L'avv. Augenti ha gia iniziato la sua regia sul "caso" Fenaroli di Guido Guidi

L'avv. Augenti ha gia iniziato la sua regia sul "caso" Fenaroli Vmm nuovo UifeMMSoM+e jp&s* il mmm*oc&sso ft'appoMMo L'avv. Augenti ha gia iniziato la sua regia sul "caso" Fenaroli L'ex-allievo di Carnelutti avrà al fianco il grande maestro - Questi, ferito nell'orgoglio, aveva detto di no; ora ci ha ripensato - Il dibattimento forse in primavera o, più probabilmente, nell'autunno del '62 Nostro servizio particolare Roma, lunedì mattina. Giovanni Fenaroli ha stabilito che Francesco Carnelutti, insieme a Giacomo Primo Augenti e non Michele Strina saranno i suol avvocati quando nella prossima primavera, come sostengono gli ottimisti, o nel prossimo autunno, come invece è più probabile, si tornerà a parlare della morte di Maria Martirano e di chi uccise la signora la cui vita valeva 150 milioni di lice in .conseguenza della polizza di assicurazione stipulata pochi mesi prima del delitto. ^Francesco Carnelutti, pur non avendolo spiegato specificatamente, ha lasciato intendere insomma che la situazione sotto il profilo psi¬ avrebbe dovuto fare alcun affidamento su di lui, tutti ritennero che la sua decisione sarebbe stata irrevocabile. Tutti, tranne Giacomo Primo Augenti che di Francesco Carnelutti è stato l'allievo più affezionato e il collaboratore più instancabile. « Io —- disse subito — personalmente non credo che la sua sia una decisione definitiva. Anzi, sono certo del contrario e se comunque così non fosse sarebbe una iattura. Infatti averlo vicino In un processo è sempre di uh aluto tale la cui portata è difficile valutare esaminando la situazione all'esterno ». Cosa, dunque, è accaduto nel campo del difensori di Giovanni Fenaroli in questi ultimi tempi? La polemica è sorta, può dirsi, nello stesso tempo in cui tre anni or sono Giovanni Fenaroli espresseci desiderio di avere accanto a sé anche Giacomo Primo Augenti. Gli era giunta all'orecchio la tenacia con con cui il professore di Molfetta maturatosi a Firenze affrontava certe avventure giudiziarie; glie ne avevano parlato i detenuti di Regina Coeli; lo aveva saputo dai ricordi di casi noti come quello dell'ergastolano Carlo Corbisiero, che, soltanto dopo aver scontato 19 anni di reclusione, riuscì a dimostrare d'essere stato condannato al posto di un altro; come quello di un altro ergastolano, Giuseppe Venanzi, salvatosi soltanto dopo sette anni dall'accusa di aver ucciso, sulla via Cassia, un giovanotto, Antonio Cignini, cassiere della Banca del Cimino; come quello di Rodolfo Graziani; come quello di Piero Piccioni. Ma il proposito di Francesco Carnelutti d'avere accanto a sé un altro suo allievo, Michele Strina, mandò tutto all'aria. E Giacomo Primo Augenti rimase escluso dal processo. La condanna all'ergastolo pronunciata contro di lui, pose Giovanni Fenaroli di fronte alla realtà. Era necessario ricominciare tutto da capo ed ih termini molto diversi. Fu allora che Francesco Carnelutti si rivolse al suo ex-allievo. La conseguenza è stato il sacrificio necessario, per quanto doloroso, di Michele Strina, perché la legge non prevede più di due avvocati per imputato. Ma quale il motivo che ha indotto, una settimana fa, Francesco Carnelutti ad esprimere il proposito di non partecipare al processo in Corte d'Assise d'Appello? La causa è complessa: si può parlare di orgoglio ferito, perché gli entusiasmi di Giovanni Fenaroli per Giacomo Primo Augenti potevano implicitamente far pensare ad una critica nei confronti dei precedenti difensori, e non si sarebbe forse lontani dal vero. Ma una settimana di riflessione è stata sufficiente perché il « maestro » tornasse sui suoi passi. Cosa accadrà in Corte di Assise d'Appello? E' difficile prevederlo. L'obiettivo più importante che Giacomo Primo Augenti si è impegnato a raggiungere consiste nella rinnovazione parziale del dibattimento. Egli ritiene che la indagine, per quanto ampia e minuziosa, svolta in Corte d'Assise non è stata completa. E* per questo che la sua prima preoccupazione è stata quella di chiedere la fotocopia di tutte le intercettazioni telefoniche conseguenza del controllo eseguito dalla Polizia sugli apparecchi di tutti i personaggi più importanti della vicenda subito dopo il delitto. «Vi è del materiale di un interesse notevole» ha commentato Giacomo Primo Augenti. cologico si è sviluppata in modo tale da consentirgli di non ritenere impossibile un suo ripensamento sulla propria primitiva decisione di non interessarsi più a questa storia. Il « grande maestro » ha rinviato ancora una volta il «canto del cigno». Quando alla vigilia del processo di cui Giovanni Fenaroli sarebbe stato protagonista qualcuno, maliziosamente, gli chiese se, quello, poteva essere considerato il suo ultimo grande processo, Francesco Carnelutti si limitò ad allargare le braccia preferendo non pronunciarsi, ma tutti — sbagliando — interpretarono che quella sarebbe stata la sua ultima fatica giudiziaria. Quando poi, una settimana fa, polemico, irritato, nervoso, annunciò che Giovanni Fenaroli non Fu un argomento, questo, trattato durante il primo processo: ma senza essere approfondito. « Vi sono delle frasi in taluni discorsi — ritiene Giacomo Primo Atigenti — che presuppongono delle spiegazioni perché siano definitivamente chiariti i ruoli assunti in questa storia dai diversi personaggi. Può darsi che sia in errore: ma prima di arrendermi tutto dr-e essere chiarito». E conoscendo la tenacia con cui Giacomo Primo Augenti affronta la situazione non e difficile supporre che, egli protagonista, il processo in Corte d'Assise d'Appello non si concluderà rapidamente. Da qualche settimana, nel suo studio, la vita è diventata difficile. I suoi collaboratori, quando hanno appreso che si sarebbe interessa¬ to al caso di Giovanni Fenaroli, sono impalliditi. In altre occasioni li ha fatti stare svegli con lui, per notti complete, limitandosi soltanto a mangiare dei panini. La resistenza tìsica per lui non è un ostacolo. E' avvenuto così per il processo Graziani, per il processo Piccioni, per il processo Venanzi. per il processo Corbisiero e altrettanto accadrà per il processo Fenaroli « Il risultato è quello che conta — dice sempre Giacomo Primo Augenti — ma conta soprattutto non lasciare nulla di intentato. In questo caso, poi, con la certezza che Giovanni Fenaroli è stato condannato soltanto sulle apparenze, lavorare in profondità diventa un dovere al quale nessuno deve, venire meno ». Guido Guidi

Luoghi citati: Firenze, Martirano, Roma