"Se Giuseppina non se ne va agirò seconda la mia legge»

"Se Giuseppina non se ne va agirò seconda la mia legge» Depone l'amica n. I dello svizzero che fece a pezzi la moglie "Se Giuseppina non se ne va agirò seconda la mia legge» Cosi disse il Triimpy all'amante; il suo piano era di costringere la Barale a partire - Ma un giorno confidò all'amica : «La linea della vita, sulla mano di mia moglie, è corta» - Poco dopo il delitto le annunciò: «Ci sono riuscito, se n'è andata » - Interrogate altre due amanti dell'imputato : a tutte egli promise il matrimonio - La padrona di casa udì il fragore della sega elettrica con cui l'accusato sezionò il cadavere: « Starà tagliando a pezzi la moglie » commentò scherzando col marito (Dal nostro inviato speciale) Heilbronn, 24 ottobre. Il 29 maggio 1960 Enrico Triimpy riuscì, dopo molte insistenze, a farsi raggiungere ad Hcilbronn dalla moglie, Giuseppina Barale: « Mettiamo una pietra sul passato — le aveva scritto il Triimpy dopo aver inutilmente tentato di ottenere il suo assenso al divorzio —. cominceremo una nuova esistenza ». Giuseppina era partita da Torino con molte speranze: la sua anima semplice la portava a confidai re negli onesti propositi del marito, che pure in passato le aveva inflitto sofferenze ed umiliazioni inenarrabili. Nella notte fra il 15 e il 16 giugno Giuseppina moriva per mano del marito, che poi ne faceva sparire il corpo, ridotto in minuti pezzi con una sega elettrica. La domanda che si pongono i giudici è questa: Triimpy fece venire la moglie in Germania con il proposito di ucciderla, o non piuttosto con l'animo di ridurla alla disperazione con sottili arti psicologiche, di modo che abbandonasse il tetto coniugale fornendogli cosi un pretesto per il divorzio ? Poiché l'accusato sostiene di aver ucciso la moglie durante un litigio e per legittima difesa, il chiarimento di questi due punti appare di somma importanza. A questo scopo la Corte d'Assise di Heilbronn ha ascoltato oggi la testimonianza di tre amiche intime dell'imputato (una non si è presentata ai giudici dichiarandosi ammalata), a cominciare da quella Ingeborg Schneider che dicono sia stata la causa involontaria del crimine. Per tre ore qìiasi consecutive, dalle 9 del mattino a mezzogiorno, Ingeborg ha dovuto subire un interrogatorio assai penoso, rispondendo a domande estremamente delicate in ordine ai suoi rapporti con l'imputato. La ragazza, attraente, dalla figlerà sottile, i capelli di un non comune rosso cupo, racchiusi in un fazzoletto di seta marrone, intonato al resto dell'abbigliamento, ha parlato fra le lacrime, asciugandosi il volto lentigginoso con un fazzolettino rosa La sua voce sottile era spesso rotta dai singhiozzi: «L'amavo molto — diceva —, ero convinta dei suoi onesti propositi. Nei nostri incontri parlava spesso del comune futuro. "Avremo una casa tutta per noi, andava ripetendo il Triimpy, e molti bambini..."». Frai due ci furono separazioni momentanee, piccoli scontri: talvolta lei aveva dei dubbi sulla sincerità del Triimpy; ma sem¬ pre laccusato riusciva a riportarla a sé: «Non mi puoi abbandonare — la scongiurava il Triimpy in tono melodrammatico —, senza di te la mia vita sarebbe finita». Oltre al matrimonio, Enrico le aveva anche promesso di lasciarle, in un testamento, i propri beni, «perché non restasse più nulla per Giuseppina!». La relazione durò due anni ed Enrico continuava a nutrire le speranze di Ingeborg a e a e , , o , e ctgetmllrildnasempre nuove promesse.\ca i a e a oeo a o. Una volta lei apparve decisa a finirla: « Un giorno o l'altro tornerai da me!», le disse in quella occasione Enrico, sicuro del suo fascino. E così infatti accadde. La debolezza di Ingeborg incoraggiava il cinismo dell'assassino. Poi arrivò Giuseppina, e da quel momento i due amanti cominciarono ad usare prudenza. « Ma stai tranquilla — mi diceva il Triimpy —, è tutto un trucco. Ho fatta venire Giuseppina per consiglio del mio avvocato.' A mia moglie non farò mancare nulla, perché non abbia pretesti da opporre al divorzio. Ma la tratterò come una serva. — Avevo fiducia cieca in lui... ». Pres. — E' vero che un giorno il Triimpy le domandò se avrebbe continuato ad amarlo sempre, in ogni circostanza, anche se fosse stato un assassino* Ingeborg ha reclinato la testa, nascondendosi il volto tra le mani: «Non sapevo che cosa volesse dire il Triimpy con quella frase... ». In questo punto cruciale dell'interrogatorio è intervenuto il difensore, dr. Schiitz: « Ricorda la teste che il Triimpy, con quella sua domanda, si riferiva ad un film visto in precedenza? ». Il film come è stato poi chiarito — è Un posto al sole, tratto da un romanzo americano. Ha per protagonista un giovane che lascia morire la moglie caduta accidentalmente in acqua. « Non ricordo », ha risposto la Schneider. Il 15 giugno del 1960, a poche ore dal delitto, il Triimpy telefonò alla giovane amica: « Devo dirti una cosa importante », furono le sue parole. « Che c'è? » gli rispose Ingeborg. « Te lo dirò poi. Vediamoci il giorno 18 al solito posto ». Il giorno 18 il Triimpy raccontò all'amica che < la moglie se ne era andata con qualcuno ». « " Vedi — mi spiegò —, il mio piano è riuscito. L'ho costretta ad andarsene". Il Triimpy era pallido, nervoso, accusava dolori alle braccia ed alle mani (dovuti di certo al suo atroce lavoro sul cadavere della moglie). Egli quindi si era sbarazzato di Giuseppina. Eppure fino a pochi giorni prima sembrava volesse portare a com pimento, non criminale pazien za, il suo piano. «Se Giuseppina non se ne va entro Natale — aveva confidato Enrico ad Ingeborg — io agirò secondo la mia legge, visto che i tribunali (che trattarono la causa di divorzio) non hanno voluto darmi ragione ». Vero che fosse il macchinoso progetto del Triimpy, che cosa lo indusse allora a uccidere la moglie ed appena due settimane dal suo arrivo a Heilbronn, prima, cioè, di portare a termine il suo crudele esperimento? Qualche fattore a tutti ignoto? Oppure il Triimpy meditò il delitto fin dal primo istante? Ingeborg ricorda certe tenebrose frasi del suo amante: t La linea della vita, sulla mano di mia moglie, è molto corta... ». Non appare certo, però, che questi fossero i propositi dell'accusato sin dal primo istante. Prima dell'arresto il Triimpy scoìigiurò la sua amica di distruggere tutte le sue lettere. Ingeborg non lo fece, perché affezionata a quei ricordi. Il tenero carteggio del Triimpy con l'amica del cuore riempie una lrpersbstp<lsdiaglsslf cassa. Le lettere sono state lette una per una dai giudici. Negli ultimi scritti il Triimpy esorta la sua amica a pazientare: « presto la faccenda con mia moglie sarà sistemata ». Quando Ingeborg esce dall'aula, coprendosi il volto con le mani, si imbatte nel corridoio con l'amica n. S dell'accusato, Ruth Heller. Le due ragazze — l'una ha £5 anni, l'altra — hanno stretto amicizia da tempo, unite dai comuni disinganni. Vediamo d a i o a a , i o o , è e o n y . é n a la biondissima Ruth che accarezza il volto della « rivale » per placarne l'agitazione. Poi entra in aula con passo sicuro e con tutta franchezza risponde alle domande più scabrose. Il Triimpy la invitò a casa sua, la prima volta, col pretesto di darle un saggio delle proprie attitudini culinarie < Enrico preparò una pizza alla napoletana. Restammo insieme sino a tarda sera». I due amanti ebbero frequenti incontri anche dopo l'arrivo a Heilbronn della Barale. Un giorno, anzi, il Triimpy ebbe l'impudenza di portare a cash l'amica per presentarla a sua moglie. Pres. — Vi parve in quell'occasione che l'accusato fosse in rotta con la moglie? « No — ha risposto la te ste —, tutto mi parve nor male ». Il Triimpy però aveva già spiegato anche a Ruth i prò pri piani: < Farò in modo che Giuseppina mi lasci. Non le farò mancare nulla. Ma io non sarò più un marito per lei ». Anche con la Heller, Triimpy parlò di progetti matrimonia li: < Voglio una famiglia co me piace a me, con molti bambini ». Quando poi Ruth si meravigliò del contegno calmo e assolutamente normale di Giuseppina, il Triimpy le spiegò: « Non riesco a capire il gioco di mia moglie... C'è qualcosa che non mi convince » Pres. — Avete avuto l'impressione che il Triimpy vo lesse disfarsi in qualche mo do della Barale? < Sì », ha risposto la teste con tutta sicurezza. L'amica n. 3 dell'accusato, Jutta Janke — SS anni, bionda e tracagnotta — fa una breve apparizione in tribunale per spiegare che anche lei « nutriva qualche speranza » sui propositi matrimoniali del l'accusato. Il Triimpy, dunque, avrebbe fatto venire la moglie in Germania per indurla a rompere il legame coniugale. Ma questa tesi, avallata dalle testimonianze odierne, viene smentita dalle lettere scritte da Giuseppina ai genitori durante la sua permanenza a Heilbronn: « Sono molto contenta di tutto. Non mi manca proprio nulla. La nostra casa un gioiello. Enrico è gentilissimo, non mi lascia mai sola dopo il lavoro. Non aurei mai pensato che le cose andassero così bene. Quando mi chiede qualcosa Enrico non dimentica mai il prego. Vuole cucinare lui perché io non mi affatichi ». L'udienza di oggi, che resterà di certo la più importante dell'intero processo, si è conclusa con un particolare agghiacciante che testimonia una volta di più del sottile quanto misterioso «stinto dell ; donne. Il marito della signora Reif, chiamato anch'egh a testimoniare, ha raccontato « La mattina dopo il di.litto sentimmo, da casa nostra, il rumore della sega elettrica del Triimpy, che sapevamo si di Iettava di lavori di falegnameria. Mia moglie mi guardò in modo strano. Poi si mise a ridere: è il Triimpy — mi dis su —, starà tagliando a pezz la moglie!». Massimo Conti Enrico Triimpy In aula durante una pausa del processo; Ruth Heller, una delle amiche dell'accusato (Tel.) o d iiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiii i ti il hi iti uni li ititim ni ■ i iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiii Ingeborg Schneider, amica del Triimpy, durante l'udienza di ieri a Heilbronn; sullo sfondo, a sinistra, l'imputato è seduto al banco degli accusati (Telefoto)

Luoghi citati: Germania, Heilbronn, Torino