Due opere di Bartok

Due opere di Bartok Stasera e domani al Nuovo Due operedi Bartok L'Opera di Stato di Budapest eseguirà del grande musicista ungherese «Il castello di Barbablù » e « Il mandarino meraviglioso » Nel quadro delle manifestazioni artistiche di < To-61 », l'Opera di Budapest è stata invitata a dare al Teatro Nuovo, questa sera e domani, due spettacoli, in cui saranno eseguiti due lavori teatrali poco noti di Bartok (1881-1945), il più grande interprete dell'anima musicale ungherese e uno dei più significativi compositori del ■nostro secolo. Il castello di Barbablù (1911) è un'opera lirica in un atto, il cui argomento fu derivato dalla leggenda francese, che ispirò rari lavori letterari e teatrali, dei quali il più rinomato è quello del belga Maeterlinck (1907), musicato da P. Dukas. Di poco posteriore è l'opera bartokiana (1911), simboleggiante il contrasto psichico tra l'uomo, per natura volitivo e tendente all'indipendenza intellettuale, e la donna spinta dall'amore all'intolleranza del mistero, fino alla distruzione dell'amore stesso (coinè dimostra Elsa nel Lohengrin). Due soli sono i personaggi dei sette episodi, corrispondenti alle sette pòrte, che Giuditta, ultima moglie di Barbablù, esige le siano aperte: cioè le porte del castello, che inimcttono nelle stanze insanguinate della tortura, delle armi e dei gioielli, nel giardino magico, itegli sconfinati possedimenti territoriali di Barbablù, nel lago delle lacrime e nella stanza, dove sono rinchiuse le precedenti mogli del tiranno, e di cui Giuditta seguirà la triste sorte. La musica di Bartok rivela qui ancora il giovanile travaglio per la formazione di un proprio linguaggio e d'un proprio stile, e per liberarsi dagli influssi dell'impressionismo francese, di cui però il musicista ha assimilato le squisite raffinatezze strumentali. La profonda evoluzione bartokiana (cioè il suo orientamento verso l'atonalismo, l'asprezza dissonantica, la poliritmia e l'allucinante atmosfera espressionistica) si manifesta con evidenza nel crudo e incandescente dramma della pantomima II Mandarino meraviglioso. Nella misera camera d'un sobborgo, tre loschi individui costringono una ragazza ad attirare dalla finestra i passanti, per poi derubarli. Un vecchio cavaliere ed uno studente vengono però malmenati e cacciati fuori, perché squattrinati; ma giunge un ricco Mandarino, dall'aspetto impressionante e repulsivo, che rimane immobile, fissando la ragazza con occhi strani e cupidi. Essa, vincendo la sua istintiva avversione, incomincia una danza per lui; ma quando egli, eccitato, si avanza per abbracciarla, i tre furfanti escono dal nascondiglio, lo derubano e tentano di soffocarlo con cuscini e coperte. Invano: quando è creduto morto, il Mandarino risorge e riprende a rincorrere la ragazza terrorizzata; e non si ferma nemmeno quando viene ripetutamente e violentemente colpito con una spada arrugginita. 1 tre uomini allora lo afferrano e lo impiccano al lampadario: la luce si spegne e nel buio il corpo di lui emana una luce verde-azzurrina: e solo quando, liberato dal laccio, egli può abbracciare la ragazza, muore: simbolo del desiderio, che è indistruttibile, finché non è soddisfatto nell'appagamento. I. c. Gabriella Lakatos e Viktor Fulop sono gli interpreti principali del «Mandarino meraviglioso» di Bartok

Persone citate: Bartok, Dukas, Gabriella Lakatos, Maeterlinck, Viktor Fulop

Luoghi citati: Budapest