I curdi che aiutarono Cassini ora lo combattono con spietato coraggio di Giovanni Giovannini

I curdi che aiutarono Cassini ora lo combattono con spietato coraggio METÀ DELL'ESERCITO IRAKENO IMPEGNATO CONTRO LE TRIBÙ RIBELLI I curdi che aiutarono Cassini ora lo combattono con spietato coraggio Dagli impervi rifugi delie montagne del Nord diecimila pastori guerrieri minacciano il dittatore - Il loro capo Barazani, generale dell'armata rossa, sostenne il nuovo regime repubblicano dopo la rivoluzione ma era un alleato troppo potente - Il governo di Bagdad non è riuscito ad eliminarlo malgrado la dura lotta - Per secoli questa stirpe di montanari coraggiosi ha combattuto contro tutti i padroni del Medio Oriente senza mai riuscire ad essere indipendente (Dal nostro inviato speciale) Bagdad, ottobre. Questi irakeni, questi < prussiani del Medio Oriente », sono, come ho già detto, gente poco allegra, piuttosto arcigna, quasi tetra: l'unica ombra di sorriso sul volto di uomini politici o funzionari, l'ho potuta vaga¬ 1 i 11111111l11111111m1 r e 111111 i 11 ■ 11111)1111111111 m13 mente intravvedere solo a qualche mio timido accenno ad un viaggio nel nord del paese. Se per una gita turistica fuori Bagdad — a Ctesifone, ad esempio, ad una trentina di chilometri soltanto — occorre perdere qualche ora alla polizia prima di ottenere l'autorizzazione a muoversi secondo un deter- 11 ■ 11111111■1 e 11111 i 11i1111n ■ 11 j 111111 ! 1■1111111 e 11 r 111 [» minato itinerario ed entro precisi limiti di tempo, per un viaggio nel Settentrione si dovranno attendere — ti fanno cortesemente capire — giorni o settimane. E forse anche di più, pensiamo noi, dal momento che nelle alte valli degli affluenti di sinistra del Tigri, tra la frontiera con l'Iran e quella con la Turchia, le forze armate irakene sono da un paio di mesi impegnate in una dura guerriglia, per non dir guerra, contro i Curdi in rivolta. « Le nostre truppe — annunciò alla fine di settembre il gen. Kassim (che è di origine curda anche luì) — hanno riportato nel Nord una vittoria totale. Dei ribelli, parte si son rifugiati in Turchia, parte in Iran, parte hanno chiesto Z'Aman, il perdono ». < Entro un paio di giorni — continuò però lo Zaim senza troppo badare ad una certa contraddizione — avremo definitivamente sterminato le bande che si sono raggruppate in due zone>. Di giorni ne son passati parecchi, e in questo scorcio di ottobre i guerriglieri curdi impegnano ancora circa metà dei sessantamila -soldati irakeni (due divisioni e mezzo su cinque: un'altra è nel Sud alla scottante frontiera col Kuweit mentre la più efficiente, l'unica completamente corazzata, presidia prudenzialmente la provincia della capitale). E con metà dell'esercito, opera nel Nord il grosso dell'aviazione irakena, i cui caccia-bombardieri di fabbricazione sovietica fanno a gara con l'artiglieria a batter i villaggi curdi, e con i fanti a scovare i reparti ribelli. E' un problema grave per Virale. A Bagdad, le perdite delle due parti — tra morti, feriti e prigionieri (pochi), tra militari e civili — vengono calcolate a diecimila uomini, e sono . jcì che, nel silenzio assoluto delle fonti ufficiali, possono essere ritenute attendibili: i t prussiani del Medio Oriente » non scherzano, e i curdi, a giudizio unanime, sono più duri di loro. Ed è un problema grave per tutto... il . Medio Oriente in quanto, olire al-l'Irak, tocca direttamente altri quattro stati: la Turchia, l'Iran, la Siria e, sia pure in, misura minima, la stessa 1E11E EIE1111E11111E1111 1 ■ ■ 1 )E 11E11111E111111 IIIB Unione Sovietica. Ognuno di questi paesi ha una più o meno forte minoranza di curdi: oltre due milioni sia in Turchia che in Iran, circa uno in Irak, mezzo in Siria, qualche decina di migliaia in Urss tra Erivan e la frontiera persiana (ma sono cifre vaghissime, secondo alcuni da diminuire, secondo altri da aumentare sensibilmente). Montanari, pastori, guerrieri, uniti da una loro lingua e divisi in clan, i curdi dagli albori della storia non si sono mai lasciati soggiogare completamente da nessuno (nemmeno dagli arabi ai quali hanno dato il Grande Saladino), hanno combattuto sempre contro tutti, e non sono mai riusciti ad essere un popolo indipendente. Dopo la prima guerra mondiale il trattato di Sévres aveva riconosciuto un Kurdistan autonomo ai danni della Turchia ma da Kemal Atatnrk ad oggi i governanti di Ankara hanno sempre pensato a ridurre alla ragione, non esattamente con le. buone maniere, i loro due milioni di curdi fino al punto, di dichiararli inesistenti come minoranza e soprannominandoli « turchi di montagna ». Schiacciati da Ankara, i curdi tra le due guerre erano entrati in stato di perenne agitazione contro Bagdad ma le truppe dei monarchi hascemiti e l'aviazione della Gran Bretagna, patrona delVirale, non avexmno riservato loro un trattamento gran che migliore di quello dei turchi. Solo alla fine della seconda guerra mondiate, una < repubblica curda » fu bene o male messa in piedi nella vicina zona dell'Iran che i russi occuparono fino al 1046. Dopo aver sempre appoggiato queste turbolente minoranze soprattutto in funzione antiturca, antirakena, antinglese, i sovietici consentirono allora la formazione a Mahabad dì un governo del Gazi Mohammed: la repubblica durò esattamente quanto l'occupazione russa, il suo capo fu giustiziato dai persiani, i suoi esponenti si sbandarono sulle montagne o si rifugiarono in territorio sovietico. Fra questi ultimi, c'era anche l'tiomo che oggi guida la rivolta contro Bagdad, il Mollah Mustafà el Barazani: di questo prestigioso leader curdo, Mosca non doveva sapere bene cosa farsene, ma ad ogni buon conto lo trattò con tutti i riguardi, conferendogli perfino il grado di generale dell'armata rossa. Dodici anni dopo, i sovietici poterono compiacersi della loro preveggenza. Abbattuta sanguinosamente la monarchia hascemita filoinglese, i curdi furono, insieme ai nazionalisti nasseriani ed ai comunisti, una delle tre forze del nuovo regime repubblicano. Mustafà el Barazani rientrò fastosamente a Bagdad cavalcando alla testa di un infinito stuolo di suoi fidi, e.AbdelKarim Kassim lo strinse in un fraterno abbraccio; la costituzione repubblicana parlò per la prima volta di « nazionalità curda»; i curdi occuparono posti di responsabilità e di comando. In compenso, quando lo Zaim decise di far fuori i gruppi troppo fedeli o Nasser, i montanari del Nord gli dettero una mano pesante, sanguinosa, e risolutiva. Al gen. Kassim, però, gli alleati troppo potenti non piacciono: dopo aver eliminato i nasseristi, dopo aver ridimensionato la presenza sovietica, comincia lo scorso anno ad occuparsi e preoccuparsi di questi turbolenti autonomisti che reclamano sempre qualcosa di più, dalla stazione radio ad un'università e perfino ad una precisa quota delle royalties del petrolio di casa loro, di Mossul e di Kirkurk. In primavera, lo Zaim ritiene venuto il momento di metterli a posto: scioglie il < partito democratico curdo ■>, sopprime il Khabat e gli altri loro giornali, mette dentro chi protesta troppo. Ma non tutti si fanno prendere, molti fuggono sui monti, si riuniscono attorno a Barazani, e il Mollah protesta e minaccia il governo di Bagdad. Kassim gli aizza contro il clan degli Zibaris ai quali fornisce armi e danaro: Barazani stermina i rivali, si impadronisce dei mezzi, fa dilagare la rivolta in tutto l'Irak curdo. Il 1" settembre lo Zaim è costretto ad ordinare l'inizio di vere e proprie operazioni di guerra, l'esercito avanza in forze verso il Nord, l'aviazione rade al suolo Ymadhieh, Accra, altre città e villaggi. Quando, a fine settembre, il gen. Kassim parla di successo allude al fatto che i suoi trentamila uomini, modernamente armati, hanno riacquistato il controllo delle principali città e vie di comunicazione, ma almeno diecimila curdi dominano tutt'attorno le alte valli dei due Zab e della Diyala, le cime montagnose fra i tre e i quattromila metri di una delle zone più impervie del mondo. In questo aynbiente, con questa gente, le sorti del¬ la guerra curda sono tutt'altro che segnate. A più riprese Bagdad ha affermato che Barazani si è rifugiato in Persia e le autorità iraniane hanno smentito; ha ripetuto che era stato ferito a morte, e il generale dell'armata rossa ha fatto una fugace ricomparsa guidando personalmente i suoi «omini in qualche scontro. Kassim, già alle prese in questo momento con tanti altri problemi, si rende per primo conto delle difficoltà che può provocargli l'ex-alleato, ed è ricorso nelle scorse settimane ad un passo estremo chiedendo a Mosca, attraverso una missione straordinaria che è stata ricevuta sia da Kruscev sia dal maresciallo Malinowski, di intervenire e di invitare alla moderazione e al compromesso Barazani: e sarà interessante vedere se e in che misura accetteranno i russi.ed eventualmente reagiranno i curdi. Intanto la guerra continua, e Bagdad è piena di voci sommesse su scontri e su stragi. E dovendo, sia pure in modestissima misura, in qualche modo preoccuparsi anche della pubblica opinione irakena, il gen. Kassim è riuscito a suscitare generale interesse « sorpresa, accusando la gran nemica dei curdi, la Gran Bretagna, di aver fomentato la rivolta, ed indicando il principale responsabile nell'ambasciatore inglese (che ha minacciato di espulsione) e nel maggiordomo dell'Ambasciata che avrebbe provveduto alla distribuzione di armi e di cinquecentomila sterline. Con questa tesi geniale, anche S0 finora in nessun modo provata, lo Zaim pensa di esser riuscito a collegare, e giustificare, tutte e tre le sue grosse difficoltà del momento raffigurando una Gran Bretagna che per alleggerire la patriottica pressione irakena contro i petrolieri (occidentali dell'Ipc o arabi del Kuweit) ha scatenato la guerra curda. Penso a come dev'essere furibondo nel suo rifugio tra le montagne il Mollah Mustafà el Barazani: agente dell'Intelligence Service, lui, un generale dell'armata rossa! Giovanni Giovannini La zona punteggiata tra Iran, Turchia e Irak indica il territorio delle tribù dei Curdi, i pastori guerrieri