Quattro giorni nella tempesta solo a bordo di uno «yacht»

Quattro giorni nella tempesta solo a bordo di uno «yacht» E" stato aooolto a Brest oome un redivivo Quattro giorni nella tempesta solo a bordo di uno «yacht» L'imbarcazione, danneggiata da una collisione, veniva rimorchiata - La bufera spezza i cavi e vengono perdute le tracce del panfilo - Il marinaio riesce senza aiuto a condurla in porto quando non si nutrivano più speranze Nostro servizio particolare Brest, lunedi mattina. Un giovanotto di Brema si è trovato di fronte a gente che lo guardava come si guarderebbe un fantasma. Non se ne è stupito, perché anche lui — Horst Werner Goedel, di ti anni — si ero creduto a varie riprese spacciato negli ultimi giorni. Goedel. rimasto sola su fina yacht a vela e a motore nell'Atlantico in tempesta, era stato cercato invano da aerei e navi dopo che il cavo con il quale era rimorchiata la fragile imbarcazione s'era spezzato. Tutti lo davano ormai per naufragato. Adesso Goedel sta riposando a Brest. E' in buone condizioni fisiche, e fra qualohe giorno potrà riprendere il viaggio. Mentre si rifocillava (il primo pasto caldo dopo la incredibile avventura) ha raccontato la sua storia. Poi è andato a fare un lungo sonno. Piti felici di tutti di vedere il tedesco soo stati naturalmente i marinai della nave che aveva « perduto » il suo yacht, e il motorista e il marinaio del Viking (è questo l'avventuroso nome del panfilo) che erano saliti sulla nave trainante, lasciando solo l'Horst sullo yacht Una quindicina di giorni fa, il Viking aveva subito, in seguito a una collisione,, uno squarcio alla chiglia. Bi era provveduto ad una riparagione di fortuna, ma non pareva, consigliabile . che H piccolo yacht riprendesse il viaggio senza assistenza. Così fu preso a rimorchio dal Sylvia, un grosso yacht che aveva pure per destinazione il porto di Amburgo. < La prima parte del viaggio è andata benissimo — ha raccontato Horst. Il Sylvia trainava il Viking a mezzo di due grosse corde, il mare era discreto. Mercoledì è scoppiata la tempesta. Vna cosa paurosa, non avevo mai visto nulla di simile. Il vento era fortissimo, le ondate facevano ballare tremendamente la mia barca. A sera, stremato, fis.sai il timone e andai in cabina, per cercare (un'impresa, in quelle condizioni) di farmi un tè. Per mangiare c'era poco da scegliere: salmone in scatola. Ma non avevo gran voglia di cenare, in quella specie di ballo. < Ero in cabina quando i cavi di rimorchio sono saltati, come elastici troppo tesi. Le due imbarcazioni erano in quel momento a duecento miglia (circa 3so chilometri) dalla costa francese ». /I resto della storia è conosciuto, almeno per quanto riguardava le operazioni di soccorso. La gente del Sylvia non si era avveduta subito, nell'infuriare degli elementi, della rottura dei cavi. Quando qualcuno si è accorto che le corde penzolavano a poppa è stato lanciato l'allarme. Ma il Viking andava alla deriva, nella oscurità era impossibile cercarlo. Per radio è stato chiesto a tutte le unità in navigazione nella zona di esplorare il mare per individuare la piccola imbarcazione tedesca. All'alba di giovedì (erano le ee,30 di mercoledì quando i canapi si sono rotti) gli aerei si sono levati in volo per partecipare alle ricerche. Ma le condizioni atmosferiche erano ancora perfide. Per tutta la giornata le ricognizioni sono state vane. Venerdì, dopo un altro giorno di perlustrazione marittima e aerea della zona nella quale il Viking presumibilmente si sarebbe dovuto trovare, veniva comunicato che con ogni probabilità il giovane navigatore tedesco era sparito tra i flutti con il suo panfilo. Invece, alle sette del mattino di domenica il Viking faceva trionfalmente ingresso nella rada di Brest. Pallido sotto la barba di parecchi giorni, Goedel ha chiesto di essere condotto alla capitaneria di porto e ha fatto il suo racconto. All'uscita ha sorriso: <Ho comunicato che sono vivo ». Ed ha aggiunto: * Spero che l'abbiano creduto ». Come ha fatto ad arrivare a terra t Si stringe nelle spalle. < Mercoledì sera — ha detto — riuscii a far partire il motore dello yacht. Ma non avevo molto carburante a bordo, si era partiti con l'idea delia navigazione a rimorchio. Uopo sei ore il motore ha tossito e si è messo in sciopero, non c'era più carburante ». Allora Goedel ha issato quel po' di velatura che la tempesta consentiva senza eccessivo rischio; meglio, senza andare ad invitare la morte, perché di pericoli ce n'erano già abbastanza. <Le onde erano alte sei o sette metri, il vento era di forza nove — ha detto Horst —. Ho cercato di dirigere verso la terra più vicina. E' stato piuttosto difficile, perché non avevo né bussola né sestante a bordo, e non avevo carte ». In simili condizioni, è un miracolo che Goedel sia riuscito a raggiungere la costa. « Per due volte — ha detto — ho visto degli aerei. Ho pensato che fossero ricognitori inviati a cercarmi. Ho agitato il lenzuolo della cuccetta. Ma non mi hanno scorto. Confesso che con il passare del tempo il mio ottimismo si andava affievolendo. A completare l'opera avevo l'impressione ohe la chiglia non potesse più reggere a lungo ». Infatti essa è malconcia e la stanno revisionando. Poi ha visto all'orizzonte — nella notte su domenica — una tenua luce: era il faro di Capo San Matteo. Ieri mattina il Viking è entrato fieramente nel porto brettone. U. p.

Persone citate: Brema, Goedel, Horst Werner Goedel

Luoghi citati: Amburgo, Brest