Chiede al figlio elettricista come può morire e si fa folgorare dalla corrente ad alta tensione

Chiede al figlio elettricista come può morire e si fa folgorare dalla corrente ad alta tensione Raccapricciante suicidio di una donna a 8. Antonino di Su sa Chiede al figlio elettricista come può morire e si fa folgorare dalla corrente ad alta tensione Aveva quarantacinque anni e soffriva per un male incurabile - Il giovane credeva di soddisfare una curiosità della madre e le ha insegnato il sistema sicuro per rimanere fulminati - La donna ha toccato i cavi con una pèrtica cui aveva legato un filo di ferro - Colpita daila scarica, ha percorso ancora centocinquanta metri - Il cadavere trovato il giorno dopo (Dal nostro inviato speciale) Susa, 12 ottobre. Una donna — stremata dalle sofferenze e condannata da un male incurabile — si è tolta la vita folgorandosi con l'alta tensione. Il dramma ha avuto un prologo agghiacciante: la sventurata si era fatta spiegare dal figlio il sistema più sicuro per sopprimersi in modo così atroce. Protagonista del penoso episodio la quarantacinquenne Elvira Miletto. Risiedeva a Torino, in via San Giorgio Canavese, ma da tempo abitava presso uno zio e una sorella a Villarfocchiardo, in località GrocirDora. Il marito, Marcello Modena, è emigrato una dozzina di anni fa nel Sudafrica per ragioni di lavoro. Avrebbe desiderato raggiungerlo, ma un tumore glielo aveva impeatto. Il figlio, Claudio, di 18 anni, è operaio alla « Magnadyne ». La donna aveva subito un intervento chirurgico, che era riuscito ad arrestare il male ina non a sradicarlo. A poco a poco, le sue condizioni di salute si erano di nuovo aggravate. Qualche giorno fa era tornata a Villarfocchiardo dopo una lunga — e purtroppo inutile — degenza all'ospedale. Al primo attacco di cancro al seno se ne era aggiunto un secondo, ad un polmone. La poveretta tentava di lenire i dolori iniettandosi da sola i sedativi e sostenendo l'organismo con ricostituenti di vario genere. Conosceva il suo destino, più volte aveva confidato ai familiari di essere arrivata al limite della sopportazione. Quasi ogni giorno usciva di casa aggirandosi nelle campagne, con il volto contratto dagli spasimi. Sere addietro, aveva chiesto al figlio se si poteva morire toccando con un bastone i fili della linea elettrica. Il giovane, convinto che la madre volesse togliersi una semplice curiosità, rispose: « Urtando i cavi con un pezzo di legno non succede niente, perché il legno fa da isolatore. Sarebbe invece pericoloso sfiorarli se attorno al bastone c'b del ferro ». Ieri pomeriggio, verso l'imbrunire, Elvira Miletto uscì dall'abitazione dello zio e della sorella. Questi non vi fecero caso, sapendo che la donna cercava nelle lunghe passeggiate un po' di requie alle sofferenze. Cominciarono a preoccuparsi quando trascorse l'ora di cena senza che la Miletto rincasasse. Più. tardi arrivarono un fratello e la cognata della donna. Sperarono che l'Elvira si fosse recata da altri parenti o avesse deciso di andare a Torino, per prendere qualcosa nell'alloggio. Solo stamane il fratello e la cognata si misero in cerca della Miletto. Un atroce sospetto si era insinuato nel loro animo: la donna aveva lasciato in casa un biglietto — scoperto questa mattina — in cui ripeteva di essere stanca di vivere in quelle condizioni. Trovarono il suo cadavere verso le 10,S0. Giaceva poco lontano dalla ferrovia, in località Cordeglio, dietro al cimitero di Sant'Antonino di Susa. Il corpo della donna appariva composto, sull'erba, a qualche metro dalla massicciata. Nessun segno di lesioni, all'infuori di due solchi sul palmo delle mani; di un'escoriazione attorno al polso e d'una analoga ferita su una gamba. Avvertirono i carabinieri di Borgone, accorse sul posto il comandante interinale, brigadiere Gherardi. Da Susa si recarono sul luogo della macabra scoperta il ten. Sudano e il brig. Baratti, che dirige la squadra di polizia giudiziaria dell'Arma, con il pretore dott. Tati. Il medico condotto di Sant'Antonino, dott. De Marchi, in base al primo sommario esame della salma non potè stabilire con sicurezza le cause della morte. Le lesioni erano superficiali, potevano attribuirsi a folgorazione. Ma ufeino al cadavere non c'erano cavi elettrici spezzati, o nemmeno tralicci. Si pensò al veleno, ma sulle labbra della sventurata non apparivano tracce di bava, di schiuma, di ustioni. Il mistero si infittiva. Lo chiarì il brig. Baratti, dopo una paziente inchiesta. Esaminando la zona attigua alla scarpata in cui giaceva il cadavere, trovò a circa 150 metri di distanza una pertica lunghissima. Vi era stato fissato del fil di ferro, i cui capi sporgevano, alla base, per una sessantina di centimetriLa pertica era ai piedi di un traliccio della linea che porta l'energia elettrica al cotonificio Valli di Susa. All'intorno, l'erba era calpestata, si notavano orme di scarpe infangate. Il sottufficiale non ebbe difficoltà a ricostruire la sconcertante vicenda. La Miletto si era recata in quel punto, portando con sé Za pertica senza che nessuno la notasse. Si era girata attorno al polso una delle estremità del filo, e impugnando i due capi aveva alzato il bastone fino a toccare i cavi. La scarica di 6 mila volt l'aveva investita, ma non uccisa. Le era mancata la forza — o il coraggio — di ritentare. Lasciato cadere il rudimentale ordigno di morte, si era trascinata per circa 150 metri. Poi era stramazzata sul pendìo, forse per una sincope cardiaca. La salma è stata trasportata nella camera mortuaria del camposanto di Sant'Antonino. Domani sarà sottoposta all'autopsia. g# J# Elvira Miletto, di 45 anni, la suicida di Villarfocchiardo

Luoghi citati: Borgone, Sant'antonino, Sant'antonino Di Susa, Susa, Torino, Villarfocchiardo