Mezzo metro di distacco su 285 chilometri di gara

Mezzo metro di distacco su 285 chilometri di gara Una appassionante volata conclude la corsa Mezzo metro di distacco su 285 chilometri di gara Soltanto il torinese ha resistito allo scatto di Van Looy Da uno dei nostri inviati Berna, lunedi mattina. Abbiamo sperato sino all'ultimo nel miracolo ed il miracolo non si è realizzato, otto italiani — vale a dire la squadra Intera al gran completo — nella pattuglia di ventisei atleti che è balzata alla ribalta a condurre la corsa, non sono bastati per sovvertire le previsioni. Ha vinto Rik Van Looy, il grande favorito della vigilia ed alle sue spalle nella volata affannosa dopo oltre 285 chilometri di gara, è Anito Nino Defilippis, battuto si e no di mezzo metro. Terzo un francese, Poulidor, quarto uno spagnolo, Bernandez, quinto un olandese, De Roo. Diamo subito il piazzamento degli ai- tri italiani (Nencini si è classificato ottavo, Conterno dodicesimo e Massignan quattordicesimo con lo stesso tempo di Van Looy, Ronchini ha conquistato il sedicesimo posto a 83", Baldini è stato diciottesimo e Pambianco ventiduesimo a 37") e torniamo indietro alla fase decisiva, quando il campionato del mondo si è deciso. S'era, all'incirca, a metà della corsa ed i « mondiali » erano vissuti sino a quel momento di qualche scaramuccia senza importanza che aveva visto all'opera le figure di poco conto, quelle che si accontentano di dieci chilometri di fuga e poi vanno a casa contente. Si erano mossi, di tanto in tanto, anche 1 « grandi », ma la reazione di Van Looy aveva smorzato sul nascere ogni velleità e, nonostante l'impegno messo via via in mostra ora da Nencini al terzo giro, ora da Massignan al quarto, ora da Defilippis ed ancora da Massignan all'undicesimo, Insieme con Ronchini e con Nencini, il gruppo era rimasto sostanzialmente compatto. Fu durante la dodicesima tornata che Nencini, in compagnia di Kemper e sotto il controllo di Plankairt agitò improvvisamente le acque, suscitando una violentissima « bagarre ». In breve restarono al comando in dodici e tra i dodici figuravano ben quattro azzurri — appunto Nencini, Massignan, Defilippis e Ronchini — che si trascinavano nella scia l'attentissimo Van looy, Poulidor e pochi altri. Il plotone, lì per lì, non avverti il pericolo, furono in molti a non capire che quello era l'episodio risolutivo. Lo comprese Anquetil, lo compresero Baldini, Carlesi, Pambianco e Conterno, che, in scarsa compagnia si buttarono all'inseguimento, ricongiungendosi con la pattuglia di testa; non lo compresero invece né Bobet, né Darrigade, né Van Steenbergen, né Poblet, né Graczyk, né Gaul e per loro fu la fine, 11 ritardo prese a crescere in misura rimarchevole, tanto rimarchevole da togliere dalla scena in un colpo solo ed in modo Ir- | reparabile più di metà dei con- ' correnti. La maglia iridata, cosi, divenne un affare da sbrigare tra ventisei atleti, cinque erano belgi, quattro francesi, quattro olandesi, quattro spagnoli, uno tedesco e ben òtto italiani. Mancavano al traguardo novanta chilometri e, se esisteva una tattica da adottare, essa parlava di attacchi a ripetizione, tutti insieme contro Van Looy, che, sulla carta, era aiutato solo dai belgi che aveva al fianco, vale a dire da Plankaert, Demulder e Schroeders. Ora, ad attaccare furono semplicemente italiani e francesi, ai quali proprio nulla c'è da rimproverare, tentò Defilippis, e tentò Ronchini, tentò Con terno e tentò Nencini e Poulidor e Stablinski provarono a più riprese se davvero non c'era nulla da fare che rassegnarsi ad un tumultuoso arrivo in gruppo dove le doti di «sprinter» di Rik avrebbero avuto grosse « chanches » di spuntarla. Il resto della compagnia invece o non aveva più energie a disposizione oppure (e non vogliamo mettere nella ipotesi più malignità di quanta sia necessaria) preferiva una vittoria di Van Looy ad una vittoria di un tricolore, bianco rosso e verde o bianco rosso e bleu che fosse stato. Ogni offensiva, quindi, venne rintuzzata con implacabile autorità e si giunse all'ultimo giro con 1 ranghi del battistrada compatti. Il campione del mondo uscente aveva il novantanove per cento delle probabilità di riconfermarsi in maglia iridata, il peso della sua classe stava giocando un ruolo importante, ormai Rik pagava di tasca propria, qnando qualcuno cercava di schizzar via, era lui ad andar di persona ad acciuffarlo, portandosi alla sua altezza e dandogli una sbirciatìna che pareva volesse chiedergli: «Ma tu, tu, dove credi di andare? ». Poulidor non volle alzar bandiera bianca e scattò ancora, ma il suo attacco fu inutile, ed altrettanto inutile fu un allungo secco ed improvviso di Defilippis. L'animazione, mentre la folla aveva ridotto il cammino ad uno stretto sentiero che s'apriva a fatica un varco tra due siepi umane, servì solo a far cedere gli uomini più provati, tra i quali Ronchini, Bahamontes, Baldini, Pambianco e due dei tre gregari di Van Looy. Soluzione in volata tra quindici superstiti. Il rettilineo ài arrivo si piegava in una dolce curva a circa cento metri dallo striscione e qui, Van Looy balzò in testa con il tono prepotente dei più forte. Ci fu un leggero ondeggiamento, Defilipni», in magnifiche condizioni di freschezza, si fece luce anche lui. Cento metri, avanti Van Looy e dietro il « Cit », con venti metri di svantaggio. Ed ecco il torinese all'offensiva, ecco il torinese a vista d'occhio andar più veloce del belga, ecco il suo svantaggio poco alla volta diminuire, diventar di quindici metri, di dieci, di cinque, di tre. Agli italiani presenti morì il flato in gola, quel famoso mi- racolo in cui ciascuno sperava ma che nessuno osava anticipare stava forse per realizzarsi? Il traguardo purtroppo era vicino, lo tagliò per primo Van Looy e Defilippis fu secondo a lievissima distanza. Poi, a ridosso, gli altri. Un bilancio? Un bilancio magari affrettato, sull'onda della fresca impressione? Bravissimo Van Looy, la sua classe è limpida, quando Rik vuole imporsi, il suo successo, nel quadro delle attuali forze del ciclismo internazionale, è quasi certo. Ma bravissimi pure gli italiani, 1 quali, nel complesso, hanno costituito la compagine migliore, meglio compatta, meglio omogenea. Credevamo sinceramente alla vigilia che gli azzurri avrebbero evitato quella brutta figura che la maggioranza anticipava ed i fatti ci hanno dato ragione. Gli italiani sono giunti ai < mondiali » ottimamente preparati, haftno retto il confronto con gli assi più celebrati. Non hanno vinto, d'accordo. Ma escono dalla gara a fronte alta. Nessuna critica stavolta, soltanto elogi poiché hanno fatto quanto era nelle loro possibilità. Vano sarebbe stato attendersi un risultato più soddisfacente. Gigi Boccacini

Luoghi citati: Berna, Rik