I russi parlano degli italiani in guerra di Enzo Bettiza

I russi parlano degli italiani in guerra Pubblicato, a cura del Cremlino, il terzo volume della storia del conflitto I russi parlano degli italiani in guerra Nell'aprile del '43 Mussolini avrebbe proposto di far la pace con Mosca e resistere ad ogni costo ad occidente - Soldati dell'Armir trucidati dai tedeschi, a Leopoli, dopo il 25 luglio - I nostri prigionieri in Urss e un commento di Kruscev: « In guerra ci si brucia» - Il capo sovietico presentato come un grande condottiero (Dal nostro corrispondente) Mosca, 12 ottobre. Mussolini voleva che Ir forze dell'Asse concludessero una pace separata con la Russia per concentrare tutti gli sforzi nella guerra contro gli alleati occidentali: è la tesi che sostiene il terzo tomo della Storia della guerra patriottica edita a cura del Comitato centrale del partito comunista sovietico dall'istituto Marx-Lenin. Questo volume, che tratta gli avvenimenti dell'ultima guerra sullo scorcio del periodo novembre 1942-dicembre 1943, si concentra soprattutto nell'esame dell'inizio del grande rovescio nazista dopo la battaglia di Stalingrado. Agli sviluppi della po. litica estera dell'Italia fascista del tempo sono dedicati larghi brani nel testo. A pagina 66 si legge che, dopo la sconfitta di Stalingrado, il governo romeno propose all'Italia di stabilire contatti con gli anglo-americani per fare, con essi, una nuova coalizione antisovietica. Mussolini, convinto della necessità d'una' pace separata, avrebbe però, a differenza degli altri alleati della Germania, voluto concluderla con l'Unione Sovietica anziché con l'America e la Gran Bretagna. Dice il volume: «Nell'aprile di quell'anno, durante l'incontro con Hitler, Mussolini sostenne la tesi che era impossibile vincere l'Urss. Sarebbe stato meglio, secondo lui, concludere una pace a Oriente e liberarsi cosi le mani per continua, re la lotta a Occidente. Ovviamente le proposte di Mussolini erano dettate soltanto dal desiderio di difendere gli interessi dei circoli imperialisti italiani ». Più avanti: «Conseguenza della disfatta delle truppe naziste a Stalingrado fu una rapida l'iduzione dell'influenza della Germania sui propri alleati: si accesero repentini contrasti. All'inizio di aprile arrivò a Salisburgo Mussolini e dopo qualche giorno Ion Antonescu. Si ebbero trattative accompagnate, non di rado, da accuse e rimproveri reciproci. Si erano specialmente acuiti i contrasti tra l'Italia e la Germania: la ricerca delle cause della disfatta-delie truppe italiane- in Urss accrebbe le reciproche acrimonie. Mussolini si lamentava del fatto che sul fronte orientale il Comando tedesco giocasse continuamente dei brutti tiri agli alleati italiani e che li aiutasse poco ». Sui rapporti italo-tedeschi nella campagna di Russia il volume dice che molti soldati italiani perdettero la vita non soltanto nei combattimenti con i russi, ma anche a causa delle rappresaglie tedesche. « Molti trovarono la morte ad opera dei boia hitleriani. Così accadde nell'estate del 1943 a Leopoli, quando crollò il regime di Mussolini. Gli italiani, molti dei quali erano giunti feriti dalla zona di Stalingrado, ricevettero immediatamente l'ordine di giurare fedeltà a Hitler. Quelli che rifiutarono furono fucilati e i loro cadaveri.vennero bruciati pei far scomparire le tracce del delitto. In questa maniera i nazisti ringraziarono i propri alleati italiani ». Si polemizza sulla questione dei prigionieri italiani in Russia. « Al governo sovietico sono state presentate richieste per restituire centinaia di migliaia di italiani che trovarono la morte nelle steppe del Don per colpa del generale Messe e di altri simili criminali di guerra». Viene citata in merito una frase pronunciata da Kruscev a Tirana nel maggio risi 1959. «Il governo italiano ci invia di tanto in tanto delle note per domandarci dove siano andati a finire I soldati italiani che fecero la guerra contro di noi, che invasero il nostro Paese e che non sono più ritornati in Italia. Ma non è risaputo, forse, cosa sia la guerra? La guerra è come il fuoco, nel quale si fa presto a saltare, ma da cui è difficile uscire fuori perché ci si brucia. Così bruciarono in questa guerra ì soldati italiani ». Nella parte dedicata alla capitolazione italiana e alla politica dei primi governi non fascisti, Badoglio viene paragonato a Darlan. Sarebbe stato esponente di determinati «circoli dell'alta borghesia italiana», che si trasmisero l'incarico di evitare che il potere, crollato il fascismo, finisse nelle mani delle « forze popolari ». La decisione del re e dei militari del colpo dì stato contro Mussolini viene interpretata alla luce della più rigida analisi marxista: gli alleati, in questa descrizione classista, si alleano alla borghesia e a Badoglio, che in quel particolare momento ne rappresentava gli interessi pericolanti. L' accusa rivolta agli anglo-americani è di non avere mai aiutato efficacemente il movimento partigiano a! Nord e di avere fatto il possibile per impedire, al Sud, la riorganizzazi'-.ne delle istituzioni democratiche La sosta delle truppe di Montgomery sulla linea del Gariglia- no è spiegata come un tentativo di prolungamento della guerra al danni dell'Unione Sovietica, che stava subendo perdite enormi nella lotta contro i tedeschi. Per quanto riguarda le cose sovietiche, va rilevato il ruolo di capo e di grande organizzatore militare che questo terzo volume sulla guerra mondiale assegna a Kruscev. Il suo nome è citato nel corso di 41 pagine, quello di Stalin ne occupa 27, Malinovski 6. Il nome di Zhukov, duramente attaccato tre giorni fa per non avere compreso, a differenza di Kruscev, l'importanza dello sviluppo dell'arma sottomarina, appare appena in due pagine. Nella serie fotografica che illustra il testo, la prima immagine che si vede è quella di Kruscev in visita nel 1942 al fronte di Stalingrado: egli ,era, allora, uno dei tanti meccanismi, non il più importante, della difesa sovietica, e ricopriva la'carica di tenente generale e di membro del Consiglio di guerra. Il volume considera Kruscev, insieme col generale Eremenkó, autore del piano per la controffensiva a Stalingrado. E' indicativo che, alla soglia del XXII Congresso del partito-, si vada ripetutamente sottolineando il ruolo storico, il talento e l'influenza creativa di Kruscev nel settore militare. Finora eravamo abituati che soltanto Stalin venisse considerato un condottiero dalla storiografia ufficiale (e questo fu, anzi, uno dei puntelli di sostegno di quel culto della personalità che oggi in superficie si critica e si rifiuta). Notiamo le volte che negli ultldshssstKcrsnmtacc«dvplsnglsddIctdSPntc ultimi tempi Kruscev è stato lodato per le sue virtù militari: oltre a questo libro, che lo considera uno degli artefici della disfatta nazista In Russia, la Pravda e le Izvestia ne hanno esaltato 1 meriti nello sviluppo della costruzione dei sottomarini atomici, .e la Komsomolskaia Pravda ha scritto di « preziosi consigli dati da Kruscev al costruttori di razzi cosmici ». Questa ripresa, per quanto redatta spesso in termini casalinghi, del culto della personalità costituisce un indice, comunque, della posizione di potere da cui Kruscev si prepara a presentarsi all' imminente congresso. Enzo Bettiza