Un discorso di Saragat apre a Roma il congresso dei partiti socialisti di Vittorio Gorresio

Un discorso di Saragat apre a Roma il congresso dei partiti socialisti Rappresentati 43 Paesi di tutti i continenti Un discorso di Saragat apre a Roma il congresso dei partiti socialisti Erano presenti per la prima volta gli africani - Ammessi all'«Internazionale» i nuovi partiti del Giappone, Madagascar e Canada Due relazioni sulla cooperazione fra popoli progrediti e depressi svolte dall'indiano Asoka Meta e dalla svedese Alva Myrdal (Dal nostro corrispondente) Roma, 23 ottobre. Il VII Congresso dell'Internazionale Socialista si è aperto oggi alle tre e mezzo nel Palazzo degli Uffici dell'Eur, Salone del plastico. E' una sala lunga e stretta di architettura sobria, che 1 decoratori socialdemocratici non hanno alterato per l'occasione, diversamente da quanto si pratica per le adunanze dei partiti più demagogici. Semplici tende rosso-rubino sul fondale, tra le finestre del lato di facciata i ritratti di sette grandi socialisti democratici d'ogni paese (Vandervelde, Otto Bauer, Schumacher, Leon Blum, Francisco Largo Caballero, Aneurin Bevan, Matteotti) e una scritta bianca su fondo azzurro, in tre lingue, lungo l'altra parete: « Les nouveaux pays et la nouvelle generation pour le socialismo >, « The new countries and the new generation for the socialism», « Die neuen Laender und die neue Generation fuer den Sozialismus ». L'impegno.di conquistare al socialismo i nuovi paesi e la giovane generazione è infatti il tema fondamentale di questo Bfittlmo congresso, il primo nella storia dell'Internazionale al quale prendano parte, fra i 43 paesi rappresentati, delegati di partiti socialisti africani ed asiatici. Una grande tabella figurativa sulla facciata del Palazzo degli Uffici mostra dìfatti frammischiati in un corteo di liberi lavoratori in marcia verso un migliore avvenire, giovani d'ogni colore di pelle e d'ogni acconciatura, e pare quasi la riproduzione della tavola che nei libri di scuola mostra il campionario delle razze umane, dalla bianca alla nera, alla gialla, alle variamente colorate. Oltre agli europei della vecchia tradizione socialista, ci sono infatti in sala dieci giapponesi, un giamaicano, due malgasci, due indiani, un iraniano e quattro negri, in rappresentanza di quattro Paesi africani, Uganda, Kenya, Tanganika e Senegal. Forse per questo, cioè'per la presenza di tanti nuovi in un Congresso del socialismo europeo, il canto dejyinteijnajsionale volonteror samè'ivfce/ Intonato dall'inglése Gaitskell all'inizio dei lavori, non ha trascinato, come soleva accadere in altri tempi, la totalità dei presenti: «Molti non l'hanno imparato ancora, il nostro vecchio inno», ha mormorato Saragat: «Meglio cosi, dato che questo è il segno che abbiamo nuove reclute ». Anche il Congresso, infatti, sembra un congresso di tipo nuovo rispetto alla tradizione dell'Internazionale Socialista: esso procede su un terreno pressocché sgombro da questioni ideologiche, non pare molto preoccupato da problemi attinenti alla metodologia politica, ma si impegna piuttosto su argomenti tutti concreti e tutti pratici, com'è è indicato nello stesso titolo della relazione svolta nella prima giornata: « Ccoperazione fra paesi in via di sviluppo e paesi sviluppati ». A questo tenia dominante ha accennato Saragat nel suo discorse introduttivo: * Motivo di grande conforto per '.utti noi è la constatazione che ormai nei continenti extraeuropei la marcia verso l'indipendenza sta per raggiungere la mèta. Il novanta per cento delle popolazioni già soggette a regimi colonia' li ha trovato una patria e 11 rimanente diaci per cento si avvia anch'esso, purtroppo tal volta non senza dure lotte, ai l'indipendenza nazionale ». Questo chiaro riferimento all'Algeria ha suscitato molti applausi, e Saragat ha proseguito precisando l'assrnto generale: « Gli ittocento milioni di esseri umani che nel corso di questi ultimi anni sono pas-satì dal regime coloniale ad uno stato di autonomia avranno un peso decisivo nello sviluppo futuro dell'umanità a seconda che saranno attirati dal miraggio comunista oppure si raccoglieranno attorno alla bandiera del socialismo democratico. Saldare le correnti politiche dei paesi più progrediti del mondo con le avanguardie della classe lavoratrice socialista democratica dell'Asia e dell'Africa è forse il nostro compito essenziale ». Anche il presidente dell'Internazionale, il danese Alsing Andersen ha tenuto a rivolgersi particolarmente ai nuovi adepti: «Rivolgo un caloroso saluto ai nostri compagni della conferenza socialista asiatica. La loro collaborazione è per noi fonte di Ispirazione e "di Incoraggiamento a perseguire 1 comuni obbiettivi. Permettetemi anche di rivolgermi In modo particolare al rappresentanti dell'Africa, presenti per la prima volta ad un congresso dell'Internazionale Socialista. A questi nostri ospiti noi stringiamo cordialmente la mano. Un gruppo di rappresentanza dell'Internazionale Socialista si recherà in visita nel nuovi paesi africani all'inizio del 1962, per prendere diretta conoscenza dei loro problemi II nostro cordiale benvenuto va anche alle donne africane, per la prima volta presenti fra noi, ed alle rappresentanti femminili dell'Asia ormai non nuove ai nostri congressi... ». L'unanimità è stata quindi raccolta dalla proposta di Gaitskell per l'ammissione nell'Intemazionale di tre nuovi partiti extra-europei: il socialdemocratico giapponese, 11 «New demberatic party», canadese, e il partito socialista del Madagascar. Suehiro Nisho, un giapponese dalla voce metallica, ha ringraziato nella sua lingua: « Grazie per averci ammesso all'unanimità. Incoraggiati dalla vostra decisione, faremo del nostro me¬ ^niIMMIIIMIIIIMDIMIMllMin tlIMIllllllilllll glio. Comunque vi posso informare che già. nelle prime elezioni a cui ci siamo presentati, abbiamo raccolto tre milioni e mezzo di voti ». Thérèse Gasgrain, dolce signora dai capelli bianchi, ha ringraziato nelle due lingue che si parlano in Canada: « Thank you very much, je vous remercle beaucoup » promettendo che 11 suo partito farà molto per 11 suo paese e per tutti gli altri popoli. Ramangasoavina, quasi un illuminista del Settecento per la passione che mostra di libertà e dignità ha concluso il suoIllliniMIi) ìlIMlMIllllllIMIIIIMIItMIIillllMll perfetto ringraziamento con un bollettino trionfale: «Nel Madagascar, la grande Isola, abbiamo 600.000 aderenti su una popolazione totale di sei milioni di abitanti. Ecco quelli che voi accogliete oggi nel l'Internazionale, e che vi aiuteranno a dare un poco più di libertà e di giustizia al mondo intero ». Asoka Meta, indiano, presi dente del partito socialista praja, ha quindi svolto la pri ma relazione in programma sul tema della, cooperazione fra i Paesi in via di sviluppo ed 1 Paesi sviluppati. Scuro di car¬ nagione, vestito in grigio chiaro, coperto il capo da una bustina grigia, parla muovendo incessantemente le mani da sinistra verso destra e da destra a sinistra, accompagnando la cantilena delie sue raccomandazioni in inglese: «Noi dobbiamo, noi dobbiamo, noi dobbiamo... ». Come organizzazione mondiale, l'Internazionale Socialista deve raggiungere lo scopo che si è prefisso il comitato di esperti riunitosi a Baden lo scorso mese, con l'intervento di delegati dei partiti dell'Asia, dell'Africa, del Medio Oriente e dell'Europa: «Io non esito a dirvi che oggi l'Internazionale è chiamata a raccogliere una sfida di importanza trascendente. O noi riusciremo a trasformare in realtà l'ideale della solidarietà internazionale, o rischieremo il peggiore scacco » Come rappresentante di uno dei paesi già sviluppati, la svedese Alva Myrdal ha svolto una minuziosa relazione economica sui problemi di collaborazione che si pongono, ne ha prospettato le soluzioni tecniche preferibili ed ha concluso con un'acuta considerazione politica: «Il grande interrogativo tempo è il se guente: la solidarietà internazionale sarà in grado di offrire una sua soluzione quando nel mondo, l'uno dopo l'altro, si produrranno sviluppi che esigono un intervento degli Stati nazionali? Non possiamo rispondere oggi, ma poniamoci seriamente la domanda: il socialismo sarà abbastanza forte per lottare col nazionalismo? ». Domani a mezzogiorno e mezzo, nell'intervallo fra le due sedute che saranno dedicate al dibattito sul tema del le prime relazioni, il presiden te della Repubblica, Giovanni Gronchi, riceverà in Quirinale i capi delegazione che gli saranno presentati dall'on. Saragat. Vittorio Gorresio tldlddrupmednqpdatrLpmldnrppplnmbmnntttcgttheapcldcmsgssansIUIJMIMIIIIIIIIHll IJIIIIIlNIIlllMinilIMMlllllM L'on. Saragat, a destra, e Alfred Oarty segretario dell'Internazionale Socialista (Tel.)