto nel processo di Cristo si era svolto re golarmcntc, ben inteso secondo la giustizia apparente dei codici per cui lo stesso gesto di Pilato finiva per trovare la sua naturale spiegazione. Ala se si va sotto, se si misura il fondo del le cose, si vede che Pilato ha reso possibile la macchinazione dei nemici di Cristo, aprendo la strada alla sopraffazione e al delitto. Ben inteso, preoccupan dosi di salvare la faccia, sot tracndosi a un giudizio che era poi il primo dovere della sua coscienza. Caillois per dare un minimo di credito alla favoli del coraggio di Pilato, è costret to a farne un uomo dal dubbio filosofico, curioso delle religio ni orientali, insomma uno spirito capace di camminare al di sopra della storia. Ora anche al di fuo ri di qualsiasi considerazione tco logica che lo vede come uno strumento necessario dell'affermazione del cristianesimo, Pilato rappresenta puntualmente l'uomo legale, l'uomo che obbedisce alle leggi del momento l'uomo privo di dimensione spirituale. Che è poi il contrario del cristiano, il quale, pur sa pendo fare la parte dovuta a Cesare, non perde mai di vista l'altra parte che si deve a Dio, cioè dell'assoluto. Il dialogo tra Pilato e Cristo denuncia benis simo l'impossibilità fisica di in tendersi e di capirsi: ognuno parla la propria lingua, Cristo quella della verità, Pilato quella della realtà. Neppure quella del la legge, infatti se fino alla fine avesse seguito la strada della legge non avrebbe avuto paura né avrebbe scelto lo stratagemma del lavarsi le mani. Mentre invece da questo punto si riconosce l'obbedienza di Cristo a principio di dare a Cesare quello che è di Cesare. Era i due chi rispetta la legge è Cristo, nonostante che egli dichiari di appartenere al regno di un altro mondo. Ma la storia di Pilato è il simbolo di un comportamento abbastanza comune dell'uomo che si serve della legge e ne fa uno strumento per favorire la violenza degli altri e proteggere la sua tranquillità. « Per capire il comportamento del romano, dice uno storico famoso di Cristo, bisógna riportare la faccenda nel suo vero quadro, quello di un episodio accaduto in un Paese coloniale ». Vale a dire, il contrasto fra un mondo che si dice civile e si sente guida e un mondo sconosciuto, misterioso, vittima apparente di ragioni superstiziose. Non si finirebbe più con Pi¬ lato, cioè con l'immagine diretta dei nostri momenti di incertezza e di rinuncia. Caso mai, c'è da osservare che Pilato ha cercato di resistere alle posizioni, ha cominciato col dire che non trovava in Cristo nessuna colpa o addirittura è ricorso all'arma dell'irrisione pur di salvarlo, insomma è stato un dimissionario in lotta, tormentato e non un dimissionario per regola, il dimissionario non richiesto, come ce ne sono stati tanti dopo di lui, come troppe volte lo siamo stati anche noi. Forse parlando di coraggio, Caillois pensava a questo. ■ Carlo Bo

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